Intorno al 1980 Horvat viene contattato da Domitilla Alessi, proprietaria di una piccola casa editrice, che gli propone di fare un libro d’immagini ripercorrendo il viaggio fatto da Goethe in Sicilia nel 1787. Horvat è considerato fra i 20 maggiori fotografi del 20° millennio e la sua passione per l’Italia lo induce ad accettare l’incarico (del resto è nato ad Abbazia, ora Istria, quando era ancora territorio italiano).
Da questo invito nasce una lavoro, dalla rappresentazione fortemente poetica, in grado di dare realmente un “volto” alle descrizioni di Goethe. Horvat interpretando i passi del poeta e con l’aiuto dei disegni di Christoph Heinrich Kniep (accompagnatore di Goethe) ritrova i luoghi, alcuni ancora “vergini”, e con un’unica ottica (nel tentativo di omogeneizzare le immagini e mantenere un’unica visione) da vita ad un lavoro che si integra talmente bene con il libro da cui prende origine da sembrare, alla fine, un racconto d’immagini senza tempo.
Ma quello che senza dubbio ha maggiormente impressionato Horvat è stato trovare una Sicilia che mantiene intatti i sui paesaggi ed i suoi monumenti (“la plupart des monuments et des paysages qu’il décrit sont encore exactement dans l’état où il les avait trouvès”) e questo non come critica ma per sano stupore.
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