Michele Gabriele, Iâm sitting here on the ground so I'll remember it as a nice atmosphere or The difficulties of a form to move away from the stereotypes it evokes, 2021-2022. The Vernal Age of Miry Mirrors, a cura di Treti Galaxie. 2022. Courtesy dellâartista e NAM - Not A Museum. Foto: Flavio Pescatori
Lo scorso 7 aprile 2022 ha inaugurato presso NAM â Not A Museum, il programma di arte contemporanea di Manifattura Tabacchi a Firenze, la mostra âThe Vernal Age of Miry Mirrorsâ dellâartista Michele Gabriele e a cura di Treti Galaxie. La personale consiste nel primo dei progetti espositivi previsti da aprile a novembre negli spazi temporaneamente rigenerati di Manifattura e sarĂ visitabile fino al 7 Maggio 2022. Le mostre tematiche, che si susseguiranno nel corso dei mesi, prendono in esame con una prospettiva piuttosto inedita i linguaggi dellâarte e coloro che ne sono protagonisti: curatori, artisti e pubblico compresi. Lâesposizione che dĂ avvio alla serie, persegue perfettamente questo intento, distorcendo completamente i consueti schemi e percorsi adottati, giungendo a superarli e a coinvolgere il fruitore in maniera attiva ed âindelebileâ.
Quello che accade del resto non appena entrati, è il trasporto in una dimensione inaspettata, non immediatamente percepibile se non accingendosi alla lettura di quello che appare superficialmente come un comune pannello esplicativo. Il titolo non è quello però che il visitatore crederebbe di trovare: rendendosi conto a poco a poco di stare per intraprendere un itinerario nellâarte insolito, la sua mente si predispone allâuniverso che lo sta accogliendo e richiamando, con esiti di restituzione dellâesperienza differenti da un individuo allâaltro. Tramite la descrizione testuale, presente esclusivamente nellâallestimento fisico, di una mostra nella mostra, continua lâincedere in un ambiente dallâatmosfera alquanto in penombra e di scoperta. Svoltato lâangolo della parete che preclude la vista dâinsieme, si delinea il punto di vista privilegiato dal progetto: le sculture della recente serie intitolata Iâm sitting here on the ground so Iâll remember it as a nice atmosphereâ or âThe difficulties of a form to move away from the stereotypes it evokes invadono in maniera disinvolta lâampio spazio espositivo, collocandosi principalmente adagiate sul pavimento e circondate da schermi che riproducono unâoriginale produzione di video.
Tutto sembra suggerire una visione e una comprensione da compiersi per gradi, avvicinandosi ai personaggi dalle svariate pose che si assumono solitamente durante lâinaugurazione di una mostra, un momento di socialitĂ vera o spesso simulata. Le opere stesse infatti, realizzate in silicone, resina epossidica, oggetti di uso comune e componenti elettronici, sono concepite per unâosservazione che va dal generale al particolare, che rivelerĂ allo sguardo nuovi dettagli ogni qual volta si ponga attenzione su di esse. Questi esseri, nonostante non rispecchino a livello estetico e anatomico dei canoni di struttura propriamente umana, generano, per la presenza di tratti di riconoscibilitĂ , una sensazione di coinvolgimento nel pubblico, invogliato nellâaccovacciarsi e prendere parte a questo gruppo di simili.
La concentrazione e lâimpegno si dimostrano due caratteristiche essenziali messe in campo da chi ha concepito il percorso espositivo, quanto necessarie a chi lo intraprenderĂ . La presenza intorno alle sculture di piccoli, tanto curiosi e scultorei, elementi, quali i flute tipici degli eventi conviviali o le riproduzioni di insetti stecco, forzano positivamente a una visita accurata, non sempre effettivamente consueta, approdando cosĂŹ a incessanti rivelazioni. Nulla è lasciato al caso, come la straniante partecipazione in questa âfollaâ di due figure interamente vestite in blu, ma che sorreggono sculture degli stessi materiali delle altre. Volendo sfruttare la tecnica del blue screen, molto comune nel cinema, queste sculture non starebbero altro che fluttuando nellâaria, facendo svanire coloro addetti a sostenerle. Gli espedienti cinematografici sono sicuramente una nota unificante in questo allestimento decisamente riuscito: la peculiare narrazione che si avvale di un metalinguaggio rammenta molto una sceneggiatura; i protagonisti di questa ricordano tratti soliti alla fantascienza e alle storie del grande schermo che hanno fatto sognare e immedesimare lo spettatore; inoltre i filmati sfruttano le modalitĂ con cui il nucleo del messaggio narrativo cinematografico viene solitamente espresso, vale a dire con ambientazioni che presentano paesaggi geometrici e porzioni di luoghi evocati oniricamente. A sorprendere in questa mostra è la sconvolgente naturalezza con cui ogni sua parte è stata disposta nel contesto deputato a contenerla; lâabilitĂ e la sinergia con cui curatori e artista sono stati capaci di lavorare è palpabile e ben evidente nei risultati ottenuti. Il monumentale locale del complesso di Manifattura Tabacchi sembra quasi scomparire e porta chi guarda a focalizzarsi totalmente sul progetto e la storia che intende raccontarci.
Gli strumenti tecnici come i proiettori non sono nascosti, volutamente le opere si trovano intorno ad essi, a sottolineare la genuinitĂ narrativa qui ricercata e conseguita.
âThe Vernal Age of Miry Mirrorsâ è paragonabile a una di quelle storie della buonanotte che da bambino vorresti non terminasse, potresti ascoltarla numerose volte senza annoiarti, anzi finiresti per coglierne ulteriori significati e specificitĂ . In questo luogo in cui arriva a condurre si vorrebbe avere la possibilitĂ di rimanere piĂš a lungo, perchĂŠ ha la grande virtĂš di presentare una novitĂ servendosi di espedienti familiari: il cambiamento perviene affrontando una strada lastricata di sicurezze ed è in tal modo che si è pronti ad abbracciarlo veramente.
âThe Vernal Age of Miry Mirrorsâ
7 aprile â 7 maggio 2022
Dal mercoledĂŹ alla domenica â 14:00 / 20:00
Manifattura Tabacchi (presso gli spazi al primo piano dellâedificio B9)
Via delle Cascine 35
50144 Firenze
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