Luxury, please. E allora ti viene spontanea una battuta carpita alla bell’e meglio: “Il lusso val bene una Messe”. Perché, in fin dei conti, una fiera del
lusso è una vera tentazione, per tutti. L’edizione del 2006, la prima, con quel titolo tanto sfacciato, ebbe un richiamo quasi da stadio: un pubblico d’improbabili clienti a fare la coda per chiedere il prezzo di uno yacht da trentacinque metri visionato in uno schermo o il costo di noleggio di un aereo bi-reattore per otto passeggeri più equipaggio. E ancora tanta gente intenta a saggiare gli interni di austere Bentley o di superpresidenziali Maybach; indomite madri di famiglia intrepidamente distese sui sedili di guida di Lamborghini a effetto suolo e via di seguito.
L’edizione di quest’anno ha vissuto un’atmosfera più pacata, con il pubblico ormai “maturo”. Per il resto, l’armata
luxury si è mostrata più che all’altezza. Quindi gioielleria, arredamento, wellness domestico e tutto quello che ha un costo insostenibile. Per molti, ma non per tutti, si capisce. Ma che fine hanno fatto gli Arsenio Lupin e i Diabolik? Qui avrebbero avuto persino gioco facile nella fuga: nel piazzale antistante l’ingresso, tra pioggia e vento, stazionava -ma su un rimorchio long vehicle- uno yacht di quattordici metri by
Pininfarina per i cantieri Abbate, e poco distante un jet della pattuglia acrobatica Breitling (orologi).
Dentro, invece, atmosfere più tiepide. Attratti dal dolcissimo suono di un’arpa, abbiamo incontrato una singolare agenzia, non proprio accattivante quanto a ragione sociale,
Requiem for you, la cui attività artistico-imprenditoriale consiste nel fornire personalissime composizioni musicali, con relativa esecuzione strumentale, per tutte le migliori occasioni della vita e, fedele al suo nome, anche per la peggiore delle occasioni. Sì, perché nell’aldilà ci si può andare con stile, basta volerlo. Promesse più amene con
Destination Dubai, un programma completo sul paradiso artificiale del terzo millennio, che va fino all’acquisto di residenze a firma di famosi architetti.
“Rarità” è la vera parola chiave del settore
luxury. Molto visitata la sala occupata da una collezione, tra 1730 e 1940, di una storica porcellaneria, la tedesca
Meissen, dove si è potuta ammirare la più grande cornice a specchiera mai realizzata. Costo di questo pregevole capolavoro dell’Ottocento: un milione e duecentomila euro.
Moda, moda come arte, come stile di vita:
365 è l’estremo. Cosa può voler dire mai questa cifra? Semplice, essendo il numero dei giorni dell’anno, significa che questa collezione consiste in trecentosessantacinque capi indivisibili, ovvero pantaloni femminili in due soli modelli ma tutti differenti per tessuto e colore, classificati per ciascun giorno dell’anno e come tali da indossare rigorosamente in sequenza. Materiali pregiatissimi: i migliori cashmere per novembre, le pelli per dicembre. Costo totale: irripetibile. Creatore:
Alexander Eduard Serda, un trentaquattrenne architetto viennese, nato a Milano, con studi a Londra.
La delusione viene proprio dall’arte: pochi galleristi, uno con pezzi facili tipo
Andy Warhol, altri posizionati su un figurativo senza speranza. L’unica proposta intelligente è venuta dalla galleria Widder di Vienna, con una selezione storica di area mitteleuropea, tra Biedermeier e metà Novecento. Ma il gallerista confessa la sua delusione: “
Inutile esserci, i collezionisti d’arte qui non comprano niente”.
Di proposte ghiotte se ne vedono tante. Che dire di un regaluccio natalizio come un triciclo per i pargoletti di vario grado parentale? Banale? Forse, ma non sgradito se è il
Sindbad: ha un design di buon livello dello svizzero
Haderer e soprattutto è rifinito in bagno d’oro da 24 carati. Costa 18mila euro. Questa è
Luxury, please. Intanto, però, una super-fiera del lusso,
Cercle Deluxe, sta aprendo i battenti in due hotel viennesi a cinque stelle. Esclusivamente a inviti, qualche centinaio di ospiti in tutto, “no perditempo” insomma. Ci daremo un’occhiata, se non altro perché oramai è notorio: il lusso val bene una Messe.
Un dettaglio rimane da capire:
lusso o
luxury? Ecco, anche le lingue si ingarbugliano, inciampano in un incorreggibile lapsus, con il sospetto e/o la tentazione che una cosa tiri l’altra, fino al più lubrìco dei peccati capitali.