Categorie: Danneggiamenti

L’allarme del sovrintendente: Chiude la | Villa del Casale |

di - 21 Maggio 1999

E’ quanto ha proposto al Gruppo Archeologico del Consiglio regionale per i Beni culturali, lo scorso 12 maggio, il Soprintendente di Enna, Giuseppe Lo Iacono. La chiusura forzata, certamente a partire dal prossimo 18 giugno, troverebbe ragione nel fatto che a quella data scade la proroga che il Servizio di prevenzione e sicurezza degli ambienti di lavoro dell’Ausl 3 di Catania ha concesso alla Soprintendenza di Enna per adeguare il complesso monumentale alla vigente normativa in materia. Tutto comincia il 25 novembre dello scorso anno, quando un’unità operativa dell’Ausl catanese esegue un’ispezione presso il sito archeologico di Piazza Armerina; presenti anche l’allora Soprintendente Gianfilippo Villari, l’architetto Roberto Vigore responsabile della Sicurezza sul Lavoro e Lorenzo Guzzardi direttore della Sezione Archeologica.

L’ispezione contesta la violazione delle norme di sicurezza ed igiene sul lavoro con queste motivazioni:

1) Le passerelle metalliche sopraelevate, installate per consentire ai turisti di transitare e visionare gli ambienti, hanno parapetti di altezza inferiore a quella prevista dalla normativa in vigore (circa diciotto centimetri in meno) e hanno, intercalati con quelli in vetro, altri pannelli in plex che non resistono al massimo sforzo a cui sono assoggettati; inoltre, in alcuni tratti, un’eccessiva usura del trattamento antiscivolo e, in corrispondenza dell’appartamento imperiale, un pericoloso distacco (superiore ai venti centimetri) tra il piano di calpestìo della passarella e l’intradosso del parapetto;
2) Le installazioni ed i dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche non risultano denunciate all’Ispesl allo scopo di accertarne periodicamente lo stato di efficienza e conservazione;
3) L’impianto elettrico e d’illuminazione “realizzato con mezzi di fortuna e privo di collegamento a terra” (recita testualmente il verbale) non è costruito secondo le vigenti norme, atte a prevenire i pericoli di folgorazione e incendio;
4) Al momento dell’ispezione il datore di lavoro, ovvero il Soprintendente, non aveva provveduto ad ultimare l’elaborazione del documento di valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori e del “piano di emergenza”; nè risultava avere designato i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta incendi, evacuazione, e gestione di emergenza, nè avere formato i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza mediante apposito corso.

Come indicato nello stesso verbale, ai 120 giorni disponibili per effettuare quanto prescritto, è stata concessa una proroga di 60 giorni che scade il prossimo 18 giugno. Quelli sopraelencati sono anche i motivi che hanno determinato Giuseppe Lo Iacono a proporre la chiusura della Villa del Casale. Benché l’ufficio competente della Soprintendenza di Enna abbia già attivato tutte le procedure per il raggiungimento delle priorità prescritte dal verbale, lo stesso Soprintendente non può fare a meno di segnalare “l’impossibilità per oggettivi motivi temporali di concretizzare il tutto entro la fissata scadenza”. A questo, anzi proprio alla luce di questo, si aggiungono le “disfunzioni ricettive” del sito in questione: “E’ assolutamento superfluo – continua Lo Iacono – rilevare che la Villa soffre di incompatibili flussi di fruizione in rapporto alla dovuta tutela. Ci sono giornate in cui si riversa sugli scavi una folla impressionante, costretta ad interminabili code a danno del monumento e con forte disagio degli stessi visitatori”. Si comprende bene l’esasperazione del problema se si considera che a tali flussi la struttura risponde con gravi lacune: la mancanza di servizi igienici (qualche visitatore lungamente provato dall’attesa finisce con il ripiegare su un angolo appartato sì, ma all’interno degli stessi scavi) e di luoghi di sosta come di altre aree essenziali per il personale oltre che per il pubblico; il precario e non più idoneo sistema di copertura delle strutture archeologiche; e soprattutto un’inadeguata regolamentazione dei percorsi e delle vie di fuga. “Non è più possibile rimandare le necessarie pianificazione e programmazione a scala ambientale, paesaggistica e di restauro interdisciplinare dell’intero complesso monumentale, pena la sua perdita”, rintuzza il Soprintendente, ricordando che la Villa del Casale è ubicata in un sito naturale caratterizzato dalla presenza di un impluvio e quindi a forte rischio idrogeologico (disastroso fu per i mosaici l’alluvione che il 12 ottobre del 1991 spazzò i mosaici; un’indagine giudiziaria accertò poi precise responsabilità del personale addetto alla tutela per avere consentito l’estirpazione del noccioleto a monte dell’edificio e in zona sottoposta a vincolo archeologico).
Dopo l’onta dell’essere additata come “zona franca per il traffico dei reperti” (dai dati del Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Artistico, dei reperti recuperati nel ’98 il cinque per cento proviene da Enna); dopo l’offesa di ben quattro atti vandalici che dal ’95 sono stati messi a segno, indisturbati, sui mosaici; ed ancora dopo le innumerevoli inchieste giudiziarie che hanno visto tristemente alla ribalta il sito; oggi si consuma l’ennesimo paradosso: patrimonio dell’Unesco dal ’97, quasi 400 mila visitatori nel ’98 con entrate pari a 938 milioni di lire, per la Villa Romana del Casale non si vede altra via di salvezza che lo spegnersi dei riflettori.

Micaela Sposito
dal Giornale di Sicilia 20 maggio 1999


[exibart]

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  • Dice l'assessore regionale ai Beni culturali Salvatore Morinello: "La Villa del Casale di Piazza Armerina non chiuderà. Gli interventi necessari all' adeguamento ai criteri di sicurezza richiesti dalla Ausl saranno compiuti dal Centro regionale per il restauro e dalla soprintendenza in collaborazione col Genio civile. I lavori saranno eseguiti mantenendo regolarmente fruibile il monumento ai visitatori".

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