«Di fronte a ciò che sta accadendo in Afghanistan non ci si può limitare a analisi e commenti superflui o a pubblicare sui social immagini spaventose ma inefficaci che incrinano, momentaneamente e forse soltanto superficialmente, la quiete d’agosto»: si apre così la lettera pubblicata nei giorni scorsi sui canali ufficiali dell’Accademia di Belle Arti di Roma a firma della Direttrice Cecilia Casorati e della Presidente Giovanna Alberta Campitelli. E questa quiete d’agosto è l’immagine silenziosa di un torpore dal quale è un dovere divincolarsi, dando valore a quei diritti e privilegi che ci appaiono acquisiti ma che, come un terreno instabile, possono scomparire improvvisamente da sotto i piedi, lasciando una sensazione di tragica vertigine.
L’Accademia di Belle Arti di Roma prende posizione istituendo delle borse di studio rivolte alle studentesse e agli studenti afgani per consentire loro di proseguire il proprio percorso di formazione, aprendo altresì nuove posizioni di Visiting Professor. L’istituzione romana lancia così un appello alle altre Accademie, Università, Conservatori e ISIA chiedendo di aderire all’iniziativa, secondo le proprie possibilità, al fine di aprirsi come luoghi di accoglienza e scambio, affermandosi come avamposti per favorire il «libero esercizio del pensiero».
L’iniziativa, che in poche ore ha già riscosso diverse adesioni, è stata accolta con favore anche dalla ministra Maria Cristina Messa: «Come Ministero, siamo in stretto contatto con la Farnesina, cui assicuriamo appoggio proponendo soluzioni perseguibili con gli atenei e le strutture di alta formazione artistica, musicale e coreutica», si legge in una lettera di risposta della stessa, e ancora «Stiamo valutando, prima fra tutte le modalità di estensione del progetto European Qualifications Passport for Refugees ai rifugiati afgani e l’apertura di una linea di finanziamento per le istituzioni universitarie e AFAM pronte ad accogliere, anche sotto l’aspetto della residenzialità, studenti, docenti e personale tecnico proveniente dall’Afghanistan».
Tema fondamentale è inoltre la formulazione di strategie efficaci a tutela delle libertà individuali e del diritto all’istruzione di donne e ragazze, nonché della comunità LGBT+. Associazioni e presidi locali, come l’Associazione Pangea Onlus (qui il link per effettuare una donazione), si stanno impegnando in queste ore non solo a soccorrere la popolazione locale, ma anche a fornire all’esterno aggiornamenti tempestivi. Restano iconici i volti femminili cancellati dai manifesti delle strade di Kabul, appello alla responsabilità collettiva di interrogarsi sul potere simbolico di un corpo oggetto di una contesa ideologica e politica, bottino di guerra su cui si esercita una pretesa di proprietà collettiva e individuale
Rivendicando l’importanza del ruolo che gli enti di formazione possono assumere in questa emergenza umanitaria, il messaggio lanciato dall’Accademia di Belle Arti di Roma afferma altresì il potenziale della qualità fluida e universalmente condivisibile dei linguaggi artistici, possibili spazi di dialogo interculturale e di solidarietà.
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