Categorie: Attualità

Fermate gli orologi: l’appello del cinema alla Biennale di Venezia sulla guerra a Gaza

di - 25 Agosto 2025

A pochi giorni dall’apertura della 82ma edizione della Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, dal 27 agosto al 6 settembre 2025, il Lido si prepara ad accogliere anche mobilitazioni e appelli che chiedono di rompere il silenzio sul genocidio in atto a Gaza. Sotto la sigla Venice4Palestine – V4P, centinaia di esponenti del cinema e della cultura italiana e internazionale – tra cui Marco Bellocchio, Alba e Alice Rohrwacher, Matteo Garrone, Laura Morante, Valeria Golino, Toni e Peppe Servillo, Abel Ferrara e Fiorella Mannoia – hanno sottoscritto una lettera aperta indirizzata alla Biennale Cinema e alle sezioni parallele, le Giornate degli Autori e la Settimana della Critica.

«Fermate gli orologi, spegnete le stelle»: l’appello si apre con un verso tratto da Funeral Blues, una nota poesia di W.H. Auden. E denuncia: «Assistiamo, incredulә e impotenti, allo strazio di un genocidio compiuto in diretta dallo Stato di Israele in Palestina. Nessunә potrà mai dire: “Io non sapevo, non immaginavo, non credevo”. Tuttә abbiamo visto. Tuttә vediamo».

«Le adesioni alla nostra lettera aperta hanno superato quota 1500 firme in pochissimi giorni: circoli del cinema, festival, sigle di categoria, sindacati, associazioni culturali oltre a registə, interpreti, sceneggiatorə e tutte le maestranze dei vari comparti del cinema, dell’arte, della cultura, della formazione e dell’informazione. Una parte sostanziale e trasversale del nostro settore», scrivono da V4P. «Se sono bastate poche ore per radunarsi così in tantә, vuol dire che finalmente il cinema italiano ha scelto di stare dalla parte del popolo palestinese – aggredito e massacrato da decenni – e non riconosce più lo spazio per le mezze parole e l’equidistanza».

Un cinema che non vuole restare indifferente: Gaza a Venezia

La lettera richiama il ruolo delle immagini nel documentare la tragedia, ricordando come «In questi mesi siano costate la vita a quasi 250 operatorә dell’informazione palestinesi». E aggiunge: «La Biennale e la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica dovrebbero celebrare la potenza dell’arte come mezzo di trasformazione, di testimonianza, di rappresentazione dell’umano e di sviluppo della coscienza critica».

Il testo invita il festival a prendere «Una posizione chiara e priva di ambiguità» e a garantire «spazi e modalità di narrazione per la Palestina», perché «Almeno per qualche momento lo spettacolo debba fermarsi, interrompere il flusso di indifferenza, aprire un varco alla consapevolezza».

La Biennale ha replicato ricordando che la Mostra è «Da sempre luogo di confronto aperto e sensibile alle questioni più urgenti», citando opere come The Voice of Hind Rajab della regista tunisina Kaouther Ben Hania, in concorso quest’anno, e Of Dogs and Men di Dani Rosenberg, presentato nel 2024. La Biennale ha sottolineato di essere «Come sempre, aperta al dialogo».

Il film di Ben Hania, in particolare, ricostruisce la drammatica vicenda di Hind Rajab, bambina rimasta intrappolata in un’auto a Gaza dopo un attacco dell’esercito israeliano, diventata simbolo delle atrocità in atto. Il titolo di Rosenberg, coprodotto dalla Rai e presentato lo scorso anno, è invece incentrato sulla storia della sedicenne Dar, che torna al kibbutz Nir Oz dopo l’attacco del 7 ottobre 2023. Il direttore Alberto Barbera, presentando il programma, si è commosso raccontandone la genesi, auspicando che susciti «Emozione e non polemiche».

«Apprezziamo ovviamente la presenza di film come The Voice of Hind Rajab della regista Kaouther Ben Hania, ma allo stesso tempo ci chiediamo come si può rendere omaggio a figure come Gerard Butler e Gal Gadot, protagonisti di un film fuori concorso, che sostengono ideologicamente e materialmente la condotta politica e militare di Israele?».

Se Gadot ha più volte dichiarato il proprio sostegno alle operazioni condotte dal proprio governo nella Striscia di Gaza, Butler, di origini scozzesi, è stato tra i promotori, nel 2018, di una raccolta fondi organizzata a Hollywood per finanziare l’esercito israeliano.

V4P chiede quindi che sia «Ritirato l’invito a partecipare alla Mostra a Gerard Butler, Gal Gadot e a qualunque artista e celebrità che sostenga pubblicamente e attivamente il genocidio. E che invece quello spazio venga messo a disposizione di una nostra delegazione che sfili sul red carpet con la bandiera palestinese».

Una mobilitazione internazionale

L’appello veneziano si inserisce in una rete di iniziative partite dal mondo del cinema. Al Festival di Cannes, registi e attori di fama mondiale, tra cui Pedro Almodóvar, David Cronenberg, Alfonso Cuarón, Yorgos Lanthimos e Mark Ruffalo, avevano firmato un documento dai toni simili: «Rifiutiamo di permettere che l’arte sia complice dell’orrore. Bisogna reagire. Bisogna chiamare le cose con il loro nome».

In Italia, molti dei firmatari di V4P avevano già aderito al collettivo #NoBavaglio, che condanna «il genocidio in corso a Gaza e tutte le guerre globali», ribadendo la funzione sociale e politica dell’arte. A Venezia, la mobilitazione avrà un momento pubblico nella manifestazione in programma il 30 agosto, alle 17, davanti a Santa Maria Elisabetta al Lido.

Quest’anno la Mostra del Cinema si carica dunque di un significato ulteriore: quello di misurarsi con un conflitto che non è distante dalle vite di chi lo racconta. Come recita la lettera: «A Venezia tutti i riflettori saranno puntati sul mondo del cinema, abbiamo tuttә il dovere di far conoscere le storie e le voci di chi viene massacratә anche con la complice indifferenza occidentale».

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