Qual è stato il tuo percorso artistico?
Sono “autodidatta”.
Non ho una vera esperienza pratica e la mia formazione scolastica è classica.
Fin da piccola ho sempre respirato l’aria di una casa profumata di libri e decorata con quadri di pittori locali, cose che mi hanno sempre spinta verso cultura e un mondo di immaginazione praticamente inesauribile.
Il mio campo è, però, teorico. Sono infatti laureata in Storia e tutela dei beni artistici e musicali e frequento il corso di laurea magistrale di Storia dell’arte all’università.
Quali sono gli elementi principali del tuo lavoro?
L’esperienza umana declinata in vari aspetti psicologici, la possibile credenza antropologico-mitologica e un po’ di mistero.
In quale modo secondo te l’arte può interagire con la società, diventando strumento di riflessione e spinta al cambiamento?
Una delle cose belle dell’arte è che può catturare l’attenzione di chiunque.
Il modo per ottenere questa attenzione è attraverso la conoscenza.
Penso che siano, in primis, le istituzioni scolastiche a dover dare questa possibilità, proponendo un’offerta formativa che non si dimentichi della cultura artistica, puntando quindi a valorizzarla, piuttosto che mantenerla relegata ad un paio d’ore a settimana (a meno che non si frequenti un istituto artistico).
E poi penso che a livello locale si possano proporre più eventi culturali.
Quali sono i tuoi programmi per il futuro?
Per prima cosa voglio laurearmi, poi si vedrà.
In quale modo le istituzioni potrebbero agevolare il lavoro di artisti e curatori?
Più c’è domanda, più c’è risposta. Se si educa alla cultura questa verrà sempre più proposta e quindi ci saranno sempre più possibilità di allestire mostre ed eventi culturali, portando lavoro.
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