Ilê Sartuzi, photographic documentation of "Sleight of Hand" (2024), digitized 35mm black and white analogue negative (all photos courtesy Ilê Sartuzi)
Dopo lo scandalo dei 268 reperti trafugati dalle proprie collezioni, al British Museum sono piuttosto sensibili sull’argomento ma questo non ha impedito a Ilê Sartuzi di mettere a segno il suo colpo: il mese scorso, l’artista brasiliano ha infatti rubato una moneta antica in esposizione nel museo londinese, solo per inserirla nella cassetta delle donazioni dello stesso museo. Sertuzi ha filmato la performance in un video di sette minuti, intitolato Sleight of Hand, “gioco di prestigio”, presentato per la sua tesi di laurea alla prestigiosa Goldsmiths University of London. Considerando che l’Università è stata la casa degli Young British Artist, come i “terribili” Damien Hirst e Tracey Emin, chissà che questo irriverente scherzo non possa essere di buon auspicio per Sartuzi.
La “rapina” ha richiesto più di un anno di pianificazione e la collaborazione di tre amici “complici” di Sartuzi, che hanno ripreso l’azione. L’artista, classe 1995, originario di San Paolo, ci aveva provato una prima volta il 17 giugno, venendo bloccato da una guida, quindi il giorno successivo, il 18 giugno. Per evitare di essere notato, Sartuzi si è rasato la barba e, con un abile gioco di prestigio, è riuscito a sottrarre la moneta d’argento, coniata nel 1645 a Newark, in Inghilterra, dalla sua teca nella Sala 68, sostituendola con una replica. La moneta storica non è registrata nel database del museo ma fa parte di una serie di reperti che possono essere toccati dai visitatori, sotto la supervisione di personale del museo. L’artista si è dunque allontanato con la moneta originale e l’ha depositata in un’apposita cassetta per le donazioni.
Secondo l’avvocato di Sartuzi, l’atto non viola la policy del museo sulla rimozione e lo spostamento degli oggetti dalla loro sede espositiva e non può configurarsi come un furto, in base Sartuzi alla Sezione 11 del Theft Act del 1968, che stabilisce che “Chiunque senza legittima autorizzazione rimuova dall’edificio o dai suoi terreni la totalità o una parte di un articolo esposto” è colpevole di reato. Poiché l’artista, tecnicamente, non ha rimosso l’oggetto dal museo, secondo l’avvocato non sono state violate leggi o policy.
«Si tratta di un atto che abusa di un servizio gestito da volontari volto a dare ai visitatori l’opportunità di maneggiare oggetti reali e appassionarsi alla storia», ha dichiarato in una nota un portavoce del British Museum. «Servizi come questo si basano su un livello di decenza e fiducia umana, e sarebbe un peccato dover rivedere la formula di questi servizi a causa di azioni del genere».
Sartuzi ha dichiarato a The Art Newspaper che il suo lavoro mette in evidenza «Il problema dei musei», aggiungendo che il British Museum «È una pedina fondamentale del sistema coloniale e imperialista» e specificando che la moneta “rubata” è l’unica di origine britannica tra quelle esposte. Oltre all’annosa querelle dei Marmi del Partenone e della Stele di Rosetta, reclamati dalla Grecia e dall’Egitto come legittimi proprietari, il British Museum ha dovuto affrontare un’altra questione spinosa, quando sono venuti alla luce una serie di furti che hanno portato alla scomparsa di circa 1500 manufatti. La vicenda ha portato alle dimissioni del direttore del museo, Hartwig Fischer, anche se, nel frattempo, sono stati ritrovati 268 di quegli oggetti trafugati. Inoltre, si mette in evidenza come ancora molti dei reperti della collezione non siano stati correttamente catalogati e archiviati, non solo mettendone a rischio la conservazione ma anche rendendone la provenienza poco chiara.
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