Categorie: Arte moderna

Amici fedeli. Cani e uomini. La mostra a Monaco

di - 8 Dicembre 2019

Da Thomas Mann a David Bowie, dai vasi attici ai cani robot: in un percorso tra epoche ed estetiche Treue Freunde. Hunde und Menschen (Amici fedeli. Cani e uomini) mette in luce le mille sfaccettature di una relazione, quella tra l’uomo e il cane, antichissima e unica, iniziata 40.000 anni fa. Con sguardo attento, talvolta ossessivo, spesso divertito, la mostra presenta oltre duecento oggetti tra dipinti, sculture, grafiche, fotografie, porcellane, testimonianze storiche e della cultura materiale.

Il cane amico e fedele, il cane e i potenti e quindi il cane come moda e status symbol; il cane figura mitologica. Il cane da guardia, da caccia, da tiro; il cane umanizzato, il cane assistente e salvatore; ma anche il cane pericoloso, fonte di repulsione o torbide attenzioni: dodici sezioni mettono in luce, nella mostra, il rapporto e i ruoli del cane rispetto all’uomo.

Occasione e pretesto per l’esposizione, i cento anni dalla pubblicazione del racconto Padrone e cane di Thomas Mann (1919-2019). In quello che è il suo racconto più lungo, lo scrittore premio Nobel celebra Bauschan, tracciando il rapporto di intima intesa -definito “un idillio” – che lentamente nasce tra i due. Un capitolo della mostra è dedicato a Mann, con fotografie storiche della sua famiglia, tra cui Bauschan und Thomas Mann, 1917 e preziose edizioni del racconto Herr und Hund. Ein Idyll tra cui quella con illustrazioni di Emil Preetorius (1883–1973).

Il racconto del legame tra cane e potenti è vasto e incommensurabile: dura da secoli. Maltesi e phalène affiancano, in mostra, ritratti di nobili e regnanti – tra i più antichi quello di Albrecht V. di Baviera. Nel grande dipinto di Hans Mielich, (1555) il cane di piccola taglia è vis a vis nientemeno che con un leone, simbolo dei Wittelsbach.

Cambiano i tempi e cambia il modo in cui il cane è strumentale all’iconografia del potere. Una foto di Pete Souza ritrae Obama che corre accanto al suo Bo (2009) nei corridoi della Casa Bianca. I due sono presi di spalle, l’atmosfera è giocosa: è chiaro il cane d’acqua portoghese più celebre del mondo, libero dal guinzaglio vicino all’amico padrone è più che funzionale alla costruzione di una certa immagine presidenziale di sciolta rilassatezza.

Nella carrellata di celebreties in mostra si trovano i personaggi più vari: naturalmente Andy Warhol con Amos, uno dei suoi bassotti, o lo scatto straordinario con David Bowie e un alano colto dal fotografo Tery O’Neill nel momento in cui spicca in un balzo (1974, per la copertina di Diamond Dogs).

Ritratti con i cani, ma anche cani ritratti da soli, celebrati. Come Siegfried, il carlino protagonista dell’omonimo dipinto di Thomas Theodor Heine (1921): sprofondato nel rosso velluto della poltrona, sguardo melanconico, Siegfried è ironicamente sproporzionato, come del resto il nome che porta, quello del sanguinoso eroe dei Nibelunghi. E’ un cane totalmente umanizzato anche quello della fotografa israeliana Amit Elkayam, che racconta momenti di vita quotidiana di Kristina Justice e il suo alano Hendrix a New York (Big Dog in a Big City 2018).

Antichi collari in mostra parlano dell’accessoristica legata al cane, ma non solo; nelle testimonianze della cultura materiale il cane è esso stesso motivo decorativo. Ad esempio nei gioielli, come nelle scintillanti spille Cartier di Grace Kelly o nelle porcellane della manifattura di Meissen e Nymphenburg fino al barboncino-pallina-di-natale (1880). Viene il dubbio di muoversi nel territorio del kitsch e lezioso, dubbio che si fa certezza di fronte allo smoking e i tipici Lederhosen indossati dal carlino Sir Henry di Usci Ackermann (sponsorizzatrice della mostra). Si torna sul filo storico, invece, nelle sezioni sul cane come figura mitologica -cerbero- e il cane umanizzato – nelle favole. L’indagine si estende fino agli utilizzi del cane in medicina e alle pratiche (raccapriccianti) che nella storia hanno visto il cane utilizzato per scopi punitivi.

Frank Matthias Kammel, direttore generale del museo e co-curatore della mostra, nell’introduzione al catalogo cita Donna Haraway e quindi il cane come prodotto culturale, perfetta fusione tra natura e cultura – senza l’uomo, infatti, non esisterebbe. Ma anche senza scomodare grandi teorie, la mostra Treue Freunde sottolinea una volta di più come questi animali nostri compagni di viaggio siano stati e continuino ad essere un potentissimo specchio catalizzatore del nostro essere terribilmente umani.

In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo edito da Deutscher Kunstverlag.

Info:

a cura di Frank Matthias Kammel e Raphael Beuing.
Design dell’allestimento: Designposition München.

Treue Freunde. Hunde und Menschen

Bayerisches Nationalmuseum, Prinzregentenstraße 3
Monaco, Germania

Orari

Da martedì a domenica ore 10 – 17

Giovedì ore 10 -20
Fino al 19 aprile 2020

© Bayerisches Nationalmuseum
Foto Bastian Krack
© Bayerisches Nationalmuseum
Foto Bastian Krack
© Amit Elkayam, New York
© Privatbesitz, München
Foto Bastian Krack
SeleneFerdinand von Keller
Karlsruhe, 1886
Öl auf Leinwand
© Kunkel Fine Art, München

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