Categorie: Cinema

Il 2024 della Grande Arte al Cinema, con Hopper, Klimt e gli antichi egizi

di - 10 Gennaio 2024

Dagli antichi egizi ai paesaggi solitari di Edward Hopper, passando dagli ori di Gustav Klimt. Un lungo viaggio ci aspetta ma possiamo metterci comodi sulle poltroncine, perché si apre il sipario sulla nuova stagione della Grande Arte al Cinema, il progetto di Nexo Digital, in collaborazione con Abbonamento Musei, che anche nel 2024 porterà i capolavori più preziosi e le storie più interessanti sul grande schermo.

Grande Arte al Cinema: il 2024 si apre con il Bacio di Klimt

La stagione della Grande Arte al Cinema parte il 30 e 31 gennaio 2024 con le tinte trionfali della Secessione grazie a IL BACIO DI KLIMT, il docufilm diretto da Ali Ray, prodotto da Phil Grabsky con Exhibition on Screen, che indaga la storia, la sensualità, i materiali abbaglianti e i misteri di uno dei dipinti più suggestivi, conosciuti e riprodotti del mondo. Dipinta a Vienna intorno al 1908, l’opera è uno dei capolavori di Klimt, artista controverso che ha dominato la scena artistica del suo tempo.

Nato a Baumgarten, allora sobborgo di Vienna, da padre orafo e madre appassionata di musica lirica, Gustav Klimt (1862-1918) è stato un titano della Secessione, capace di creare nuovi mondi decadenti che fondevano sensualità e mitologia antica alla modernità più radicale. Molti dei suoi dipinti vedono protagonista la bellezza e il mistero del corpo femminile e in particolare il suo “periodo d’oro” è caratterizzato da un metodo di lavoro unico che gli permetteva di applicare sulla tela una sottilissima foglia d’oro naturale. È da questa tecnica raffinata che sono nate alcune delle sue opere più famose, tra cui il simbolo senza tempo della bellezza e dell’espressione artistica, l’iconico Bacio.

Il film si addentra proprio nei dettagli dell’oro, dei disegni decorativi, del simbolismo e dell’erotismo e si domanda anche: come ha fatto Il Bacio a divenire così famoso? A trasformarsi, tra le altre cose, in un’icona pop e nel poster più popolare tra quelli appesi alle pareti dei dormitori degli studenti da Pechino a Boston? Uno studio ravvicinato del dipinto ci condurrà tra le strade della straordinaria Vienna di fine secolo, quando un nuovo mondo si scontrava con il vecchio e la modernità vedeva, per la prima volta, la luce.

Meraviglie del Museo Egizio

Il secondo appuntamento del calendario della Grande Arte al Cinema sarà il 12 e 13 marzo 2024, con UOMINI E DEI. LE MERAVIGLIE DEL MUSEO EGIZIO, prodotto da 3D Produzioni, Nexo Digital e Sky in collaborazione con il Museo Egizio di Torino, nell’anno del bicentenario della sua fondazione. Diretto da Michele Mally, che firma il soggetto con Matteo Moneta, autore della sceneggiatura, il film vede la partecipazione straordinaria del Premio Oscar Jeremy Irons, che guida gli spettatori in un viaggio alla scoperta dei tesori di una delle civiltà più affascinanti della storia antica.

Con oltre un milione di visitatori nel 2023, il Museo Egizio è il quinto museo più visitato in Italia e è il più antico al mondo dedicato all’antica civiltà nilotica. A Torino sono custoditi 40mila reperti, di cui 12mila esposti sui quattro piani del Museo. Sfingi, statue colossali, minuscoli amuleti, sarcofagi, raccontano quasi 4mila anni di storia antica. Tra i reperti celebri nel mondo ci sono il Papiro dei Re, noto all’estero come la Turin King List, l’unica lista che sia giunta fino a noi che ricostruisce il susseguirsi dei faraoni, scritta a mano su papiro, o il Papiro delle Miniere, una delle più antiche carte geografiche conosciute. E ancora sculture come la statua del sacerdote Anen, quella di Ramesse II, quella della cosiddetta Iside di Copto, oltre al ricco corredo funebre di Kha, sovrintendente alla costruzione delle tombe dei faraoni che insieme alla moglie Merit sarà tra i protagonisti di tutto il racconto.

Reperti, studi scientifici e il dietro le quinte del Museo sono narrati in maniera corale non solo dalla Presidente del Museo, Evelina Christillin, e dal Direttore Christian Greco, ma anche da alcuni dei curatori del Museo e da numerosi altri esperti internazionali.

Una storia d’amore americana

La stagione si chiuderà il 9 e 10 aprile con HOPPER. UNA STORIA D’AMORE AMERICANA, dedicato a uno dei simboli dell’arte statunitense. Quella di Hopper è un’America popolare, silenziosa e misteriosa, capace di influenzare pittori come Rothko e Banksy, cineasti come Alfred Hitchcock e David Lynch, ma anche fotografi e musicisti. Ma chi era davvero questo artista riflessivo e maestro della narrazione chiamato Edward Hopper? E come ha fatto un illustratore in difficoltà nato nello stato di New York a creare una tale quantità di capolavori in grado di parlare alle persone comuni così come agli esperti?

Il documentario diretto da Phil Grabsky analizza a fondo l’arte di Hopper (1882-1967), la sua vita e le sue relazioni personali, dagli esordi al rapporto con la moglie Jo, che abbandonò la sua promettente carriera artistica per fargli da manager. E ancora il successo delle sue tele, la personalità enigmatica dietro il pennello, la capacità di indagare la solitudine come nessuno prima di lui era riuscito a fare, tanto da dialogare, a distanza di decenni, anche con chi, in periodo Covid, si è trovato recluso, solo, isolato.

Con l’ausilio di interviste di esperti e letture di diari e grazie a un sorprendente sguardo gettato sul suo quotidiano, HOPPER. UNA STORIA D’AMORE AMERICANA fa rivivere l’artista probabilmente più influente di tutta la storia statunitense. Come recita il titolo, saremo trascinati all’interno di una storia d’amore tutta americana: l’amore per l’architettura e i paesaggi aperti e talvolta desolati degli States ma anche quello, tenero e appassionato, per la determinata compagna di vita Jo.

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