Grosse Fugue, Ph. Tiziano Ghidorsi
Era tra gli spettacoli piĂš attesi del progetto Maguy Marin â La Passione dei Possibili dedicato alla grande, e ancora battagliera, coreografa francese. Grosse Fugue è andato in scena in anteprima nazionale per il Reggio Parma Festival al Teatro Ariosto di Reggio Emilia (prima nazionale a luglio 2024 al Festival Bolzano Danza), ultimo appuntamento dellâintenso programma che ha visto nellâarco dellâanno un palinsesto di sei spettacoli e iniziative, con un workshop formativo, due mostre, occasioni dâincontro con lâartista, e il film documentario UMWELT, de lâautre cĂ´tĂŠ des miroirs.
Creato nel 2001 per la compagnia di Maguy Marin e ripreso dal Balletto dellâOpera di Lione nel 2006, concepito sulla musica Die Grosse Fuge op. 133 di Beethoven nella versione per quartetto dâarchi, Grosse Fugue è stato ora ricreato sui corpi di quattro danzatrici della MM Contemporary Dance Company diretta da Michele Merola. Accompagnate dalla musica dal vivo dei solisti dellâOrchestra Haydn di Bolzano e Trento, le interpreti, tutte vestite di rosso, rappresentano i quattro strumenti di cui è composta la contrappuntistica e dissonante partitura musicale (che, va ricordato, allâepoca della sua composizione, il 1825, venne ritenuta alquanto ostica e ineseguibile) letta dalla coreografia di Marin come una metafora della vita in gara contro la morte. La danza cavalca la musica con energia pulsante, incessante come onde elettriche che si propagano; vive di slanci scomposti, di cadute e risalite, con gli arti che si dibattono e si spingono, la testa con scatti allâindietro o il corpo piegato in avanti.
Matilde Gherardi, Fabiana Lonardo, Emiliana Campo, Alice Ruspaggiari incarnano una frenetica disperazione ed euforia â evidente nella partitura di Beethoven -, ciascuna nella propria solitudine, con alcuni movimenti allâunisono e momenti insieme, condividendo anche la stanchezza a terra e la tregua sedendosi sul bordo del palco, guardando verso di noi, per subito decidere di riprendere la corsa. Coreografia di non facile esecuzione che le donne di MM Contemporary Dance Company danzano con assonanza come se la musica nascesse da dentro di loro.
Grosse fugue è stata preceduta da Duo dâEden, altro titolo di Maguy Marin del 1986, entrato nel repertorio della compagnia emiliana nel 2020. Ă un folgorante duetto (un estratto del piĂš ampio Eden) dentro la genesi dellâuomo, dellâorigine e della fine. E dellâamore. La simbiosi, il rigore esecutivo e lâardua prova fisica di Emiliana Campo e Nicola Stasi, catturano la tensione dello sguardo immergendoci dentro un mondo primordiale evocato solo dalla danza muscolare dei loro corpi velati da un costume color carne che li rende nudi, col viso mascherato e una lunga chioma. Sono Adamo ed Eva, colti nella nuditĂ del paradiso terrestre; sono i sopravvissuti a unâapocalisse, unici esseri viventi su una terra desolata; sono gli amanti di sempre nel loro frastagliato rapporto di unione.
Sotto il rumore di una pioggia incessante, di tuoni e lampi, di cascate dâacqua, la coppia, tra lentezze e contorsioni, tesse un continuum di movimenti; la donna, serrata, avviluppata, si contorce con le gambe e le braccia allâuomo che la tiene, la prende sulle spalle, sopra la schiena, la sostiene, trattiene i suoi scatti, gli attacchi e le difese, la fa roteare, senza mai farla cadere se non, in alcuni momenti, facendole appena toccare terra coi piedi. La plasticitĂ dei due corpi che sembrano saldati e dei quali sentiamo il respiro e lâaffanno, quel ritmo interno che sprigiona eros, solitudine, violenza, tenerezza, ci riconduce nei diciotto folgoranti minuti allâinnocenza originale di un eden sognato e perduto.
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