Durante il raduno mondiale di karate che ha unito la storica Venice Cup, la giovanile Karate1 Youth League e la Parakarate Cup, attirando migliaia di atleti da oltre 80 nazioni al Palazzo del Turismo di Jesolo, l’artista Elena Ketra ha presentato Luchadoras, un articolato progetto multidisciplinare sostenuto dalla Fondazione Solares delle Arti, che unisce arti visive, pratiche performative, discipline sportive e attivismo sociale. Il cuore dell’iniziativa è stato un happening collettivo che ha coinvolto un gruppo di donne di varie età in un workshop gratuito di autodifesa guidato da Benedetta Mezzari, tecnica FIJLKAM – Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali, trasformando il tatami in una scena di partecipazione condivisa e consapevolezza corporea.
Il progetto prende ispirazione dalle iconiche lottatrici della lucha libre messicana, figure che, dagli anni ’30 a oggi, hanno saputo affermare la propria presenza in un contesto sportivo storicamente maschile, divenendo simboli di emancipazione, resilienza e autodeterminazione. Nonostante restrizioni, divieti e periodi di marginalizzazione, come il blocco delle esibizioni femminili a Città del Messico fino al 1986, le luchadoras hanno conquistato una crescente popolarità, costruendo un immaginario che coniuga atletismo, teatralità e identità culturale.
All’interno di Luchadoras, Ketra reinterpreta questa eredità non come un semplice riferimento iconografico ma come uno strumento critico per riflettere sul corpo femminile come luogo di potere, trasformazione e autodeterminazione. Le nove maschere, realizzate a mano, possiedono ciascuna una propria storia e identità, frutto di uno studio approfondito della tradizione iconografica, documentale e culturale delle luchadoras.
Indossandole, l’artista si trasforma in un medium vivente, ponte tra passato e presente, incarnando, attraverso gesti, posture e sguardi, la forza di queste donne che sfidano lo spazio e il tempo. Le maschere diventano così dispositivi simbolici che accompagnano la performance, depositando una memoria di resistenza contemporanea e dissolvendo i confini tra arte e attivismo.
«Luchadoras nasce dal desiderio di restituire alle donne uno spazio di forza, visibilità e autodeterminazione – afferma l’artista – trasformando il corpo in un luogo di consapevolezza e non di vulnerabilità». Le sue parole riassumono con chiarezza l’intento dell’intervento: proporre l’arte come pratica concreta, capace di generare strumenti, relazioni e consapevolezze che incidono sulla realtà.
L’intervento presentato a Jesolo si colloca volutamente all’interno di un contesto sportivo internazionale, poco dopo la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, per sottolineare la necessità di una riflessione integrata tra cultura, formazione, prevenzione e responsabilità sociale.
Il workshop condotto da Benedetta Mezzari, istruttrice tecnica e rappresentante legale italiana nell’ambito delle discipline sportive Judo e MGA – Metodi Globali di Autodifesa, che da anni diffonde i fondamenti della self-defense all’interno della FIJLKAM, ha offerto un’introduzione ai principi base della difesa personale: movimenti semplici, tecniche di liberazione, gestione dello spazio e consapevolezza corporea. Grazie al supporto tecnico di Jute Sport, distributore ufficiale Adidas Combat Sports in Italia, le partecipanti hanno indossato magliette personalizzate Luchadoras, rafforzando l’identità visiva e collettiva dell’intervento.
Pur strutturato come un laboratorio reale, il workshop assume forma performativa: l’artista ha partecipato, osservato, dialogato, trasformando l’esperienza in una pratica artistica di comunità. In questo modo, il tatami diventa non solo luogo di esercizio tecnico ma anche dispositivo narrativo e culturale, capace di mettere in relazione linguaggi diversi.
Il progetto si configura come un esempio di attivismo artistico che va oltre la denuncia e promuove azioni formative reali. L’autodifesa si trasforma in un gesto di agency, non solo reazione d’emergenza ma percorso di riscoperta del corpo, dei suoi limiti e della sua forza.
La dimensione partecipativa dell’happening consente inoltre di consolidare un empowerment collettivo, in cui il gruppo diventa elemento generativo di coraggio, fiducia e solidarietà. Attraverso la narrazione delle Luchadoras, Ketra introduce una prospettiva interculturale che amplia la riflessione sulla parità di genere e sulle trasformazioni identitarie contemporanee.
Tra gli elementi distintivi di Luchadoras c’è la sua dimensione itinerante. Il workshop performativo è concepito per essere replicato in sedi museali, fondazioni, festival, scuole, palestre e spazi pubblici. Tale flessibilità consente al progetto di rivolgersi a pubblici diversi, promuovendo una circolazione attiva dei temi trattati e generando nuove comunità di partecipazione. In questa prospettiva di apertura e mobilità, l’artista è stata selezionata per la residenza internazionale dell’International Studio & Curatorial Program di New York – ISCP, contesto in cui Luchadoras verrà presentato e ulteriormente sviluppato.
Anche questa dimensione itinerante testimonia la volontà di superare i confini tra arte e vita, tra contesto istituzionale e quotidianità, portando il messaggio di autodeterminazione dove può avere maggiore risonanza e configurandosi in tal modo come una piattaforma innovativa in cui arte, sport e impegno sociale si intrecciano in un modello virtuoso di collaborazione interdisciplinare.
In un periodo storico in cui il tema della violenza di genere è oggetto di attenzione pubblica crescente, l’incontro tra performance artistica e autodifesa diventa un atto di responsabilità condivisa: un invito a costruire comunità più consapevoli, sicure e solidali.
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