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Institute of Media Diseases | Infezioni cutanee e tecnomutazioni

di - 17 Gennaio 2001

L’arte contemporanea si confronta sempre più spesso con la tematica della mutazione psicologica, e più in generale antropologica, che l’umanità subisce a contatto con le nuove tecnologie digitali. Il processo di adattamento dell’organismo alle novità ambientali e sociali viene individuato come un processo complesso e non-lineare, spesso doloroso; un’evoluzione che comporta ansia, panico, difficoltà di rapporto e di ridefinizione dell’identità mentale e corporea.
Il ruolo del corpo, in modo particolare, viene indagato attraverso ricerche spesso estreme. Il suo utilizzo come mezzo di espressione artistica, infatti, dopo le esperienze della Body Art degli anni Sessanta e Settanta, si è rivolto verso l’indagine tecnomutativa, verso la contaminazione tra carne e tecnologie, tra organico e inorganico.

Il corpo viene smaterializzato, “disseminato”, oppure, al contrario, contaminato e offeso, marchiato e ibridato con protesi macchiniche, riaffermato nella sua carnalità.
Basti pensare al lavoro di artisti come Stelarc, con il suo “terzo braccio”, alle operazioni chirurgiche di Orlan o all’immaginario videodromatico dei film di Cronenberg.
Il progetto di Markus Käch si inserisce in questo filone e ipotizza una vera e propria mutazione genetica, con conseguenze patologiche, che l’uomo sperimenta sulla propria pelle a causa dell’uso (e abuso) delle tecnologie digitali e informatiche. Il sito dell’ Institute of Media Diseases può a prima vista sembrare una delle tante homepage dedicate a ospedali, cliniche o istituti di ricerca medica.
C’è la presentazione del direttore, tale Dr. Markus Käch, che ci informa con tono serio sulle attività e gli obiettivi del Centro; ci sono le foto degli ambulatori, i nomi dei reparti, le varie sedi sparse in Europa. L’intento ironico e provocatorio del progetto si svela però immediatamente entrando nella sezione “Case Studies”, dove vengono scrupolosamente catalogate tutte le “affezioni da media” con tanto di foto esplicative. Si comincia con la “Andromeda Syndrome”, che provoca l’apparizione di molteplici nasi, per proseguire con la “Elliptical Syndrome” che genera un proliferare di disegni ellittici di tipo modulare sul volto, oppure la “Magic Eraser Syndrome” che vi cancella poco a poco.
Per farvi un’idea potete pensare a tutti gli effetti grafici di un programma come il Photoshop applicati direttamente sul corpo umano, come dilaganti infezioni cutanee.
Nella sezione “E-hospital” è possibile essere presi in cura anche a distanza, occupando uno dei 6 posti ancora liberi nei due reparti virtuali, ovviamente dopo aver compilato un dettagliato modulo di entrata. Un altro indizio dell’intento artistico del progetto si trova nelle pagine dedicate alla biografia del misterioso Dr. Käch, nelle quali troverete un lungo curriculum fitto di nomi di scuole d’arte, musei e gallerie.

Il progetto è naturalmente sostenuto da una buona dose di sarcasmo e di gusto del paradosso. Tuttavia le indicazioni che ci dà non sono poi così lontane dalla realtà, soprattutto se pensiamo che risale al 1994. Negli ultimi tempi infatti non si fa che parlare di nuove patologie legate all’uso degli strumenti informatici, si coniano neologismi come “technostress” e si pubblicano interi dossier dedicati alla prevenzione dei disturbi da uso eccessivo del computer. Forse ancora non ci appaiono griglie e interferenze elettriche sull’epidermide, ma di sicuro mutazioni psicologiche e sociali sono in atto e diventano ogni giorno più rapide. L’arte, come sempre, ha antenne sensibilissime e riesce ad intuire tutto questo con anticipo e a restituircelo in forme intelligenti e imprevedibili.

Link:
www.moving-art-studio.com/september/media_diseases_eng.html
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Valentina Tanni




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