Le opere di
Omar Galliani nascono dal confronto con la tradizione, non soltanto per il mezzo espressivo che prediligono, ma anche per la valenza simbolica di cui si dotano e per i temi che affrontano. All’interno di questo rischioso percorso di rinnovamento e conciliazione fra antico e moderno, l’artista emiliano ha sviluppato tematiche legate all’arte sacra con le serie
Santi e
Nuovi santi, che ne hanno reinterpretato l’iconografia immergendola in atmosfere gotiche e intimiste.
L’esposizione del Museo Diocesano di Sant’Apollonia continua questa ricerca, ispirandosi alla martire a cui è dedicata l’istituzione. La santa, sottoposta a percosse che “
le fecero uscire i denti”, prima che lei stessa si gettasse nel fuoco, venne eletta protettrice dal mal di denti e raffigurata con gli strumenti e i segni del supplizio subito. In
Tutti i denti di Santa Apollonia, Galliani ne rinnova la rappresentazione, inserendo uno degli attributi simbolici della santa, i denti estratti, in un contesto del tutto estraneo, che richiama più lo spazio profondo della fantascienza che un immaginario ultraterreno. Si tratta di opere dal forte impatto, ambivalenti, che accompagnano allo straniamento ironico, dovuto all’inusuale soggetto, il fascino totemico del celebre monolite kubrickiano.
Come sempre, l’enigmaticità delle opere di Galliani spinge lo spettatore a confrontarsi direttamente con l’opera. L’artista dosa sapientemente gli equilibri delle sue composizioni, facendo qui risaltare le forme, isolandole in uno sfondo nero, bilanciato da esili punti di gesso bianco, che lo trasformano in un cielo notturno baluginante di stelle. Oppure giocando sui contrasti tra monocromo e colore, tra soggetto “disegnato” e febbrili tratteggi in filigrana nelle opere della prima sala. Si tratta di quadri spezzati in due tra profili di donna in monocromo e il disegno radiografico e privo d’ombre, immerso nei toni più accesi del blu o del rosso.
Come nei lavori precedenti, il ricamo elettrico in filigrana che si sovrappone o affianca il disegno aggiunge una dimensione ulteriore al piano monocromo del ritratto, ma qui si delinea secondo misteriose anamorfosi, che non richiamano direttamente riconoscibili forme anatomiche o floreali.
Nella prima sala, le opere di Galliani si confrontano con quelle dell’altro protagonista dell’esposizione,
Andy Warhol, presente con otto serigrafie del 1984 che reinterpretano un quadro di
Piero della Francesca. La santa senza sorriso vi è raffigurata secondo l’iconografia tradizionale, mentre tiene in mano una tenaglia stretta intorno a un dente, virando come di consueto l’immagine in diverse tonalità di colore.
Le due serie di tele poste l’una di fronte all’altra creano una quadreria omogenea, richiamandosi per il forte impatto cromatico.