Categorie: Beni culturali

I dieci peggiori restauri di tutti i tempi: la classifica da brividi

di - 7 Agosto 2019

Il caldo vi sta torturando? Una raccolta da brividi dei dieci peggiori restauri di tutti i tempi, da Monkey Jesus alla barba di Tutankhamon, senza dimenticare Leonardo da Vinci.

Elias GarcĂ­a MartĂ­nez, Ecce Homo (1930), Santuario de Misericordia, Borja, Spagna

Senza dubbio il più famoso esempio di restauro culminato in disastro, definito da tutti i media il peggiore tra i peggiori restauri della storia. Quest’opera si deve a un gesto di spontanea volontà dell’ottantaduenne Cecilia Giménez, parrocchiana e pittrice dilettante. L’anziana signora, non potendone più di vedere il dipinto rovinato dal tempo nel santuario di Borja, decise di intraprendere un’opera di restauro, affermando di aver richiesto il permesso al parroco che invece nega risolutamente di aver dato.

Che le doti tecniche della Giménez non fossero proprio all’altezza dell’obiettivo è emerso già prima della conclusione del lavoro, che appena è stato notato dai media ha fatto il giro del mondo affermandosi  rapidamente come nuova icona pop sotto i diversi nomi di Monkey Jesus, Ecce Mono o Potato Jesus ma contribuendo ad un boom turistico storico per la cittadina spagnola.

San Giorgio (XVI sec.), Chiesa di San Miguel de Estella, Navarra, Spagna

Nell’estate 2018, in Spagna, una scultura in legno del XVI secolo raffigurante San Giorgio che si trovava nella chiesa di San Miguel de Estella a Navarra è stata affidata per un restauro nelle mani dell’artigianato locale. Quest’operazione è valsa la metamorfosi dell’uccisore di draghi più famoso della storia in qualcosa di più simile ad un personaggio di Toy Story, andando incontro all’ira del sindaco della città, che per parte sua ha scoperto un po’ troppo in ritardo la “spaventosa mancanza di formazione” dimostrata dall’addetto al lavoro.

Vergine Maria, Sant’Anna e Gesù (XV sec.), Chiesa di El Randoiro, Ranadoiro, Spagna

Nella chiesa di un paesino delle Asturie di circa una trentina di abitanti si trova una scultura in legno della Vergine Maria con bambino, accompagnata da Sant’Anna, risalente al XV secolo. Nonostante fosse stata restaurata circa 15 anni fa, si è ritenuto che necessitasse di un ulteriore sistemata, affidando il lavoro a Maria Luisa Menendez, parrocchiana senz’altro devota ma non altrettanto capace nell’arte del restauro. Smalti industriali per tutte le superfici applicati con una dubbia interpretazione dei colori della tradizione cattolica hanno  così condotto ad un risultato degno di un concorso per nani da giardino e di un ottimo piazzamento nella classifica dei peggiori restauri.

Madonna con bambino (XX sec.), Chiesa di Sainte-Anne-des-Pins, Subdury, Ontario

Nella chiesa canadese di Sainte-Anne-des-Pins sussiteva un problema di vandalismo legato alla statua della Madonna con bambino, che subiva infatti frequenti decapitazioni. Quando Heather Wise, cittadina di Sudbury con qualche trascorso nella scultura, si propose di restituire una testa al bambin Gesù decapitato il parroco gioì, offrendo un compenso di circa 7000 dollari. Ma l’entusiasmo si smorzò decisamente all’arrivo di una testa di terracotta che, per quanto Heather Wise ne sottolineasse la provvisorietà prima del restauro definitivo, difficilmente poteva passare inosservato, per via dell’estetica effettivamente discutibile di un volto più somigliante a Maggie Simpson che a Cristo.

Sant’Antonio da Padova (XIX sec.), Soledad, Colombia

Svelato l’anno scorso in una chiesa colombiana, questo Sant’Antonio ha forse subito la trasformazione più moderna fra tutti. I materiali utilizzati spaziano dalle vernici usuali a fard, rossetto, eyeliner e ombretto per un risultato che non lascia troppo all’immaginazione rispetto all’orientamento sessuale del restauratore, il quale ha evidentemente ritenuto che anche la statua del Santo ne dovesse essere in qualche modo testimone.

Affreschi buddhisti (907 – 1125 ca), Tempio di Yunjie, Chaoyang, Cina

Per preservare questi millenari affreschi dal progressivo disintegrarsi nel tempo, il governo cinese aveva stanziato un bando del valore di 130mila dollari per un progetto di restauro, in cui però si è risparmiato troppo sulla selezione degli incaricati. I pregevoli affreschi realizzati durante la dinastia Qing sono infatti stati completamente ricoperti da lavori il cui stile sembra piuttosto richiamarsi ai cartoni Disney o ai libri di fiabe per un risultato che è stato accreditato come “distruzione di reliquie culturali” da Wang Jinyu, esperto di affreschi e restauro della Dunhuang Academy, ed è valso il licenziamento immediato a due ufficiali del governo.

Statua del Buddha (X sec.), Anyue, Cina

Realizzato nel 1995, questo colorito restauro di una statua del Buddha della dinastia Song risalente all’anno 1000 è stato operato da un gruppo di abitanti della cittadina di Anyue, dove si trova la statua. Nonostante la buona fede dell’intento, rientra nella triste casistica dei peggiori restauri. Le loro capacità di riuscire nell’impresa si sono rivelate piuttosto lontane dalla sufficienza ma il caso ha voluto che l’opera rimanesse sconosciuta per più di 15 anni, finchè nel 2018 la guida Xu Xin non ne notò l’appariscente patina e la fotografò per poi postare la foto sul sito di microblogging Weibo, rendendola nota al grande pubblico e all’Amministrazione del Patrimonio Culturale del governo cinese. Da quel momento pare che non si sia più verificato nessun evento del genere.

Castello di Matrera (IX sec.), Villamartin, Spagna

Interessante caso al limite tra un esempio di architettura d’avanguardia e un ecomostro è il Castello di Matrera, sito nei pressi di Cadice nel sud della Spagna, che è parzialmente crollato nel 2013 ed è stato in seguito restaurato dall’architetto Carlos Quevedo Rojas, il quale ha dichiarato, a lavoro concluso, che il progetto voleva ristabilire l’«unità potenziale» del monumento senza commettere un falso storico ma senza cancellare le tracce lasciate dal tempo. Dalla parte dell’architetto bisogna osservare la presenza di una legge del 2007 che vieta i “restauri mimetici” costringendo a distinguere nitidamente l’utilizzo dei materiali nuovi dalle strutture già esistenti.

Leonardo da Vinci, Orfeo attaccato dalle furie (XVI sec.)

Nel 2001, l’esperto di Leonardo da Vinci Carlo Pedretti ha ritrovato tra i lavori del pittore Stefano della Bella un disegno del vinciano che era considerato perduto da tempo. Dal valore di svariati milioni di dollari, si trattava della rappresentazione di un Orfeo che veniva attaccato dalle furie e si riteneva che risalisse al Codex Atlanticus. La buona notizia, però, ebbe vita breve e venne presto sostituita da un aggiornamento decisamente meno lieto: un team di restauratori di dubbia preparazione ha scoperto, senza premurarsi di fare un test preliminare, che il trattamento con acqua e alcol non era il più adatto per l’inchiostro di quel disegno, assistendone impotenti alla totale sparizione. E così, purtroppo, anche Leonardo rientra nella classifica dei peggiori restauri.

Maschera di Tutankhamon (1323 a.C.), Museo Egizio, Cairo, Egitto

Circa quattro anni fa, lo staff del museo egizio più grande del mondo è incappato nell’infelice situazione di aver spezzato la barba della maschera funeraria di Tutankhamon. Per legge la prima cosa da fare in questi casi è avvisare il Ministro delle Antichità del governo egiziano ma i membri di questo staff, sicuri delle proprie capacità, hanno ignorato questa opzione scegliendo di tentare un restauro immediato. L’operazione è avvenuta in pieno giorno, durante l’orario di visita, mediante l’utilizzo neanche così accorto di una colla epossidica industriale, della quale hanno poi cercato di raschiare via le tracce, peggiorando ulteriormente la situazione. Oggi possiamo ammirare la maschera così com’era grazie a Christian Eckmann, restauratore tedesco intervenuto per richiesta del ministro, che è riuscito a restaurarla propriamente dopo aver rimosso la colla.

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