Trovo un certo piacere nel continuare a vedere immagini che partono o âtornanoâ alla fotografia come in quelle di Corrado Sassi. Câè un movimento che sta crescendo dove lâuso della fotografia non è piĂš solo strumento ma veicolo che permette divagazioni e contaminazioni rendendone difficile la collocazione.
Si, lo so, non è necessario (e forse totalmente inutile) mettere ogni cosa al suo posto e, se è vero che Sassi è unâartista che spazia dal cinema alla ricerca con installazioni non fotografiche, è anche vero che, per noi umili operatori del settore, esiste unâoggettiva difficoltĂ nel mettere un articolo in una rubrica piuttosto che in unâaltra. Nel caso di Corrado risolvo il dubbio aiutato dal suo curriculum: studia allâIstituto Europeo di Design e prosegue allâInternetional Center of Photography di New York e âconsolidoâ la sua posizione con le numerose mostre fotografiche fatte dal â95 ad oggi.
La premessa era necessaria per confermare che oggi chi fa fotografia è sempre meno legato a vincoli e spesso cerca nel valore aggiunto di una pennellata o di uno strato di gesso od altro la personalizzazione di unâopera che diventa da âriproducibileâ ad âunicaâ.
Le immagini in mostra sono delle riproduzioni di foto tratte da cataloghi, libri o riviste che diventano a loro volta nuove realtĂ immaginarie, assecondando la volontĂ del fotografo che intende con questa operazione aprire la strada ad una sorta di riciclaggio âecofotograficoâ.
Sono produzioni di grande formato, ingrandimenti che manifestano la loro origine tipografica, che vengono successivamente manipolate con chimici e pigmenti: âperchĂŠ ritenevo che espressivamente il loro valore concettuale non fosse sufficienteâ .
Lo spazio è nuovo, una galleria aperta da pochi mesi da Elisabetta Giovagnoni, in pieno centro vicino piazza Navona e, benchĂŠ non sia ampio, ha nel suo piccolo tutte le caratteristiche per diventare un punto di riferimento per lâarte contemporanea a Roma.
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Maurizio Chelucci
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