Uno dei film assolutamente da non perdere di questa quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma è “Waves”, terza pellicola di Trey Edward Shults che, dopo “Krisha” (2015) e l’horror “It Comes at Night” (2017) continua a raccontarci, ogni volta in maniera diversa, il mondo complesso delle dinamiche e delle relazioni familiari.
Presentato ad agosto al Telluride Film Festival e successivamente al Toronto International Film Festival a settembre, “Waves”, ambientato nel sud della Florida, in un mondo che ci ricorda, anche se da lontano, quello di “Moonlight” di Barry Jenkins, traccia la storia di Tyler (Kelvin Harrison Jr.) diciottenne afroamericano all’ultimo anno di liceo, promessa del wrestling giovanile con una vita apparentemente perfetta: un posto d’onore nella squadra della scuola, una ragazza di cui è innamorato, Alexis (Alexa Demie, che interpreta Maddy Perez in “Euphoria”), una madre affettuosa (Renée Elise Goldsberry), un padre (Sterling K Brown) che lo spinge incessantemente e in maniera oppressiva a fare sempre meglio (“Non ci è concesso il lusso di essere nella media”, dice al figlio), e una sorella minore, Emily (Taylor Russell).
Le pressioni che Tyler sente addosso a causa del padre e dell’imminente fine del suo percorso scolastico lo portano a trascurare quello che sembra essere un banale dolore alla spalla, diagnosticato poi come una lesione molto grave. Questa complicazione potrebbe compromettere la sua carriera da sportivo, ma il ragazzo decide di tenerla nascosta ai genitori e di curarla con gli antidolorifici, un’abitudine che cresce fino a diventare una dipendenza fuori controllo.
La sua normalissima vita da adolescente viene pian piano sconvolta da una serie di eventi che lo portano a manifestare la sua rabbia in maniera autodistruttiva, fino ad arrivare a un punto di non ritorno, che culmina in un terribile incidente.
Un ritmo costante, una regia che sottolinea momenti di grande emozione e soprattutto tensione, con svolte e movimenti rapidi (che non nascondono la passione di Shults per il genere horror), una colonna sonora esplosiva accompagnata da colori saturi (il collegamento con “Euphoria” è inevitabile), ci portano nella vertiginosa perdita di controllo di Tyler. Quando la tragedia si palesa all’apice di questo ritmo frenetico, il film cambia prospettiva in un modo inaspettato.
Evitando spoiler possiamo dire che si tratta dell’inizio di una seconda storia in cui Tyler è il grande assente, ma le conseguenze delle sue azioni condizionano in maniera irreversibile la vita di tutti i membri della sua famiglia. In particolare Emily, una normalissima sorella minore, a tratti risentita per le attenzioni canalizzate tutte verso il fratello, ora investita da queste “onde”, devastanti conseguenze di azioni che non sono le sue.
Emily incontra a scuola il goffo Lucas Hedges (Patrick Chandler di “Manchester by the Sea”), e da quello che inizialmente è un flirt adolescenziale nasce un vero amore, sincero, che cambia la vita di entrambi.
Le loro scene sono di una dolcezza spiazzante, ma il cambiamento di tono è così repentino rispetto alla prima parte del film (anche per quanto riguarda la palette di colori e soprattutto le musiche, straordinarie, che spesso accentuano alcune scene che forse senza avrebbero fatto fatica a decollare), che si rimane inizialmente un po’ turbati.
In un sali e scendi di emozioni, con molti scambi sinceri, da quelli impacciati tra una coppia di fidanzati ai primi appuntamenti a quello tra genitori e figli che si confrontano uscendo allo scoperto, il film parte da un mix di normali conflitti adolescenziali e continua in una salita vertiginosa che comprende abuso di droghe, farmaci, gravidanze indesiderate, mascolinitĂ tossica e violenza, fino a condurci, sorprendentemente, verso ritmi piĂą tenui, raccontandoci attraverso gli occhi di una giovane ragazza i diversi modi di affrontare il dolore.
La risalita verso la luce ci porta a superare quella linea, spesso tracciata in maniera banale, che divide il “bene” dal “male”, esplorando cosa vuol dire saper perdonare ma soprattutto sapersi perdonare, e tenersi a galla in mezzo a tanta sofferenza.
Un film assolutamente da vedere che, nonostante alcuni cliché, sorprende di continuo anche nel cambio repentino del ritmo narrativo. Al cinema dal 1° novembre.
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