Helene Pavlopoulou, Mirror as Parallell Universes_acrilico su tela, 100x100cm, 2020, “Modalità: No Humans”, 2021. Courtesy Andrea Nuovo Home Gallery
“Modalità: No Humans” è la mostra curata da Massimo Sgroi che è possibile visitare fino a gennaio 2022 alla Andrea Nuovo Home Gallery.
La mostra curata è un invito a osservare il mondo da una prospettiva precisa, quella di una Terra ormai abbandonata da abitanti ormai governati più da un aspetto tecnologico che da un residuo umano. “No Humans” è la modalità della Terra la cui rappresentazione trova forma nelle opere esposte.
Il testo critico e il racconto di accompagnamento alla mostra “Il viaggio di Shundine” introducono a realtà che non stonerebbero nell’universo ormai popolare delle distopie, mondi al negativo in cui il residuo umano tende a decrescere, se non per alcune eccezioni in cui si preserva l’artigianalità, la memoria, l’archeologia dell’umano.
Nei testi di Sgroi non mancano riferimenti al portato dei problemi scaturiti dalla costante relazione col mondo del web, al senso dell’arte visuale oggi, al rapporto tra arte e mercato – non a caso la mostra è in una home gallery, uno spazio in cui ad essere centrale è proprio l’approccio meno commerciale rispetto alle abituali gallerie d’arte.
In effetti, “Modalità: No Humans” è anche la possibilità di visitare una Home Gallery a Napoli, una tipologia di spazio abitativo in cui parte dello spazio è adibito all’esposizione delle opere: alla Andrea Nuovo, l’ospitalità rende ancora più marcata la differenza.
Helene Pavlopoulou mette in relazione le ombre del mito platonico della Caverna con la qualità delle immagini virtuali aprendo al problema della rappresentazione della realtà.
La pittura elettronica di Federica Limongelli è un’espressione dell’essere post-umano. Prendendo come riferimento la dea Mnemosyne, nelle due opere il volto si rivela cancellandosi.
Güler Ates propone la rappresentazione di alcuni simulacri di una vita collettiva ormai impossibile, producendo opere dall’atmosfera fantasmatica.
La capacità di rappresentare spazi vuoti è propria anche di Suzanne Moxhay sebbene in questo caso la presenza dell’umano sia ritenuta totalmente superflua e dunque eliminata.
Al piano superiore, le opere trovano ancora più respiro nei grandi spazi espositivi attentamente curati.
Il gigantismo è la caratteristica dei mondi delle opere di Barbara Nati: le grandi forme naturali fanno da simulacro a un paesaggio ormai mutato dall’assenza di uomini che abitassero il mondo.
Tra gli altri ‘mondi’ proposti, quello di Jean Michel Biohrel, in cui centrale è la tensione tra l’arte del reale e la massima estensione digitale possibile; i ‘grovigli mutanti’ di Simon Reilly, in cui la premessa formale dell’umano viene ancora una volta messa fortemente in discussione in favore della componente virtuale.
Infine, le installazioni di Patrick Jacobs: due diorami, ognuno visibile attraverso una lente leggermente convessa, in grado di portare altrove almeno con la mente in un battito di ciglia – stavolta in un mondo fantastico.
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