Camilla Adami, online l’archivio digitale dell’artista che reinventò il corpo femminile

di - 17 Maggio 2025

«Sono un’artista e non un intellettuale.
La mia ricerca è prima di tutto sensibile.
Quasi tutte le parti del mio corpo pensano e il mio cervello partecipa».

Nasce il nuovo sito dedicato dell’archivio dedicato Camilla Adami, un personaggio di spicco nel panorama artistico internazionale contemporaneo nel quale impose il suo linguaggio autonomo e inconfondibile. La sua ricerca artistica figurativa si articola attorno ad una attenta indagine sul corpo, come testimoniano le serie Ritratti e Vertigini, sulla natura, centrale nel corpus di opere dal titolo Primati e sull’enigma della relazione tra umano, mondo animale e naturale, ravvisabile, tra gli altri, nell’opera Eden.

Camilla Adami nel suo atelier, Parigi, 2016 ©Gerard Schachmes

Nata a Milano, il 20 gennaio 1939, Camilla Cantoni Mamiani della Rovere vive e lavora in Francia ed in Italia. La sua formazione artistica avviene all’interno dell’Accademia di Belle Arti di Milano ma è dopo il diploma che si concentra una fervida attività e una fitta produzione dedicata esclusivamente al disegno e alla pittura. In questo periodo si colloca una serie di ritratti a grandi dimensioni di intellettuali quali Italo Calvino, Jacques Derrida, Jacques Dupin, Luciano Berio, Saul Steinberg, che vengono esposti alla Galleria del Naviglio di Milano.

Nel 1962 si sposa con Valerio Adami, dal quale prenderà il cognome, anch’egli pittore, affermatosi come uno dei rappresentanti di spicco della Nuova Figurazione. La prima mostra arriva nel 1983 alla Galleria del Naviglio di Milano, seguita da una seconda nel 1992 a Città del Messico dove espone una serie di grandi formati dal titolo Vertigini e Contaminazioni.

Da qui, sempre più frequenti gli appuntamenti con le grandi gallerie in tutto il mondo: nel 1994 espone alla Galleria Kiron di Parigi e nello stesso anno partecipa all’esposizione Nuovo Barocco organizzata a Genova da Omar Calabrese. Nel 1995 a ospitarla sono la Galleria Maya Tsoclis di Atene e il Museo d’Arte Contemporanea Palacio Almudì di Murcia in Spagna. La sua produzione si infittisce e assume una risonanza internazionale. Nel 1999 la serie Drag Queens approda a Shangai e alla Galleria Aminta di Siena e nello stesso anno partecipa all’esposizione Giardini dell’Eros a Barcellona ed alla stessa esposizione nel 2000 a Bergen in Norvegia. Sempre nel 1999 viene presentata da Paolo Fabbri la mostra personale dal titolo Le Paure presso la Mole Vanvitelliana di Ancona.

Anche gli anni 2000 sono caratterizzati da un’indubbio successo: nel 2004 la mostra L’ange déchu a Villa Tamaris, Museo d’Arte Moderna della città di La Seyne sur-Mer; nel 2006 Retroscena è accolta dalle Salle Olympe de Gouges di Parigi e nel 2008 espone insieme al marito Valerio Adami alla Società Promotrice delle Belle Arti a Torino.

Camilla Adami, Vertige, 1985, 250 x 110, matita su carta

L’archivio nasce con l’intento di promuovere e diffondere l’opera dell’artista, articolata e complessa, lungo un percorso strutturato attorno a nuclei tematici dedicati ai principali cicli di opere: Vertigini e Contaminazioni, Conflitti, Primati, Rituali magici, Ritratti, accompagnati da materiali critici, testimonianze, scritti e riflessioni. Nella sezione Diari, le parole dell’artista che racconta il suo processo creativo, il legame con i soggetti che ritrae e con le istituzioni, le gallerie e mostre collettive.

Camilla Adami, Primati, 2001, 1051×1500, carboncino su carta

«C’era una volta la Camilla. Dovete sapere cos’era questa Camilla. Intanto dovete sapere che non ce n’era neanche una come lei. Unica? Direte voi increduli. Unica e sola. La Camilla era luca con un paralume in testa. La Camilla portava la luce. Ma anche il sole, direte voi. E la luce elettrica» (dalla lettera scritta da Gaia Servadio).

Il catalogo racchiude nello spazio intitolato Critica tante testimonianze che concorrono a delineare il profilo dell’artista e della sua opere: lettere che tratteggiano la sua personalità, come quella della giornalista e saggista Gaia Servadio, recensioni delle sue mostre tra le quali quella di Paolo Fabbri, Règis Debray e Jacques Dupin il quale, riferendosi alla serie Vertigini, dichiara «Si tratta di corpi di donne, non di Nudi (il Nudo tradizionale, quello di Velázquez o di Goya, di Courbet o di Manet, la bagnante di Cézanne, la posatrice di Seurat, la modella amante tante volte ripresa da Picasso). I dipinti di Camilla Adami, invece, sono all’opposto, si collocano nella terra della scoperta, un lavoro sul corpo, che libera il corpo. Un corpo di donna nello spazio, affrontando le forze o gli elementi che lo stringono e lo fanno crescere, lo solle vano e lo impastano, come in quell’incestuoso e sacro miscuglio di acqua e terra chiamato limo nella Bibbia, e fango oggi».

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