La monografica di Cristiano Pintaldi presentata dalla galleria no-code si apre con la rappresentazione di un occhio. Una lettura dell’occhio zaffiro di David Bowman, l’astronauta protagonista di 2001: Odissea nello spazio. Dimenticatevi quindi il più famoso occhio rosso di HAL 9000, richiamato dal logo del Grande Fratello al quale arriviamo fra un attimo.
Pintaldi, con questo quadro, continua ad attingere dalle immagini di fantascienza, televisive e cinematografiche. Una rivisitazione di icone che scorrono ogni giorno su schermi familiari a tutti. Arte pop, insomma. E il colore azzurro dell’iride, infatti, è “sparato”, scopertamente chimico, come già notava il semiologo Roland
Facciamo un passo indietro, a settembre, quando tre pannelli raffiguranti altrettanti occhi azzurri sono stati collocati in un corridoio della casa più spiata d’Italia. Forse non ce ne siamo accorti, ma molti di noi li hanno incontrati quasi ogni giorno in tv. L’occhio, allora, viene spogliato e investito di un nuovo significato, lo sguardo diventa incessante, indagatore, spettatore forzatamente presente (ormai il riferimento alla fantascienza è lontano anni luce).
Nell’esposizione (siamo tornati a Bologna) oltre ai quadri-occhi sono presenti tele che raffigurano i protagonisti del programma davanti a quegli stessi quadri. Il gioco, da pop, diventa post-moderno, l’operazione auto-referenziale, il pensatore francese di turno: Baudrillard.
Gioco che si è amplificato durante il vernissage, essendo stati predisposti schermi televisivi (inutile dirvi il programma in onda): sugli schermi i protagonisti si muovevano davanti ai quadri che si potevano vedere “dal vivo” a qualche metro di distanza. Le telecamere convertivano anche i quadri-occhi e gli invitati (intenti a commentare) in filmato, trasmesso “in diretta” da Stream.
Ecco creato un continuum che la stessa forma circolare dell’iride, da cui siamo partiti, suggerisce e sottoscrive. Fin qui tutto abbastanza convenzionale.
Se non che è la tecnica pittorica di Pintaldi a complicare le cose.
In realtà Pintaldi semplifica il processo, visto che, nei suoi quadri, una tesserina può essere gradatamente sfumata. Procedura impossibile per la televisione, dove un pixel è un elemento uniforme, come una piccola lampadina. Anche la grandezza del pixel non è rispettata. Non è quindi vero che bisogna avvicinarsi molto per distinguerli. Anche da lontano il quadro restituisce l’effetto vibrante di una pittura su una rete tesa. Pintaldi può essere considerato un prosecutore del pointillisme. E come gli esponenti del movimento francese (ma possiamo chiamare in causa anche gli impressionisti), sempre impegnati nel tentativo di riprodurre effetti luministici effimeri, già svaniti, Pintaldi immobilizza attimi che scorrono (in tv, però). Siamo nell’arena dell’eterno scontro tra arte e vita (filmata) su cui potrebbero scorrere fiumi di inchiostro.
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Emanuele Lugli
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