Delle analogie sostanziali riscontrabili tra il Reportage e la pittura Informale e in seguito anche in certa Body art, abbiamo già detto negli ultimi due approfondimenti cui rimandiamo (vedi articoli correlati). Di seguito e nei prossimi interventi ci limiteremo dunque a certificare quanto affermato, ripercorrendo i tratti salienti del fotogiornalismo storico. Iniziamo necessariamente dalla Magnum, l’agenzia fotogiornalistica che determinò, attraverso l’opera dei suoi primi autorevoli iscritti, il gusto e la prassi del fotoreportage a venire.
Nel 1947 Henry Cartier-Bresson (1908), Robert Capa (1913-1954), David Seymour (1911-1956), Gorge Rodger e William Vandivert, fondano a Parigi la mitica Magnum Photos. Quest’agenzia che si propose di proteggere l’autonomia creativa dei suoi fotografi rispetto all’utilizzo sommario che la stampa poteva fare dei loro lavori, diffuse a livello internazionale la concezione reportagistica di Cartier-Bresson:
In Italia intanto il dibattito tra formalisti e realisti, cui si accennava nel precedente approfondimento, trovò un compromesso nella formula del “documento lirico”, un documento sintesi di forma e sostanza, in cui il realismo veniva incorniciato in gradevoli composizioni geometriche. Si guardò così con maggiore interesse all’area “formale” dell’agenzia Magnum, ai vari Bischof e in alcuni casi alla realtà messa in scena enfaticamente (nella composizione, nei toni chiaroscurali drammatici e nelle pose
Nel prossimo approfondimento esamineremo l’invadente “discesa nel reale” effettuata dai paparazzi.
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Henry Cartier Bresson e “l’informalità” del Reportage
link correlati
http://artplus.it/eventi/fotografia/natchway.php
www.magnumphotos.com
roberto maggiori
[exibart]
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Complimenti. Anche io ho affrontato l'argomento della fotografia concerned, sociale, nella mia tesi di laurea, sui seguenti fotografi: Mimmo Jodice, Luciano D'Alessandro, Caio Garrubba, Antonio Tateo. Poi ho pubblicato un articolo sulla "Fotografia come documento". Se vi interessa posso inviarvi qualche testo con le interviste ai protagonisti, da pubblicare su exibart. Gerardo Pecci
L'articolo è interessante, ma mitizza eccessivamente il ruolo della Magnum e di H.C. Bresson. La Magnum è un'agenzia che ha una scarsa presenza nel mercato del fotogiornalismo e la sua fama è in parte ingiustificata. Credo che sia una forzatura trovare dei legami della fotografia con l'arte contemporanea e non colga l'importanza e l'originalità del mezzo.
La fotografia ha bisogno di essere conosciuta per quello che è e non per quello che gli storici dell'arte vorrebbero che fosse.
Purtroppo ci sono sempre più spesso persone che scrivono di fotografia, conoscendo molto poco della fotografia.
Vorrei precisare che quando scrivo che si occupano di fotografia molti studiosi che non conoscono nulla di fotografia non mi riferivo a Roberto Maggiori, che apprezzo e di cui seguo da tempo l'attività di saggista, ma delle tante persone che s'improvvisano esperti.
La fotografia è complessa e sfuggente e va compresa per quello che è. IL fotogiornalismo è il settore della fotografia che ha maggiore visibilità e nonostante tutto lo conosciamo molto poco. Ci sono tanti protagonisti italiani poco noti e che forse valgono quanto un H.C.Bresson, parlo di Caio Carruba e dei fratelli Sansone, per citare autori napoletani.
Credo che più che santificare i miti del fotogiornalismo internazionale, forse è più proficuo, valorizzare i tanti cha hanno praticato questa professione e che sono rimasti anonimi, perchè purtroppo in Italia la fotografia per troppi anni è stata un'attività, che non meritava attenzione.