Post concettuale e piccole tradizioni: il Premio Alinovi Daolio va a Sabrina Mezzaqui

di - 15 Novembre 2022

È stato conferito a Sabrina Mezzaqui il Premio Alinovi Daolio, arrivato alla nona edizione. Nata a Bologna, nel 1964, Mezzaqui è stata scelta all’unanimità dalla giuria composta da Renato Barilli, Silvia Grandi, Fulvio Irace, Loredana Parmesani, Jacopo Quadri. L’artista riceverà il premio giovedì, 17 dicembre, in occasione di una presentazione nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Nel corso dell’incontro, Mezzaqui approfondirà la propria ricerca, ampliando il discorso in maniera trasversale, nell’ambito della ricerca artistica e curatoriale contemporanea, in dialogo con Renato Barilli e Silvia Grandi.

Sabrina Mezzaqui, Che tu sia per me il coltello, 2014

Il Premio Alinovi Daolio

Istituito nel 1986 – la prima edizione fu vinta da Luigi Ontani -, per commemorare la figura di Francesca Alinovi, figura apicale della critica d’arte contemporanea, curatrice sensibile alle ricerche più aggiornate e scomparsa prematuramente il 12 giugno 1983, il Premio Alinovi dal 2013 è stato denominato Premio Alinovi Daolio, associando il ricordo di Roberto Daolio, critico d’arte e tra i fondatori del Premio, morto nello stesso anno. Il Premio Alinovi Daolio è un riconoscimento conferito a figure che si sono distinte nel campo dell’arte contemporanea basando la propria ricerca sull’interdisciplinarità e sulla contaminazione dei linguaggi espressivi, ed è basato sulla donazione di un’opera che il vincitore di ogni edizione consegna al successivo. L’anno scorso fu vinto da Roberto Cuoghi.

«Sabrina Mezzaqui rientra in una condizione larga che si potrebbe riportare a un post-concettuale, che mentre sa valersi molto bene di mezzi artistici estranei alla tradizione, pronti a sfruttare l’ausilio dei nuovi media, non manca però di fare sorprendenti incursioni nella vivacità di valori genuini, scoperti per vie inusitate», scrive Renato Barilli. «In questo senso la nostra artista fa ricorso a una serie larga e sfuggente di media, tutti all’insegna della finezza, della sorpresa, della meraviglia, in un continuo rinvio tra il micro e il macro. Conquiste affidate a ricami in punta di pennello, o invece a raccolte minuziose di oggetti, che a loro volta possono essere carichi di memorie, o invece appartenere a una semplice quotidianità, che però a questo modo ottiene un pieno riscatto».

Tempi, gesti, scritture: la ricerca di Sabrina Mezzaqui

Sabrina Mezzaqui attualmente vive e lavora a Marzabotto, in provincia di Bologna e da quest’anno insegna all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove si è diplomata. La sua ricerca è incentrata sulla capacità di comprendere le manifestazioni dello scorrere tempo attraverso la reiterazione di piccoli gesti. Nelle sue opere video, emerge e si diffonde il racconto di tempi lenti, registrando variazioni di luce o semplici fenomeni naturali. Altra presenza costante, nella sua pratica, è la scrittura, che compare in forma di brevi testi, memorie, riferimenti letterari, libri rimaneggiati.

Sabrina Mezzaqui a Pisticci. Ph. © Ela Bialkowska, OKNO Studio

Rappresentata dalla Galleria Massimo Minini di Brescia e dalla Galleria Continua di San Gimignano, ha esposto in spazi pubblici in Italia, tra cui, MAR Museo d’Arte della città di Ravenna, Galleria Nazionale, Complesso Monumentale della Pilotta, Parma, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino, Triennale Milano, MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma, Palazzo delle Papesse, Siena, Museion – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Molte le mostre e i progetti anche in sedi all’estero, tra cui, PS1, New York, INOVA, Milwaukee, Musée Art Modern, Saint-Etienne, Raid Projects, Los Angeles, Bengal Art Lounge, Dhaka, Bangladesh.

Sabrina Mezzaqui, Il giuoco delle perle di vetro, 2010

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