Cresciuto tra le meraviglie artistiche e architettoniche di Firenze Alberto Magnelli (Firenze, 1888 – Meudon, 1971) cominciò a produrre opere rilevanti sin dal 1909, prendendo parte a numerose collettive e arrivando nel giugno dello stesso anno a partecipare all’VIII Biennale di Venezia. Per il pittore, questa fu un’esperienza molto importante che ebbe modo di ripetere l’anno successivo, all’interno della “sala internazionale della gioventù”. La Biennale del 1910 ospitava, con ben 22 dipinti, Gustav Klimt, che influenzò notevolmente l’immaginario artistico di Magnelli. L’incontro con la pittura del maestro austriaco gli consentì di abbandonare un certo provincialismo derivato dal legame troppo stretto con la tradizione toscana, per approdare ad una pittura più sensibile alle variazioni cromatiche e all’equilibrio puro delle forme. In questo periodo il registro stilistico di Magnelli, pur essendo ancora orientato verso un figurativismo rigoroso, lasciava trasparire una spiccata capacità compositiva che si rivelò più tardi con grande vigore all’interno delle sue tele astratte.
L’esposizione di Reggio Emilia e Correggio, ospitata nelle sale di Palazzo Magnani e Palazzo dei Principi, è un’antologica ampia e accurata, che presenta circa 90 dipinti e 70 tra collage, gouache e ardesie. Le opere che si susseguono sulle pareti delle due sedi espositive analizzano scrupolosamente e con grande efficacia tutti i periodi artistici del maestro fiorentino: dalle esperienze degli anni Dieci, caratterizzate da un gusto fortemente decorativo, autonomo rispetto all’oggettività dell’immagine pittorica ma carico di vitalità, alla serie delle Esplosioni liriche del 1918. Dalle opere degli anni Venti, improntate ad un figurativismo di intonazione quasi classica, al periodo delle “rocce e delle pietre” del 1931. Fino alla produzione avviata nel 1935 di limpide figure geometriche che caratterizzano rigorosamente uno spazio definito.
La sezione della mostra ospitata a Correggio permette di conoscere l’aspetto meno noto e forse più creativo dell’officina di Magnelli, con la presentazione di collage ottenuti utilizzando cartoni ondulati, tele e tessuti, o gli acquerelli e le opere realizzati su piccole tavolette di lavagna. Non viene trascurato il legame del pittore con l’avanguardia fiorentina, facilmente riscontrabile sin dal 1912, anno in cui cominciò a partecipare alle attività del Gruppo delle Giubbe Rosse, che riuniva al suo interno intellettuali, scrittori e pittori. Le opere presentate a Reggio Emilia raccontano una carriera fatta di incontri e viaggi importanti, come la trasferta parigina, in compagnia dell’amico e poeta Aldo Palazzeschi, del marzo del 1914, durante la quale Magnelli frequentò gli artisti italiani presenti sul suolo francese –Soffici, Boccioni e Carrà– e i nomi di spicco della cultura e della pittura transalpina come Apollinaire, Picasso, Matisse, Gris e Leger.
nicola bassano
mostra visitata il 16 dicembre 2006
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