Qual è l’idea drammaturgica della programmazione?
Penso a Santarcangelo dei Teatri come un libro da sfogliare, analizzare filologicamente e comprendere storicamente. Sono partita da quella terra, dalla sonorità delle vie. Il Festival nasce trentanove anni fa per l’intuizione di un sindaco che aveva capito che questo paese senza teatri poteva essere esso stesso il teatro. La cosa strana è proprio questa: che il paese sotto è vuoto come i golfi mistici, come i caveau sotto i palcoscenici. Per me è stato immediatamente chiaro che il festival doveva nascere intorno a una qualità musicale. Questa direzione si avvicina in maniera incredibile alla ricerca artistica che da decenni ormai porto avanti: la drammaturgia, il ritmo, la preoccupazione musicale del montaggio dell’opera. Questo ha prodotto un allineamento di energie e tensioni estetiche…
Il teatro fra spazio e musica…
La questione dello spazio fra teatro e musica è una questione estetica, che porta ad avere una visione del teatro in divenire che affida alla musica la possibilità di manifestare una sensazione estetica che prescinde dall’illustrazione di un testo o da un andamento teorico. Ho voluto fare una progettazione che in qualche modo mettesse in crisi la proposizione iniziale dell’incontro tra teatro e musica. Sarebbe stato troppo semplice creare una programmazione con tutto quello che ha a che fare con la teatralità e la musicalità di certe opere. Per questo, ho scelto di approfondire una prospettiva d’incontro tra teatro e musica in direzione della manifestazione, ovvero dell’improvvisazione. Per poter essere io stessa in crisi con questa linea di ricerca, mi sono affiancata a Massimo Simonini, direttore di AngelicA, mio collaboratore e lottatore. Tra noi si è determinato un agone dialettico in campo…
Santarcangelo Immensa è un bando lanciato agli artisti per l’ideazione di un teatro all’aperto…
Questo festival ha come ossessione lo spazio. Santarcangelo Immensa è un bando che invita le persone che hanno un’idea di teatro, di danza, di teatro di strada, di lettura, di cartomanzia, di magia, di stregoneria, a venire ad occupare le vie di Santarcangelo a loro rischio e pericolo, nel senso che loro andranno a cappello perché non posso sostenere le loro iniziative. Però tutto verrà inscritto in una drammaturgia degli spazi molto precisa che io coordinerò, cercando di sostenere gli ospiti a livello promozionale. Queste presenze sono come dei cunei che s’infilano tra le vie, nelle piazze, che permettono di vedere più a fondo questi spazi intermedi tra uno spettacolo e un altro.
Il titolo Immensa rimanda a un’impossibilità…
La parola immenso porta con sé una presunzione proprio perché legata evidentemente a un’impossibilità. Santarcangelo non potrà mai essere immensa. Questa parola racchiude, però, anche un’altra caratteristica essenziale: il festival non mostrerà opere compiute. Quello che ci interessa è proprio questo muoversi alla ricerca perenne di qualcosa che c’è ma sfugge continuamente. Qui c’è tutto l’ardore dell’ossessione e del processo artistico che non porta a dire nulla ma bisogna dire, che non porta a fare nulla ma bisogna fare, quindi un gesto impossibile che però porta con sé tutto l’amore del possibile.
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a cura di tihana maravic
la rubrica arteatro è diretta da piersandra di matteo
*articolo pubblicato su Exibart.onpaper n. 57. Te l’eri perso? Abbonati!
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