Ascolto il tuo cuore, città - Magazzino - Elisabetta Benassi
Ascolto il tuo cuore, città Alberto Savinio lo scrisse nel 1944, definendolo “un libro discorsivo” che descrive Milano in maniera ironica, quasi da flâneur benjaminiano, attento a cogliere i minuziosi dettagli utili per intessere una narrazione urbana fuori da clichè, convenzioni e banalità in un momento drammatico come la Seconda Guerra Mondiale. Ma qual è, oggi il cuore di una metropoli, sembrano chiedersi i cinque artisti riuniti nell’interessante e raffinata collettiva aperta fino al 10 aprile alla galleria Magazzino, che ha preso in prestito il titolo dal testo di Savinio? “In quest’ultimo anno, sia i confini limitati delle nostre abitazioni che gli spazi aperti della città sono stati fortemente connotati dalla nostra percezione personale” recita il comunicato stampa, quasi a sottintendere che, forzati dai lockdown, abbiamo tutti avuto l’occasione di ascoltare il cuore delle città. E di una forzatura si è in effetti trattato, a giudicare dal rigoroso e brutale lavoro di Elisabetta Benassi Ascolto il tuo cuore, città (2021): un manubrio di bicicletta reso aggressivo da un minaccioso portapacchi che regge la prima edizione del volume di Savinio come una sorta di preda, in una potente contaminazione tra memorie picassiane e strizzate d’occhio ai readymade duchampiani, rivisitati con una maestria davvero notevole.
Altrettanto forti nella loro misteriosa e ossessiva assenza i due video in bianco e nero di Jonas Dahlberg Untitled (Horizontal Sliding) (2000) e Untitled (Vertical Sliding) (2001), dove i movimenti della telecamera si insinuano dentro stanze e corridoi vuoti, quasi ad anticipare eventi terribili come in alcune celebri sequenze di Shining, mentre in realtà si tratta più semplicemente di un labirintico set basato su un singolo plastico architettonico.
Un tour fotografico e narrativo della città di Roma è quello proposto da Sze Tsung Nicolàs Leong e Judy Chung, che espongono il progetto Storia della Storia (2019) attraverso una serie di scatti in b/n di interni architettonici di edifici monumentali significativi, dalla Moschea a Corviale, accompagnati da testi che svelano le connessioni tra passato e presente. Le sculture in filo di rame di Gianluca Malgeri & Arina Endo, che riproducono futuristici playgrounds, aggiungono un tocco ludico alla scrittura espositiva, che si conclude con una sorpresa: la serie di scatti di Los Angeles West of Here (2020) di Leonardo Magrelli, realizzate a partire dal videogioco Grand Theft Auto V, dove il limite tra paesaggi virtuali e reali diventa un pretesto per reinterpretare alcuni celebri lavori di Ed Ruscha, come la serie dei Parking Lots. Immagini sobrie ma evocative, che testimoniano una certa abilità nell’interpretare le nuovi solitudini del cittadino globale all’alba del XXI secolo, che queste immagini rendono in maniera davvero efficace.
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