La ventiseiesima edizione di ARCO ha già creato aspettative. Alla sua nuova direttrice Lourdes Fernández, dopo una lunga esperienza come gallerista, è stato affidato il difficile compito di proseguire il lavoro che da venticinque anni portava avanti Rosina Gómez Baeza. I segni del nuovo corso già sono evidenti. Apertura ai nuovi mercati, maggior attenzione al collezionismo, soprattutto quello d’impresa, e uno spazio particolare riservato alle manifestazioni artistiche sperimentali.
Per la prima volta nella storia di questa fiera un paese asiatico è invitato come ospite d’onore. La Corea del Sud sarà infatti protagonista. La selezione delle 11 gallerie partecipanti è stata operata da Jung-Wha Kim, direttrice del Museo Korea di Seul, e da Jeong Ah Shin, chief curator del Sungkok Art Museum. Parallelamente, il programma Corea Ahora farà di Madrid la piattaforma europea per l’arte coreana. Concerti, cicli cinematografici, mostre e seminari sono in programma durante tutto il 2007. Tra le varie proposte bisogna evidenziare soprattutto la retrospettiva che la Fundación Telefónica dedica a Nam June Paik.
Circa 250 gallerie costituiscono il programma generale; come segno di rinnovamento 54 gallerie espongono per la prima volta ad ARCO. È da sottolineare la massiccia presenza di Germania, Portogallo e Brasile, protagonista d’onore dell’edizione 2008, scelta che rafforzerà il ruolo di ponte tra il mercato latino-americano e quello europeo della rassegna. Infine la parte piú sorprendente e innovativa della fiera è affidata a due progetti curatoriali: Proyectos, dedicato all’arte emergente, e Black Box, spazio di diffusione dell’arte elettronica e della videoarte, con due gallerie italiane presenti
In linea con l’intenzione della direttrice di favorire l’acquisto dei collezionisti, quest’anno ARCO, che si inaugura il 14 di febbraio, dedicherà i primi due giorni esclusivamente ai collezionisti e agli esperti del settore per facilitarne il lavoro. L’ingresso al pubblico generico é previsto invece da venerdí 16 febbraio.
Per comprendere un po’ meglio gli obiettivi e le strategie delal fiera madrilena, abbiamo intervistato la nuova direttrice, Lourdes Fernández.
Qual è la situazione del mercato dell’arte in Spagna?
Credo che il mercato spagnolo, grazie ad Arco, sia riuscito in 25 anni ad ottenere una posizione molto buona, considerato che partiva praticamente da zero e in ritardo. Quest’anno la fiera ha avuto moltissime richieste da gallerie tedesche, una situazione che anni fa sarebbe stata impensabile. ARCO, grazie a chi mi ha preceduto, Rosina Gómez Baeza, ha collocato la Spagna nel mondo dell’arte, pur non avendo gli stessi indici di vendita di altre fiere. Il suo ruolo è fondamentale sul piano dei contatti, è soprattutto un grande meeting point. In questa edizione una delle sfide é incentivare il collezionismo appassionato, quello che si lascia orientare dalle gallerie grazie a progetti più sperimentali, come il Black Box o Proyectos, riservati alle ricerche artistiche più attuali.
Un mercato attivo potrebbe sostituirsi completamente alle sovvenzioni pubbliche?
Sarebbe fantastico. Ma siamo molto lontani. È una condizione che si presenta solo nel Regno Unito, in America e forse in Canada e ora in Cina. Peró in Spagna, come in Francia e in Italia, c’è molta piu offerta che domanda e questo crea squilibrio.
In generale il collezionismo pubblico compra meno. È un collezionismo che si adatta alla personalità della collezione che rappresenta. Quello privato è piú sorprendente perché dipende dal gusto personale del collezionista.
Esiste poi un terzo collezionismo, quello d’impresa, che ha altre connotazioni dettate dal prestigio e dall’investimento economico. La Spagna ha avuto molto collezionismo istituzionale mentre quello delle grandi corporation rappresenta la nuova direzione verso cui si sta muovendo la fiera. Potenziare quindi il privato, appoggiandoci al pubblico, aprendoci ai nuovi mercati, come quello asiatico, e lavorare sodo per creare il collezionismo delle grandi imprese. Questi i nostri obiettivi.
ARCO è da sempre considerato un evento mediatico. Si dice che la gran presenza di pubblico non favorisce l’acquisto del collezionista. Qual è la sua posizione rispetto a questo tema?
Credo che il pubblico sia importante, soprattutto quello giovane e quello della periferia. D’altra parte bisogna saper strutturare questo pubblico. Quest’anno stiamo muovendoci per garantire piú giorni riservati ai collezionisti. Questa separazione è importante per far si che il gallerista possa lavorare bene. D’altra parte il pubblico generale è fondamentale perché l’interesse per l’arte si genera solo attraverso la conoscenza, che si acquista quando si sa vedere arte.
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lucia cavalchini
[exibart]
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