"Fenomenologia del sublime", 2020. Collage di Pietra Paesina e stampa su dbond, cm 42,5 x 62,5 x 5, courtesy Gilda Lavia, ph Giorgio Benni
Pamela Diamante, artista pugliese classe 1985, dĂ inizio al suo percorso formativo con unâesperienza di cinque anni allâinterno delle forze armate, durante la quale tiene sempre a mente la voglia di scoprire il mondo. Solo dieci anni dopo frequenterĂ lâAccademia di Belle Arti iniziando a fare esperienze artistiche attraverso lâunione e la sperimentazione di vari medium quali installazioni, fotografie e video, cercando un equilibrio concettuale che faccia convergere tutte le varie forme espressive in tematiche che siano affini tra loro per realizzare un quadro completo del suo pensiero. Grazie a questo tipo di lavoro, lâartista arriverĂ al dominio del caos dandogli una forma logica, attraverso lâutilizzo di modelli estetici e lâapprofondimento della coscienza.
La sua ricerca si fonda sul concetto di complessitĂ , in cui teorie dei sistemi, fenomeni emergenti, eventi accidentali e imprevedibili ne costituiscono lâessenzialitĂ . La sua pratica si districa attraverso linguaggi ibridi che annullano o fortificano la natura stessa del medium utilizzato, in cui si riflette il rapporto tra assiomi scientifici e analisi dei metodi della comunicazione di massa. Ciò che cattura del suo lavoro e della sua ricerca è il momento in cui la complessitĂ del reale si fonde con la complessitĂ dellâuomo, alterando il tempo e lo spazio con cui si entra in gioco conducendo alla comprensione di aspetti della realtĂ che prima era impossibile cogliere. Con un nuovo bisogno di ânaturaâ e una nuova attitudine meditativa, prodotta anche dalla pandemia, lâultima personale âAsyncâ mette in scena un vero e proprio ribaltamento tra la capacitĂ , la volontĂ e la potenza estetica della natura e le abilitĂ dellâuomo al suo cospetto. La Galleria Gilda Lavia di Roma, che ospita la mostra, accoglie il visitatore allâinterno di uno spazio che sconfina quasi dal reale. Varcando lâingresso ci si troverĂ proiettati in una dimensione âaltraâ in cui immergersi completamente coinvolgendo il senso della vista ma anche quello dellâudito.
La mostra si sviluppa in tre momenti spaziali differenti: âAsyncâ, infatti, non è solo la chiave per entrare nel meccanismo del racconto, ma è anche il titolo dellâinstallazione che in qualche modo dĂ il via a tutta la riflessione; un breve itinerario ma allo stesso tempo ben articolato che troverĂ espressione per mezzo di diversi linguaggi. Allâinterno di âAsyncâ si accede attraverso una tenda scura che immette ad un corridoio preparatorio, luogo ancora contaminato dallâuomo; subito dopo ci si prepara ad entrare, indossando dei copriscarpe, in uno sterile tunnel ottagonale di tipo futuristico. Si tratta di unâopera multimediale site specific in cui vengono ibridati i vari linguaggi utilizzati; lâattivitĂ elettrica di stupende piante tropicali genera immagini in movimento accompagnate da suoni ancestrali e forti vibrazioni, questi ultimi sperimentati in collaborazione con il compositore Marco Malasomma.
Async, cosĂŹ come lâintero progetto espositivo, nasce da una riflessione sul rapporto asincronico tra uomo e natura, cercando di ribaltare la prospettiva antropocentrica e dal bisogno di creare uno spazio âaltroâ capace di condurre a un risveglio magico attraverso la ricerca del fantastico.
Un secondo momento della mostra si sviluppa attraverso le serie di fotografie, intitolate Fenomenologia del sublime, in cui lâartista ha accostato la ormai rara pietra paesina, cosi chiamata perchĂŠ ha la spettacolaritĂ di assumere naturalmente le fattezze di paesaggio, a delle immagini di paesaggi dalla somiglianza sorprendente, ritrovati sul web. Attraverso un procedimento di associazione e somiglianza la volontĂ dellâartista è quella di sottolineare la capacitĂ autorappresentativa della natura a prescindere dallâintervento dellâuomo o dellâartista stesso, giocando su questa caratteristica figurativo-evocativa della stessa materia nella sua forma naturale.
Il terzo e ultimo momento della mostra è un lavoro realizzato sotto forma di video del 2015 dal titolo 5â per indurre unâassenza; qui lâartista si esprime in un respiro affannoso e interrotto che segna un nuovo rapporto con il corpo verso il mancamento e la sua smaterializzazione con lâintento di sperimentare un frammento di incoscienza.
Infatti, lâartista cerca di indurre il suo corpo a provare una forma epilettica, chiamata assenza, che conduce verso una realtĂ di percezioni alterate e inspiegabili, ma senza la perdita della coscienza. Nel video, il tentativo è un insuccesso, poichè lâartista non è affetta da questa patologia, tuttavia la prova la porta ad aver fatto il tentativo di entrare in uno stato di coscienza differente. Infatti, come ci spiega lei stessa, lo definisce: <<un poetico fallimento, un puro gesto estetico poichĂŠ, non essendo affetta da tale patologia, non mi resta che accettare il mio destino e rimanere imprigionata nella realtĂ >>.
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