Perché Torino non è solo Artissima, innanzitutto: durante i giorni della fiera alla Fondazione Sandretto Re Baudengo è transitato il mondo dell’arte per visitare Exit, la mostra che è il biglietto da visita di Francesco Bonami, curatore della prossima Biennale di Venezia; al Castello di Rivoli le grandi mostre erano addirittura tre: le personali dei big Nan Goldin e Thomas Demand, per non parlare del monumentale tributo alla Transavanguardia. E poi gli eventi collaterali, i premi, le inaugurazioni notturne delle gallerie che hanno affollato le strade di compagnie di amici amanti dell’arte, codazzi di critici, curatori, artisti.
La sensazione è quella di una città che si mobilita e che diventa per alcuni giorni la capitale continentale dell’arte contemporanea. Già, perché Artissima è l’unica fiera che, nel nostro paese, abbia scelto di specializzarsi nel campo della sperimentazione e della tendenza, l’unica che abbia un carattere veramente internazionale, con circa il 60% di espositori provenienti dall’estero (ArteFiera arriva al 15%). Artissima ha perfettamente inteso che, con l’inizio del nuovo millennio, i conti con il XX secolo si sarebbero chiusi in fretta: perciò accade che in un mercato dell’arte sempre più specializzato ed articolato, salvati gli artisti degli anni ’90, ormai è invalsa la regola di distinguere tra arte del ‘900 ed arte attuale. Artissima è una fiera di arte contemporanea senza compromessi: piccola, concentrata, superspecializzata,
Ribadisco un concetto già espresso: la pretesa di Bologna di reggere il confronto con Torino sulla contemporaneità è una battaglia destinata alla sconfitta; le fiere “generaliste” hanno i giorni contati. Si faccia dunque a Bologna una grande fiera del ‘900, secolo che ha espresso una creatività tale da potersi paragonare forse solo al Rinascimento (l’Impressionismo ottocentesco, a mò d’esempio, appare un po’ poco da opporre a Futurismo, Cubismo, Spazialismo, Pop Art, Minimal, Concettuale, Arte Povera, Transavanguardia , ecc.).
Ma cos’ha detto Torino quest’anno? Almeno due cose importanti: la prima è che la pittura, che in molti avevano voluto far uscire dalla porta di servizio della contemporaneità, è rientrata trionfalmente dalla porta
Alcune osservazioni e curiosità: delusione tra leNew entries, sezione ad inviti per 15 gallerie giovani e d’avanguardia, stand sballati e poco curati con qualche eccezione per gli italiani Girondini, Note e T293 che presentava un interessantissimo David Casini. Nella sezione Present future, tra i 15 progetti
Resta un dato da segnalare: una fiera che aumenta in un anno del 30% i visitatori portandoli alla ragguardevole cifra di 40.000 pare proprio scoppiare di salute, infischiandosene della crisi economica mondiale. E data la qualità dell’edizione appena conclusa, visto il crescente interesse per la creatività giovanile da parte di pubblico e collezionismo, per il prossimo anno si aspettano ormai solo i grandi compratori stranieri per consacrare Artissima tra i maggiori eventi di mercato europei.
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Dici bene della delusione delle new entries, soprautto delle famigerate gallerie straniere se si esclude Maccarone inc. Le Italiane hanno fatto una gran bella figura, oltre le citate T293 e Note, invece della Girondini (con una Pasquali del tutto inguardabile), non dimentichiamoci della Galleria Zero con un ottimo stand e valide proposte...
il lavoro di GIANNI CARAVAGGIO (qui nella seconda foto dall'alto)
sprigiona sconvolgente l'energia della bellezza