Chorals, Julian Charriere at 4 RUE DES CRAYERES, Ruinart Photocredits Chloe Le Reste
Intraprendere la lunga discesa all’interno cave di gesso – dette Crayères – della Maison Ruiart, vuol dire fare l’esperienza di abbandonare, gradino dopo gradino, il mondo che conosciamo per immergersi in un ventre della terra fresco e umido, in cui i suoni si attutiscono e il tempo sembra dilatarsi. È qui che Julian Charrière, artista invitato al programma Charte Blanche del 2025, ha collocato la sua installazione sonora e luminosa Chorals, prodotta dopo essersi confrontato con la lunga storia del marchio di champagne (che parte dal 1792, la più antica al mondo) e le specificità naturali del suo territorio.
Nelle crayères, alcuni altoparlanti sono immersi in una vasca d’acqua la cui superficie interagisce con i suoni emessi, increspandosi e riverberandoli nell’ambiente. Ciò che viene propagato nello spazio è il frutto di numerose registrazioni subacquee fatte dall’artista stesso, che ha registrato la vita degli oceani e delle sue barriere coralline le quali, nonostante la vastità, spesso risentono dello stress e delle alterazioni causati dall’impatto dell’attività umana. Ben lontana dall’essere uno strumento “immersivo” e di intrattenimento per il pubblico, l’installazione di Charrière è l’esito di anni di preparazione e studi che coinvolgono la storia degli ecosistemi e delle ere geologiche. Il punto di partenza è infatti la materia che compone le pareti delle crayères: il gesso bianco, costituito da antichi strati di sedimenti calcarei, testimonia la traccia del mare che milioni di anni fa ricopriva la regione Champagne, lasciando un sottosuolo malleabile che è poi stato scavato per costruire la stessa città di Reims e che oggi costituisce il cuore della produzione e dell’invecchiamento dello champagne Ruinart.
Un luogo che assume un’importanza quasi sacrale e che l’artista franco-svizzero riporta attraverso la sua opera a una condizione primordiale, sottolineando allo stesso tempo la velocità con cui il cambiamento climatico sta oggi agendo su questo territorio, invertendo processi sedimentati in milioni di anni. «Spesso dimentichiamo che l’oceano rappresenta il 95% della biosfera», afferma l’artista. «Tuttavia, nell’arte contemporanea è ancora ampiamente sottorappresentato. Viviamo su un pianeta d’acqua, ma le nostre narrazioni culturali affondano le radici nella terraferma. Mi affascina molto il modo in cui l’oceano si oppone ai nostri strumenti narrativi. È avvolgente, instabile ed esercita pressione. Le immersioni permettono di cambiare prospettiva in un modo che sarebbe difficile da raggiungere altrimenti. Offrono una sorta di riequilibrio spaziale e sensoriale. Sott’acqua non si è più “all’esterno”, ma all’interno dell’ambiente marino. Il concetto di barriera si dissolve». E conclude: «questa perdita della separazione tra il proprio corpo e il resto del mondo è al centro di Chorals».
L’opera di Charrière è l’ultimo passo di una serie di interventi che fanno dell’arte, dell’architettura, dell’attenzione all’ecosistema e alla biodiversità i motori di rinnovamento del quartier generale di Ruinart. L’esempio più eclatante è il padiglione Nicolas Ruinart, progettato dall’architetto giapponese Sou Fujimoto, un’architettura imponente e allo stesso tempo leggera, ispirata al concetto dell’effervescenza tra i simboli della Maison. La grande facciata in vetro – in grado di bloccare i raggi UV – sfuma in modo graduale da trasparente a leggermente opaca e si affaccia sul cortile interno, mantenendo un dialogo armonico con la luce e con gli edifici ottocenteschi; divisa in sequenze, culmina con un arco dinamico alla sua estremità. Il tetto dotato di pannelli solari, la raccolta di acqua piovana e la produzione di energia data dal sistema geotermico al suo interno, hanno permesso all’edificio di guadagnare il riconoscimento HQE – High Quality Environmental.
Al suo interno, non vi è dettaglio che sia lasciato al caso: il padiglione si divide tra boutique, bar, luogo di incontro e spazio di ospitalità. Nell’ambiente progettato dall’interior designer Gwenaël Nicolas predomina la palette del beige-rosa, che ricopre arredi e poltrone e che evoca i colori e la texture dello champagne Rosé e Blanc de Blancs. A lavorare in sinergia con Soujimoto e Nicolas per il rinnovamento del civico 4 di Rue des Crayères di Reims è un terzo autore, il paesaggista Christophe Gautrand. Il suo intervento parte dall’ingresso esterno, il cosiddetto Chemin des Crayères, un labirinto in cemento che riprende il colore e la texture delle cave in gesso, un’architettura avvolgente che sfocia nel parco della Maison. Questo terreno boscoso si estende per 7.000 metri quadrati, fondendo la biodiversità della sua flora con una collezione di 110 opere di artisti da tutto il mondo. Da Tomás Saraceno a Pascale Marthine Tayou, passando per Jeppe Hein, NILS-UDO, Eva Jospin, Thijs Biersteker, Andrea Bowers, Marcus Coates, Côme Di Meglio e Daphné Du Barry, sculture e installazioni si estendono animano Giardino degli Artisti analizzando da molteplici punti di vista il complesso rapporto tra l’ambiente e il tempo che abitiamo.
Arte, architettura, design, sostenibilità, storia, ambiente, innovazione: la polifonia autoriale si incarna in ogni anfratto del quartier generale di Ruinart con armonia e naturale eleganza, con la complicità di un french-touch che ne radica l’identità più profonda.
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