La dittatura dello spettatore. Ecco il sottotitolo di Sogni e conflitti, la prossima Biennale di Venezia che aprirà i battenti a giugno 2003. “Dittatori” non per via delle indagini che modellano il mercato sui nostri presunti desideri. E nemmeno perché siamo coinvolti direttamente nelle opere d’arte che vediamo. Ma perché saremo finalmente liberi di scegliere cosa soffermarci a guardare, tra le 100 presenze alla Mostra di Venezia. Via i video di lunghezza incommensurabile, che ci hanno costretto in passato a dedicare il tempo di una giornata ad una minima porzione delle proproste.
Ce lo promette Francesco Bonami, il nuovo direttore dell’evento veneziano.
Fiorentino per nascita e formazione, il curatore è stato invitato dall’Università di Firenze e dalla Fondazione Pitti Immagine Discovery a confrontarsi nuovamente con la città. Un acceso dibattito ha preso corpo, il 5 dicembre, nell’Aula Magna universitaria. Al tavolo con Bonami, Maria Grazia Messina, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Firenze e Carlo Sisi, direttore della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti e del Museo Marino Marini.
Qual è la peculiarità dell’arte visiva? La domanda d’apertura di Carlo Sisi ha fatto da leit Motiv a tutta la serata. Esiste una metodologia precisa per valutare e definire cosa sia arte? Per Bonami, è impossibile stabilirne i tratti caratteristici. I motivi sono antropologici: la percezione dell’immagine da parte dell’individuo si è trasformata. Entra in gioco l’aspettativa dello spettatore. Esiste la necessità di una realtà artistica in relazione con il contesto politico sociale, che contribuisca alla sua trasformazione. Niente paura. Non dobbiamo aspettarci un’altra Kassel a Venezia. Non documentari che ripresentano la realtà per quello che è, ma vere e proprie opere d’arte, frutto della “digestione” del reale da parte degli artisti. Ci saranno video e fotografie, certo. Ma non solo.
Francesco Bonami non si sbilancia con le anticipazioni. Anche perché la sua Biennale conterrà otto mostre nella mostra, assolutamente indipendenti e curate da personalità diverse. Nel Padiglione Italia, “Ritardi e rivoluzioni” porterà la firma dello stesso Bonami. Quale tendenza emergerà dalla selezione degli artisti? Nessuna tendenza. Solo lo specchio di un panorama globale. E l’esigenza di rimanere ancorati all’identità locale, rendendo il proprio linguaggio accessibile a tutti.
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