E il design industriale? Prodotti serializzati, tutti uguali, che da decenni abitano l’immaginario collettivo e arredano le nostre case. Quanto fascino esercitano su di noi? Oggetti ed elettrodomestici dalle forme accattivanti e dalle tinte artificiali che nutrono e appagano il nostro feticismo di consumatori. Certo, non è una novità che artisti, musicisti, designers e architetti, immersi nel mondo dell’artificio e cresciuti davanti ad un televisiore, o alle prese con i video games, nutriti, in sostanza, dal flusso massmediale, ne abbiano tradotto il loro linguaggio, e assimilato la logica strutturale. I più giovani, poi, sono abili e scaltri nel proporre un ventaglio di soluzioni fresche ed elaborate, slegate da una semplice emulazione o riflessioni ostiche e cerebrali, mettendo a punto dispositivi attraenti, fortemente estetizzanti ma, non per questo, poveri di attente riflessioni concettuali. È il caso, per esempio, di Davide Minuti che espone, in chiusura di stagione, presso la Galleria Marabini di Bologna. A cura di Guido Molinari, la mostra è in grado di soddisfare le risposte ai nostri quesiti.
Iniziamo, allora, con il ‘caricare’ i primi elementi…
loading, seguito ad una numerazione crescente, è il titolo dei lavori a parete: tre quadri/oggetto, tre supporti in alluminio colorati di bianco RAL9010, un tipo di vernice, normalmente impiegato per ricoprire scatolame di alluminio vario ed elettrodomestici. Lungo i bordi verticali un accostamento cromatico di brani di nastro adesivo in pvc, normalmente impiegato per i cartelloni pubblicitari e la decorazione di vetrine, incornicia lo sfondo privo di qualsiasi tipo di elemento: il rapporto figura sfondo si briciola completamente, la fruizione si sposta verso i bordi generando un senso di attesa e di tensione, la stessa, insomma, che ci pervade quando, davanti al nostro monitor, attendiamo il caricamento di una pagina web e che, in questo caso, una volta aperta ci catapulta dalla bidimensionalità alla terza dimensione. È cosi che Davide Minuti con l’installazione a ‘modulazione variabile’ update, aggiorna e ridefinisce la sua ricerca, scarica nuovi elementi, ampliandone la progettualità. Lungo il perimetro del terzo ambiente della galleria, cinquatasei gambe da carrello industriale
Davide Minuti mette mano ad una mostra dotata d’ampio respiro, allestita in maniera leggera e coinvolgente, senza alcun tipo di clamore e in grado di catturare tanto un pubblico di non addetti ai lavori, quanto di mettere in luce una ricerca interessata ad un’abile sintesi tra design, scultura e installazione.
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