Con la serie di foto Temporary houses Peter Bobby propone interni d’abitazioni asettiche, arredati con cura e precisione, indagati in modo da sondarne con lucidità ottica gli spazi, quasi per certificarne l’esistenza e allo stesso tempo restituirci delle visioni fredde, artificiali, eppure visivamente seducenti.
Queste case sono allestite per pubblicizzare la vendita di appartamenti: di fatto sono spazi impraticabili, che non esistono e potrebbero non essere mai realizzati; sono set effimeri, sospesi ed inquietanti che proprio nell’estrema perfezione e nell’assenza di vissuto tradiscono un eccesso di freddezza e transitorietà.
Sono luoghi che si negano all’esperienza e che vivono di tensioni raggelanti, pur essendo case diventano luoghi alienanti, non caratterizzati da tracce umane; potenzialmente potrebbero appartenere a tutti e a nessuno, o meglio potrebbero non esistere affatto.
Rita Palanikumar (Zurigo) sceglie di sostituire alla presenza umana un surrogato artificiale, nelle sue foto dei manichini assumono pose realistiche nelle espressioni e negli abiti. Nella serie proposta in galleria, It is sunday everywhere, assistiamo ad una messa in scena che ha come protagonisti un’allegra
Ottimo abbinamento per la Galleria Plastica: entrambi gli artisti ci propongono un’arte che genera inquietudine, che destabilizza la nostra condizione elevando l’effimero e l’artificiale ad unici parametri dell’esistente.
La loro ricerca esclude in ogni caso la condizione umana: nelle moderne case-fantasma di Peter Bobby diviene assenza, in Rita Palanikumar è ridotta a simulazione; la loro finzione si denuncia come tale, negando ogni valenza consolatoria.
link correlati
pbobby.com
planetemotions.it/notizie/news.det.asp?idnews=480
www.artpromotion.net/comunicati/cs_plastica_legamenti.html
Francesca Pagliuca
mostra vista il 24 maggio
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