Nella sede di Milano di Gaggenau, noto brand di design, in Corso Magenta 2, Laura de Santillana, scultrice di fama internazionale, espone le sue luminescenti opere di vetro in occasione di “ab – l’essenza dell’assenza”, mostra nell’ambito del ciclo espositivo “In-Material”, ideato da Sabino Maria Frassà in collaborazione con Gaggenau e Cramum. 20 sculture in vetro soffiato del ciclo Space Eggs, a forma di cervelli e uova, montagne/lingam e cellule, nate in seguito a un viaggio in India e che, attraverso l’ambivalente materiale, liquido e solido insieme, configurano soluzioni formali per riflettere sull’origine della vita, sull’essenza oltre i limiti della materia e, più in generale, sull’esistenza oltre l’apparenza, materia in tensione verso l’assoluto. Oltre a queste forme organiche in cui il “soffio”, ovvero l’aria, è il mezzo e linguaggio che le materializza, sul modello dei Corpi d’aria di Piero Manzoni, in esposizione a Milano anche una serie di fotografie inedite estrapolate dal ciclo Velature, in cui Laura de Santillana ha rielaborato uno scatto fotografico che Fabio Zonta ha fatto di una sua opera del ciclo Grands Transparents.
Laura de Santillana è figlia d’arte, nipote di Paolo Venini, cresciuta tra fornaci e maestri vetrari di Murano in Laguna, artigiani della creatività capaci di trasformare il soffio d’aria in forme inattese e oggetti dal design raffinato, è stata direttrice dell’azienda Venini e di Eos dal 1989 al 1993. Dopo questa data, Santillana ha abbandonato la produzione di oggetti d’arredo collezionati in tutto il mondo, per dedicarsi esclusivamente alla sua ricerca artistica, volta alla sottrazione della materia per plasmare l’essenza vitale che il soffio stesso in quell’atto include.
Le sue sculture dialogano con l’elegante show room milanese di Gaggenau, le scovate nei forni delle cucine, tra un oggetto e l’altro evocano indefinibili cellule siderali, che catturano il respiro del mondo e il flusso dell’acqua. Forme Organiche luminescenti che invitano l’osservatore a riflettere su stadi meta-fisici del vetro, il materiale dell’immateriale.
Il vetro, duro e fragile al tempo stesso, trasparente, opaco o luminescente, è stato molto usato dagli artisti di ieri e di oggi, da Marcel Duchamp, con il suo provocatorio gesto di rinchiudere in un’ampolla di vetro trasparente, da lui acquistata in farmacia, l’aria di Parigi, e con il celebre ed enigmatico Grande Vetro (1915-23), fino ai cinesi Chen Zen e Ai Weiwei e al giapponese Kohei Nawa.
Con questo materiale “povero”, creato dall’uomo e simbolo anche di resistenza, Laura Santillana crea le sue sculture, come un’abile alchimista manipola la pasta vitrea fino all’estremo delle sue potenzialità espressive, in termini di dilatazione, temperatura e consistenza, procedendo per sottrazione, privandola di funzionalità, per approdare all’effimero. Così l’autrice, per dare forma a percorsi di ascesi soggettiva con ampolle dell’essenza dell’universo, pulsanti di energia vitale, rivestite di membrane impalpabili, trattiene e conserva il mistero dell’esistenza.
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