La Galleria Forni di Bologna presenta una serie di quaranta pastelli su carta di
Giorgio Tonelli (Brescia, 1941). Opere riunite sotto un unico tema, lâorizzonte sul mare, su cui lâartista posa lo sguardo, uno sguardo fisso, attento a ogni variazione atmosferica, pronto a cogliere ogni esalazione marina che viene a fondersi col cielo.
Il pittore si trova solo di fronte a questâimmensitĂ , solo di fronte al mistero che da sempre ha esercitato sullâuomo un enorme fascino e timore: cosa câè al confine di questo mare? Quale mistero nasconde uno sguardo sullâinfinito? Di fronte alla potenza del mare e allâindefinitezza del cielo, lâuomo non può fare a meno di avvicinarsi a questa bellezza inquieta, terrorizzato dallâincapacitĂ di coglierne appieno il significato. Il fascino e la violenza che scaturiscono da questi pastelli rappresentano lâimmagine kantiana del sublime, che mira a ridestare la dimensione sovrasensibile dellâuomo, al di lĂ della ragione, dove regna sovrano il campo emotivo.
Ed è proprio su questo significato che Tonelli si è voluto concentrare, declinando lo stesso tema in varie versioni, che insieme mirano a sbrogliare quel mistero racchiuso nellâinfinita indeterminatezza. Le mani sporche di sabbia, gli occhi colmi di cielo, i pastelli per raccontare un viaggio nelle profonditĂ dellâanimo umano, imprevedibile e complicato, come una tempesta, mutevole e incomprensibile, come le nubi nella volta celeste. Sbiadiscono le nuvole interrompendosi in modo netto sullâorizzonte, finemente tracciato da una linea sottile che, per rimarcare la propria esistenza, viene a scolpirsi in un colore diverso rispetto al resto.
La prima luna è pallida, evanescente mentre le sue lame di luce si fondono con il mare, ondeggiando tra la spuma. Ma piĂš in alto, atmosfere violacee sono presagio dâincertezza verso un destino che, a mano a mano salendo, diviene scuro e impenetrabile grazie al tocco di un artista che è maestro nel cristallizzare la mutevolezza del cielo. Come un bambino che per la prima volta assapora il profumo del mare, cosĂŹ Tonelli fissa per la prima volta il suo sguardo sullâorizzonte: gusta la salsedine, respira la brezza, si scuote di fronte a questa terribile bellezza.
Come canta Paolo Conte,
âMa che paura che mi fa quel mare scuro,
non sta fermo maiâ, ponendo sotto la volta dello stesso timore il pittore e lo spettatore, che si trova inconsapevolmente attratto da quei toni di grigio fumo e antracite, fautori di unâaria immobile: poco spazio viene riservato al mare, nonostante il suo ruolo nei pastelli contenga il significato piĂš pregnante, lâunica via per sedare le proprie ansie, i propri timori, sintomo della fragilitĂ della natura umana.
CosĂŹ il suo viaggio continua in silenzio sulle note de
Lâultima luce, dove il mare sâincrespa in collinette biancastre e una luce incerta illumina per lâultima volta lâorizzonte. Ma tornerĂ
Lâalba a custodire i sogni dellâuomo, ad alimentarne le speranze, le stesse che la sera prima sembravano dissolversi sul mare.