Napoleone lo aveva nominato Primo Pittore nel 1805, lui ne rappresentò i Fasti e lo sostituì agli dei per renderne visibile l’Apoteosi. Ad Andrea Appiani (1754 – 1817), neoclassico ritrovato, Alessandra Zanchi dedica un articolo: si parte dal Palazzo Reale di Milano – di cui è stato appena ultimato il restauro – e si finisce a Villa Carlotta a Tremezzo, dove sono conservati gli affreschi superstiti in cui l’artista aveva celebrato Bonaparte vittorioso e ormai padrone di buona parte dell’Europa. Decoravano la Sala Trono del Palazzo Reale, scampati ad un bombardamento del 1943, vennero riportati su tela e ospitati in deposito – insieme con altri arredi e opere d’arte – con concessione temporanea presso la villa sul lago di Como, che intanto si era trasformata in una sorta di ‘cenacolo’ neoclassico. Torneranno presto a Milano, al loro posto, grazie all’istituzione del Museo della Reggia: così Napoleone in trono con il globo e lo scettro, come da prassi sostenuto da quattro vittorie alate, si ritroverà nuovamente tra gli stucchi dell’Albertolli, nella volta del salone. E da lì continuerà a dominare un orizzonte ben più circoscritto di quell’eternità a cui allude il serpente che si morde la coda, posto ai suoi piedi.
Della mostra su Vincenzo Foppa (1430 .ca – 1515/16) allestita presso il museo di Santa Giulia a Brescia, ce ne parla uno dei curatori, Giovanni Romano, ripercorrendone esordi, opere e fortuna e tracciando quasi in parallelo le linee guida del percorso espositivo. Filarete lo annoverava tra i migliori artisti del suo tempo, a lui guardò Moretto, un altro grande artista bresciano del Cinquecento: protagonista del rinascimento lombardo, Foppa, che conobbe Bramante e Leonardo, che s’interessò di prospettiva, per raccontare con il trapasso dei colori le ‘apparenze naturali’, ebbe successo presso la committenza (tra i suoi mecenati c’era Giuliano della Rovere, futuro papa Giulio II) e riuscì a destreggiarsi tra i precipitosi aggiornamenti che erano il frutto del confronto diretto con le opere di altri maestri.
Tra gli altri articoli: Pierre Puvis de Chavanne a Venezia, Van Gogh e Gauguin di nuovo insieme in una mostra ad Amsterdam e i labirinti ridondanti con in cui Masson sperò di ritrovare – o almeno di far vedere – la verità del dolore, della morte e della lacerazione (L’estasi del disagio di Martin Ries).
Paul Cézanne. I temi è il dossier di questo mese a cura di Maria Teresa Benedetti.
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Maria Cristina Bastante
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