La mostra diffusa di Andrea Mariconti a Lodi è un’immersione nel tempo

di - 13 Giugno 2025

Lodi è l’ultimo grande centro urbano lambito dal fiume Adda prima che questo confluisca nel Po. Fondata nel XII secolo da Federico Barbarossa, questa cittadina lombarda ospita oggi Atlas Abda, un progetto artistico diffuso ideato da Andrea Mariconti e curato da Alessandro Beltrami e Paolo Torre. La mostra nasce da una riflessione sullo scorrere inarrestabile del tempo, strettamente legato al moto perenne del fiume. Non a caso, come ricorda lo stesso artista, il nome Adda potrebbe derivare dal termine celtico “Abdel”, che significa “acqua che scorre impetuosa”. Attraverso opere disseminate in diversi luoghi della città, Atlas Abda esplora il rapporto tra uomo, tempo e memoria, offrendo una rilettura del paesaggio urbano e del territorio circostante.

Andrea Mariconti, Atlas Abda, veduta della mostra, Lodi, 10 maggio – 29 giugno 2025

Il progetto è stato ufficialmente inaugurato con una suggestiva performance pensata appositamente per gli spazi della Chiesa di Santa Chiara Nuova. Per l’occasione cinque sculture sonore della serie Naeuma Antimatter sono state suonate dall’artista, per poi essere successivamente dislocate e installate in alcuni dei luoghi più emblematici della città, sedi della mostra diffusa.

Andrea Mariconti, Naeuma Antimatter, sculture in bronzo a cera persa, 130x80x80cm, pezzi unici, 2020-21

Le sculture, veri e propri propulsori di suono, sono interamente realizzate in bronzo e concepite come oggetti ibridi che reinterpretano le forme di un’antica ascia neolitica, un elemento ricorrente nella produzione dell’artista appassionato di archeologia. Queste urne, simili a crisalidi bronzee, rappresentano il fulcro ideale del progetto: cinque totem o punti di riferimento attorno ai quali si sviluppa il racconto di Mariconti, Beltrami e Torre; sono veri e propri capitoli che raccolgono intorno a sé, come fossero satelliti, altre opere e installazioni, contribuendo così alla costruzione organica dell’esposizione.

Andrea Mariconti, Atlas Abda, veduta della mostra, Lodi, 10 maggio – 29 giugno 2025 © Marco Previdi

Come preannunciato, ognuna di queste sculture, al termine della performance, è stata collocata in un differente sito, a partire proprio dall’affascinante Chiesa di Santa Chiara Nuova. Dal piccolo sacello si accede a un ambiente secondario di fondazione più antica, come dimostrano gli affreschi parietali databili tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento. Qui, un maestoso coro ligneo incornicia l’intera stanza. Al centro di questo spazio è stata installata Col Tempo, un velario sospeso realizzato in carta orientale. L’opera rielabora, con delicata intensità, i temi della caducità e del passaggio. In particolare, il titolo dell’installazione, trascritto anche sui teli che compongono l’opera, richiama un cartiglio presente nel dipinto La vecchia di Giorgione, un messaggio misterioso che offre un’amara riflessione sulla caducità dell’esistenza. Il velario di Mariconti gioca con la luce, ne assorbe i riflessi provenienti dalle finestre e, al contempo, li filtra dividendo lo spazio in due zone. È una soglia simbolica che lo spettatore è invitato ad attraversare, evocando anche l’origine stessa del luogo, un tempo riservato alle monache di clausura.

Andrea Mariconti, Atlas Abda, veduta della mostra, Lodi, 10 maggio – 29 giugno 2025 © Marco Previdi

Il percorso continua presso l’Ospedale Maggiore dove è stato presentato Reperti, il lavoro più scenico e complesso. In questo luogo, le cui origini risalgono al XV secolo, è conservata la Collezione anatomica “Paolo Gorini” composta da organi, arti e cadaveri “pietrificati”. Un piccolo museo suggestivo e dal forte impatto emotivo che non lascia di certo indifferenti. Reperti è una vera e propria installazione ambientale che rilegge gli spazi dell’antico archivio dell’ospedale adiacenti alla collezione anatomica.

Andrea Mariconti, Atlas Abda, veduta della mostra, Lodi, 10 maggio – 29 giugno 2025 © Marco Previdi

Mariconti dà vita a una moderna wunderkammer dove all’interno di imponenti armadi sono stati inseriti più di 60 oggetti di varia natura: sculture scomposte, frammenti bronzei, bozzetti tratti dalla lavorazione delle sculture Naeuma Antimatter, manoscritti seicenteschi, carteggi, objet trouvé e dipinti. È una vera e propria operazione concettuale in cui l’ambiente-archivio si trasforma in un luogo enciclopedico dove ogni singolo reperto dialoga idealmente con le preparazioni anatomiche dello scienziato.

Andrea Mariconti. Atlas Abda, veduta della mostra, Lodi, 10 maggio – 29 giugno 2025 © Marco Previdi

Nell’ex oratorio di San Filippo Neri, sede della biblioteca civica, è stata allestita una piccola quadreria. Le numerose tele esposte offrono un’ulteriore occasione per conoscere da vicino il lavoro dell’artista lodigiano. La sua è una pittura materica, che richiama alla mente i cretti di Burri, ma che si ispira anche alla pittura tedesca contemporanea, soprattutto a maestri come Richter e Kiefer. Le opere raffigurano in gran parte paesaggi rurali e grandi covoni di paglia, ma non manca un chiaro riferimento alla cultura neolitica. Alcune tele ritraggono infatti, in modo originale, le incisioni rupestri della Val Camonica. Altre opere possono essere ammirate al piano superiore nella storica Sala dei Filippini e nella sala lettura, dove all’interno di una nicchia affrescata si può scorgere una sagoma sospesa, quasi in bilico, fluttuare sopra le teste degli studenti.

Andrea Mariconti, Meta_fisica, terra, olio e pigmenti naturali su tela, 2019, 80x120cm

Completano il progetto il Museo della Stampa e il Chiostro di San Cristoforo. Nel primo sono raccolte diverse opere calcografiche e stampe, altro aspetto della vasta produzione dell’autore. Nel secondo, invece, è stato realizzato un intervento particolarmente interessante. In una delle sale adiacenti al chiostro, oggi sede della Provincia di Lodi, sono esposti dei lunghi drappi di carta che, grazie alla tecnica del frottage, catturano le superfici della Sala delle Colonne, un ambiente sotterraneo e normalmente inaccessibile al pubblico situato nell’ex monastero di San Domenico, anch’esso inglobato nel complesso. L’opera nasce dal desiderio dell’artista di registrare la memoria materica dei luoghi attraverso il gesto e il contatto diretto con le superfici, trasferendo su carta le tracce di mattoni, pietre, archi e colonne. Un modo poetico e sensibile per rendere visibile ciò che, pur ricco di storia e fascino, resta nascosto agli occhi dei visitatori.

Andrea Mariconti, Anmla limen 3, olio e pigmenti naturali e ossido di rame su tela, 2019, 30x30cm

Atlas Abda è dunque un’operazione in cui interventi d’arte contemporanea permettono di riscoprire e valorizzare luoghi poco conosciuti. Lodi, da questo punto di vista, si presta perfettamente nel diventare la scenografia ideale per le opere di Andrea Mariconti. Il progetto però non consiste in una effimera operazione di valorizzazione turistica. Come spiega il curatore Beltrami: «Non si tratta semplicemente di collocare opere d’arte in luoghi affascinanti e che meritano di essere scoperti, ma di suggerire un nuovo sguardo, nuove interpretazioni di quanto pensavamo fosse conosciuto. È d’altronde questo il compito della pratica archeologica: scavare per riscrivere il presente». Le opere non si limitano dunque ad “abitare” lo spazio, ma lo interrogano, lo perturbano, lo rivelano sotto una luce diversa. In questo processo l’arte assume un ruolo simile a quello dell’archeologo portando alla luce strati nascosti di senso, trasformare la percezione e attivare narrazioni nuove, anche laddove tutto sembrava già definito.

Andrea Mariconti. Atlas Abda, Lodi, 10 maggio – 29 giugno 2025 © Marco Previdi

La mostra, promossa dal Comune e dalla Provincia di Lodi, con la collaborazione di Asst Lodi, Pro Loco, Museo della Stampa e il supporto di Animula Design e Federico Rui Arte Contemporanea, rimarrà in programma fino a domenica 29 giugno 2025.

Andrea Mariconti. Atlas Abda, Lodi, 10 maggio – 29 giugno 2025 © Marco Previdi

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