Nella loggia rinascimentale
di Palazzo dei Pio, i 12 film hanno ribadito la totale indifferenza dell’autore
per la distinzione fra immagine statica e dinamica; i luoghi e i temi cari,
passando da un continente all’altro, da una serie all’altra, da un periodo
all’altro, investono il visitatore. Se ne esce con una visione d’insieme sul
lavoro di
Olivo Barbieri, che ha messo in questione i limiti linguistici della
fotografia di paesaggio e d’architettura.
Nei film site specific_Roma 04,
site specific_Shanghai 04, “site specific_Las Vegas 05, site
specific_Modena 08″, Sevilla → (∞) 06 e Seascape#2
Castel dell’Ovo, Napoli, 06 si ritrova
lo sguardo super-visore sullo spazio naturale e costruito: è lo sguardo che
perlustra dall’alto, scandaglia e svela.
racconta, l’uso del fuoco selettivo (che è diventato un po’ la sua cifra
stilistica), abbinato al punto di vista aereo, traduce la volontà di far
regredire la realtà a rango di modello architettonico. La rilettura del tessuto
urbano e la verifica dello spazio viene ulteriormente favorita dalla
collocazione non ordinaria, speciale dell’autore, che pure non lo attraversa
mai concretamente.
Nel più recente Tuscany
in 6 pieces del 2010, luoghi emblematici di questa regione vengono astratti
forzatamente, facendo affiorare la trama urbana. Tanto quanto nelle sue serie
fotografiche, così in quelle filmiche la questione sulla porzione di realtà
rilevata è centrale: inquadrare è già un atto selettivo, ciò che non è
nell’inquadratura è scartato, ciò che non è a fuoco è indifferenziato, una
fetta di “veduto” presente nell’immagine sottolinea la porzione
minima, netta e chiara di ciò che salviamo dal caos, ciò che è a fuoco.
Parrebbe una metafora visiva dell’attenzione che si dedica umanamente al
creato.
In altri film, come Seascape#1
Night, China Shenzhen, 05 e Rivescape# 1, Night, China Shanghai
2007, c’è invece il
tema dell’illuminazione notturna e artificiale. La baia di Shenzhen, attraversata in nave da
parte a parte, è l’immagine visionaria di luci che affiorano dal
buio, di nuovo da un caos.
Insieme a Beijing Sky del 2007, Olivo Barbieri racconta un
Oriente vitale ed energico, di nuove generazioni immerse in un repentino
cambiamento urbanistico e architettonico.
“Mi piace stare al confine tra Google e la
Terra“, dice; per questo forse gli riesce così bene narrare luoghi
socialmente emblematici come gli stadi, progetto commissionato dalla Fondazione
Sandretto Re Rebaudengo nel 1999, i tribunali o le scuole. In 5 Colori
(2008), servendosi di un montaggio caleidoscopico,
combina nello stesso frame la visione
simultanea dei diversi piani, ognuno contraddistinto da un colore, del Collegio
Universitario Einaudi di Torino, recentemente restaurato da Luca Moretto.
Che a Olivo Barberi
non interessasse la fotografia in quanto simulazione del reale è più che noto,
ma i 12 film riuniti nella videoinstallazione di Carpi rappresentano la summa
delle posizioni tecniche e teoriche dell’autore. Con una circolarità che incede
nel ricordo visionario di Godfrey Reggio,
cultore dell’immagine contemporanea.
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A
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In
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mostra
visitata il 4 dicembre 2010
dal 4 dicembre 2010 al 9 gennaio 2011
Olivo Barbieri – Opere scelte 1978-2010
a cura di Luca Panaro
Palazzo dei Pio
Piazza Martiri, 68 – 41012 Carpi (MD)
Orario: venerdì, sabato e festivi ore 10–13 e 15–19; da
martedì a giovedì ore 10-13 su appuntamento
Ingresso: intero € 5; ridotto € 3
Catalogo APM Edizioni
Info: tel. +39 059649955; fax +39 059649976; musei@carpidiem.it; www.palazzodeipio.it
[exibart]
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