La pubblicità, quasi sempre lontana dal campo artistico, per una volta si trasforma da invadente e aggressiva superficialità, in ingresso verso un percorso aperto e affascinante. Undici artisti, provenienti da varie zone del mondo –Susan Hefuna, Yuji Oshima, Christophe Bruno, Mircea Cantor, Ciprian Muresan e Gabriela Vanga, Ghazel, Stephen Vitiello, Luca Vitone, Adam Vackar, 0100101110101101.ORG, Nathalie Hunter e la coppia Eva Cardon e Peter Lemmens– hanno infatti invaso gli spazi delle pagine web dedicati ai messaggi promozionali con la creazione di tracciati che passano dal banner alle pagine di Net Art, capaci di “sfondare” con inventiva il contesto di partenza. Tra i siti coinvolti quotidiani online come il francese Liberation e l’italiano Corriere.it, ma anche siti di servizio come Viamichelin.it e Google.com.
Il progetto, curato da Daniele Balit e presentato dal NICC – International Cultural Center e da Love Difference, si basa sul concetto di “eterotopia” (riguardante i “luoghi della diversità”) coniato da Michel Foucault: le opere sospese nella Rete si configurano cioè come anomali inserti perfettamente integrati nelle consuete strutture mediatiche tradizionali.
I visitatori hanno anche la possibilità di interagire tra loro per mezzo di uno speciale strumento di comunicazione, ideato per l’occasione dall’artista belga Pierre Mertens: digit@l. Lo spazio d’incontro virtuale che apre questa sezione di Neteropia porge una sorta di “lavagna” nera sulla quale chiunque può lasciare messaggi, in cui le tonalità dei caratteri stabiliscono una cronologia tra le parole stratificate.
Un po’ sulla scia del disegno collaborativo multiutente aperto dall’installazione canadese di Eric Deis Beauty and Time through time and space. Oltre alla completa mancanza di censura, a sottolineare l’appartenenza del territorio di Internet ad un dominio assolutamente pubblico concorre l’impostazione estremamente democratica di questa chat, che consente a tutti di esercitare la stessa influenza estetica, e di modificare l’ordine e la grandezza anche dei messaggi altrui.
Neteropia, che è stato attivo fino al 31 marzo scorso, prevedeva anche il coinvolgimento di tre ambienti fisici: il Careof di Milano, il NICC di Anversa e il Palais de Tokyo di Parigi; all’interno di questi luoghi è disponibile l’accesso telematico a digit@l e a tutti lavori.
L’obiettivo del progetto è sfruttare le aree astutamente adibite al commercio seduttivo, e sapientemente collocate, come inattesa sede per la fruizione e la diffusione di opere artistiche; questo esperimento, che coinvolge gli spazi sostanzialmente in affitto dell’habitat virtuale della comunità, potrebbe aprire nuove possibilità per quegli articolati problemi che l’arte della Rete intrattiene con il classico contesto espositivo e, perché no, anche per il complesso quesito relativo alla sua commercializzazione.
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www.neterotopia.net
alice spadacini
[exibart]
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