Il Laocoonte greenberghiano fu concepito in pieno Modernismo. Modernismo letto invece problematicamente, appena dieci anni dopo, da Cesare Brandi in un testo uscito su “Immagine” intitolato la fine dell’Avanguardia. La visione di Brandi, pur nella chiara interpretazione della contemporaneità, mette a fuoco l’azzeramento del passato nelle arti, fenomeno ripreso e sottolineato da Rosalind Krauss negli anni Ottanta col termine “make it new”. Il Laocoonte, si torce ancora oggi nel tentativo di liberarsi dai vincoli del presente. L’opera d’arte contemporanea, infatti, è spesso costretta nella categoria spaziale che le permette di essere ovunque riconoscibile ma non per questo di restare “sempre” riconosciuta. Il tentativo di alcuni artisti è, quindi, quello di ridare all’opera d’arte una categoria temporale che riconosca un passato e, di conseguenza, ritrovi la forza di progettare il futuro.
A dieci anni dalla morte e a 50 dalla Biennale del ‘76, Leonforte celebra Salvo con una targa nel luogo…
Il vincitore del Premio Milano Drawing Week 2025 porta la sua ricerca messicana in dialogo con Renato Guttuso da ArtNoble…
Al CIAC di Foligno un’ampia mostra celebra i 90 anni di Valerio Adami, mettendo in evidenza quella dimensione del sacro…
Tra rampe, laboratori e un ecosistema culturale in metamorfosi, il Grand Egyptian Museum diventa il cuore pulsante di una nuova…
Copie in altissima definizione di importanti opere d’arte, realizzate dai musei con Save the Artistic Heritage, promettono di risolvere il…
La residenza romana di FWAD promossa da SALAD San Lorenzo Art District si è conclusa con una mostra che ha…