Nel 1891 Pascoli scriveva “M’affaccio alla finestra e vedo il mare” e ciascuno, guidato da una forte compenetrazione data dalla parola creatrice, vede questo mare e ascolta il rumore delle onde che idealmente s’infrangono sulla battigia della propria mente. Partendo da questo presupposto di esperienza multisensoriale, è possibile creare un parallelismo con l’idea di Andrea Palombini e Federico Ortica che, a partire dal 2019, hanno ideato il progetto “Onde sonore. Musica da mare”, confluito in una mostra inaugurata il 28 aprile 2022 a Cagliari e in esposizione fino al 19 giugno.
Palombini e Ortica guidano i fruitori alla scoperta delle profondità marine sarde, colme di bellezza e suggestività, sapientemente presentate attraverso vari mezzi: otto immagini fotografiche scattate a bordo di un’imbarcazione a vela da 40 piedi che ha percorso la tratta Cagliari – La Maddalena, espressioni sonore e tracce musicali colte mediante l’impiego di microfoni, per essere poi rielaborate con un mixer. Tra gli intenti della mostra, ospitata nelle sale del Ghetto di Cagliari, vi è il coinvolgimento del fruitore, il quale mediante i QR code abbinati alle fotografie ha la possibilità di ascoltare sul proprio smartphone, attraverso delle cuffiette, le tracce sonore/musicali registrate a bordo dell’imbarcazione durante la navigazione, ove dei musicisti hanno improvvisato una performance musicale ispirati dalle onde, dal vento e dalle distese blu del cielo e del mare da cui erano circondati. Il rumore delle onde e tutto ciò che concerne la navigazione si pone a completamento delle tracce sonore, che risultano particolarmente suggestive ed evocative.
All’interno del percorso è presente una scultura composta da lastre di acciaio armonico la cui funzione è duplice, visiva e sonora, in quanto dotata di eccitatori elettrici che consentono alle lastre di diffondere dei particolari suoni che possano richiamare, alla memoria del fruitore, i suoni della navigazione, restituendo l’imbarcazione come un elemento reale, vivo nell’immaginario dello spettatore.
Infine, l’esperienza proposta si conclude con un video che apre un dialogo tra frequenze sonore e raffigurazioni grafiche, a restituire il paesaggio come suono, facendo sì che quest’ultimo, da elemento percepibile attraverso l’udito, si ponga come immagine, rappresentazione visiva, capovolgendo ancora una volta, come nel caso della scultura sonora, il rapporto sinestetico tra mezzo e fine: l’immagine diviene suono ed il suono immagine.
Il percorso multisensoriale, nella sua completezza, trasporta lo spettatore in una dimensione altra attraverso un viaggio mentale per cui vengono dati degli input sensoriali che verranno completati dall’esperienza del singolo, rendendo questo viaggio unico.
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