Dast è un artista italiano con una biografia poco nota; partecipa alla mostra “Subway” lungo i corridoi della metropolitana di Milano nel 1998, e alla collettiva “Panik” alla galleria La Luz de Jesus di Los Angeles nel 1999, anche grazie alla valorizzazione di un genere noto come Neopop. Il critico Gianluca Marziani sostiene che “gli artisti NeoPop dialogano con le altre culture visive…vivono la coscienza della propria dimensione, afferrando l’interattività culturale per poi sublimare i percorsi nel proprio linguaggio” (N. Q. C. Arte italiana e tecnologie: il Nuovo Quadro Contemporaneo, 1998, Castelvecchi – Roma). Il caso italiano più eclatante è forse rappresentato dal quartetto di artisti milanesi del gruppo Ultrapop. Anche Dast come gli Ultrapop deve qualcosa all’illustrazione alternativa americana degli ultimi anni, ad artisti come Trevor Brown, Joe Coleman e Robert Williams; ne rilegge forme quali l’estrema caratterizzazione dei personaggi, il colorismo elementare e la valenza narrativa.
Il suo linguaggio pittorico è un elementare code mixing che attinge da sottoculture che vanno dal fetish allo splatter: il risultato è tanto efficace a livello simbolico quanto già sperimentato. Quello, però, che colpisce in Dast e fa da contrappunto alla volontaria semplificazione espressiva è un’acuta sensibilità per l’iconografia religiosa, di cui ripropone i feticci e la composizione. Alcuni dei 19 acrilici esposti sono evidentemente dei polittici, popolati però da personaggi freack e ne raccontano le gesta, esattamente come per martiri e santi in certi affreschi tipici dell’arte cristiana. La costruzione narrativa dei personaggi si sviluppa anche tra quadro e quadro, costruendo una coerenza sintattica, che fa dell’intera opera la descrizione di un mondo intimo e autonomo. L’inferno di Dast non è un mero tentativo di shockare il fruitore, quanto piuttosto un modo intelligente per mostrare come certe problematiche quotidiane, quali prostituzione, abbandono e xenofobia, stridano con l’immaginario cattolico: in certe tele come My Way, o La signora dei diversi è visibile l’indulgenza con cui Dast considera i devianti, demonizzati per contro da una sedicente società perbenista.
Link correlati
www.ultrapop.it
www.neopop.it
www.juxtapoz.com
Niccolò Manzolini
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BELLA MOSTRA E INTERESSANTE LO SPAZIO!! GIRANDOMI ATTORNO MI CHIEDEVO COME QUESTA GALLERIA NON OSSERVA IL FERMENTO ARTISTICO PALERMITANO!!
RICCO DI ARTISTI INNOVATIVI E IN MOLTI CASI PARAGONATI AI NEW NEUROTIC REALIST!!
INFORMATEVI MONDO BIZZARRO !!
SE VOLETE QUALCHE INFORMAZIONE IN PIU CERCATE ARTE CON LO SPECIALE SU PALERMO!!1 BYE BYE E MIGLIOR VITA !!