In Libano, un sito archeologico ospita una mostra d’arte contemporanea

di - 11 Dicembre 2021

I linguaggi dell’arte contemporanea, tra scultura, fotografia, pittura, installazione, in dialogo con le suggestioni dell’archeologia. Una relazione che vediamo spesso in Italia ma non solo. Questa volta, dopo la mostra “Forever Is Now” tra le piramidi di Giza, ci spostiamo tra le montagne a est di Beirut, in Libano, dove, fino al 9 gennaio 2022, si terrà “Lost in the right direction”, progetto espositivo promosso da AD Leb – Art Design Lebanon, spazio culturale e piattaforma digitale dedicata al sostegno della produzione culturale e artistica libanese. 37 gli artisti e i designer inviati a presentare le loro opere site specific per il sito archeologico di Deir El Kelaa, un complesso di templi nel villaggio di Beit Meri risalenti al I secolo d.C. Temi ricorrenti includono la natura e il paesaggio, il fermento politico e lo sconvolgimento della pandemia, le tradizioni e i riti, il passare del tempo, la perdita, la memoria e la speranza e anche la cronaca recente.

Gaia Fodoulian x Nathaniel Rackowe

A fondare AD Leb è stata Annie Vartivarian, gallerista della Laetitia Gallery e madre di Gaïa Fodoulian, produttrice culturale e designer di 29 anni, uccisa dall’esplosione che, il 4 agosto 2020, devastò l’area circostante il porto di Beirut. Attraverso AD Leb, Vartivarian intende portare avanti il lavoro della figlia che, poco prima della morte, stava lavorando proprio alla creazione di una piattaforma per supportare l’arte locale anche a livello internazionale. Negli scorsi mesi, tante sono state le iniziative del mondo dell’arte, come la lotteria di beneficenza promossa dall’associazione a.topos venice e la raccolta fondi dei vincitori del Turner Prize 2020.

Il primo progetto lanciato da AD Leb è stato “Everyone is the creator of one’s own faith”, mostra negli spazi storici di Palazzo Tabbal, a Sursock Street. E ancora sull’incontro sempre fervido tra antico e contemporaneo è incentrata questa nuova mostra.

Installation view – Caroline Tabet x Oliver DeGem, On Magnetic Declination, 2021. Photo by Vartan Seraydarian

«Ispirato dalla visione di Gaïa, il nostro lavoro è focalizzato sulla promozione di creativi locali e regionali: artisti, designer, architetti, artigiani e produttori, oltre a difendere la conservazione del patrimonio e far luce su spazi dimenticati. Vogliamo facilitare il dialogo tra tutte le forme creative e incoraggiare artisti e designer a rimanere in Libano, sostenendo la comunità attraverso l’arte, il design, l’artigianato e la storia», ha spiegato Vartivarian.

Installation view – Roula Salamoun x Ieva Saudargaite Douaihi, Block R01 (33.8562688, 35.5992068), 2021. Photo by Vartan Seraydarian

Il sito archeologico di Deir El Kalaa si trova a 15 chilometri a est di Beirut e a 800 metri sul livello del mare, nei pressi del villaggio di Beit Meri. In origine era un complesso di templi romani risalente al I secolo d.C. ed è considerato il terzo più grande del suo genere in Libano. La disposizione degli edifici suggerisce l’importanza come luogo di ritrovo, mentre iscrizioni greche e latine scoperte sulle pareti degli edifici superstiti rivelano dettagli sull’adorazione del dio Baal Marcod e della dea Giunone, ai quali erano dedicati i templi. Le strade di impianto romano, i negozi, le case e le terme sono stati portati alla luce insieme ai resti di un insediamento bizantino fiorito tra il IV e VI secolo d.C. Nel corso del ‘700 fu quindi edificato un monastero maronita, nella zona anteriore del tempio dedicato a Baal Marcod, oltre a una chiesa dedicata a San Giovanni.

Installation view – Hussein Nassereddine, A few decent ways to drown, 2021. Photo by Vartan Seraydarian

Per facilitare un approccio olistico, gli autori partecipanti sono stati seguiti da un professore di archeologia, Assaad Seif. Ciò ha portato alla realizzazione di pezzi che traggono ispirazione dalle atmosfere, dall’eredità e dall’energia di Deir El Kalaa. Nell’ambito della mostra, si svolgeranno anche laboratori in cui verrano riprese pratiche artigianali libanesi, con l’obiettivo di preservare i mestieri in via di estinzione e le conoscenze della tradizione.

Installation view – Silat for Culture, Olive Press – Emulation, 2021 Photo by Vartan Seraydarian

Questi gli autori invitati: Elias e Yousef Anastas; Lara Baladi; Huda Baroudi; Bisat Al Rih; Samer Bou Rjeily; Claudia Chahine; Karen Chekerdjian; Nohad El Daher; Oliver De Gem; Gilbert Debs; Nada Debs; Gaïa Fodoulian; Nouhad Hannaddaher; Maria Hibri; Hatem Imam; Rina Jaber; Roger Gemayel Lighting; Khalife Glass (Nisrine Khalife); Mohamad Kanaan; Natasha Karam; Marm Group (Elia Lukas); Elie Morcos; Ricardo Mbarkho; Kamil Mrad; Hussein Nassereddine; Opus Magnum Gallery; Adrian Pepe; Nathaniel Rackowe; Pierre Rajha; Safa Group (Marwan Bou Ghanem); Mahmoud Safadi; Christine Safatly; Roula Salamoun; Ieva Saudargaitė Douaihi; Caroline Tabet; Sibylle Tarazi; Christian Zahr.

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