Alberto Garutti, Orizzonte, 1992, struttura in cristallo, smalto e ferro, 73x58x6cm
La misura di un orizzonte sensibile. Ritratto di Paolo Brodbeck è il titolo della mostra curata da Gianluca Collica in cui sono riunite alcune tra le opere più sensibili e raffinate della collezione di Paolo Brodbeck. Attualmente esposta nella peculiare galleria a tre livelli della Fondazione OELLE Mediterraneo Antico di Aci Castello (CT) – capitanata da un’instancabile Ornella Laneri, promotrice del progetto Collezione in Fondazione, oggi arrivato alla sua terza edizione – la mostra intende proporre una modalità di coinvolgimento dei collezionisti, chiamati a raccontare ciò che conduce alla costruzione di una collezione d’arte, attraverso la propria storia e le proprie opere.
In mostra sono presenti nomi importanti, artisti che hanno segnato il volto della storia dell’arte contemporanea nazionale e internazionale, a testimoniare l’attenzione scientifica di Paolo Brodbeck nei riguardi dell’arte tutta. Più di 30 le opere in esposizione, provenienti dalla collezione, di autori come Federico Baronello, Luciano Bartolini, Daniel Buren, Pedro Cabrita Reis, Barbara Cammarata, Alberto Garutti (i cui Orizzonti suggeriscono il titolo di questa mostra fatta di raffinata essenzialità e sensibilità pura), Luigi Ghirri, Piero Guccione, Renato Guttuso, Tamás Kaszás, Esther Kläs, Jannis Kounellis, Kate Levant, Urs Lüthi, Carmelo Nicosia, Paolo Parisi, Fausto Pirandello, Alfredo Pirri, Jan Vercruysse, Lawrence Weiner, Erwin Wurm, Viola Yesiltaç e Marco Maria Zanin.
«Io ritengo che collezionare voglia dire, in qualche modo, custodire, prendersi cura di qualcosa, come ci si prende cura di qualcuno». Così Paolo Brodbeck durante una conversazione poco dopo l’apertura della mostra, ha definito la pratica del collezionista, individuando un progetto sensibile alla base della collezione.
È proprio questa sensibilità “d’altri tempi”, utilizzando le parole del curatore, che permette di rintracciare l’emozione al di là dello sguardo, quella fitta d’amore allo stomaco che spinge a custodire, a proteggere, ciò che si ama di più al mondo, fuori da qualsiasi schema di mercato.
«In me prevale principalmente il piacere di vivere e partecipare all’arte contemporanea con un agire vero, radicato nel quotidiano». Evidenziando un impegno progettuale e quotidiano, Brodbeck mette in mostra, tramite opere assolute, il volto più puro del collezionista, in grado di attraversare le superfici, arrivare agli artisti con cui instaura rapporti importanti e con i quali condivide un pathos del tutto sacro, per l’appunto da custodire. Cos’altro serve per confermare a chi associa esclusivamente il collezionista all’andamento del mercato, che l’arte prima di tutto smuove emozioni?
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