Charlotte Moorman e Nam June Paik, 1974, back-stage della perfomance 'TV-Bra for Living Sculpture', 1974. Ph. Antonio D'Agostino
Parte integrante del Fellini Museum e simbolo della memoria cinematografica riminese, Palazzo del Fulgor negli ultimi anni ha allargato il proprio programma a mostre d’arte contemporanea legate alla sperimentazione, all’immagine in movimento e alla ricerca visiva: dal 30 agosto al 30 settembre 2025, aprirà le sue sale alla mostra Antonio D’Agostino. Immagini Fluxus – Fotografie degli anni ’70, curata da Carmelita Brunetti, con la collaborazione di Marco Leonetti e con un testo critico di Enrico Gusella. L’esposizione è dedicata a uno dei più sensibili interpreti dell’avanguardia performativa europea, Antonio D’Agostino, scomparso lo scorso gennaio, fotografo appartato ma profondamente connesso ai movimenti più vitali della neoavanguardia, capace di cogliere la complessità di un’epoca irripetibile.
Antonio D’Agostino nacque a Milano nel 1938. Si avvicinò alla fotografia nei primi anni Sessanta, sviluppando un interesse per le avanguardie e i linguaggi sperimentali. Nella decade successiva frequentò la scena Fluxus europea, partecipando come osservatore e testimone privilegiato a performance e happening in Italia e all’estero, in particolare in Svizzera e Germania. Nonostante la sua attività non sia mai stata legata a un mercato sistemico, le sue opere sono presenti in collezioni pubbliche e private e hanno accompagnato cataloghi, video, mostre e ricerche sul Fluxus europeo. Il suo approccio è sempre stato quello di un fotografo pensatore, capace di interrogare con ogni scatto la natura dell’immagine.
Negli ultimi decenni, pur allontanandosi dalla vita pubblica, D’Agostino ha continuato a produrre opere in dialogo con scrittori, performer e poeti visivi. La sua scomparsa, nel gennaio 2025, ha riaperto l’interesse per una figura che ha saputo coniugare discrezione e radicalità, sguardo etico e urgenza poetica.
In mostra a Rimini, oltre 40 fotografie in bianco e nero, realizzate per lo più ad Art Basel nel 1974, che documentano il cuore pulsante della scena Fluxus internazionale. Volti iconici come quelli di Nam June Paik, Charlotte Moorman, Giuseppe Chiari, Takako Saito, Joe Jones, Geoffrey Hendricks, si alternano in una narrazione per immagini che racconta visivamente l’evento e lo reinventa. Le fotografie di D’Agostino sono infatti vere «Poetiche dell’istante», come le ha definite Enrico Gusella, atti di partecipazione visiva che restituiscono la forza e l’intensità corporea di un’arte che si faceva vita.
L’esposizione è pensata come dispositivo didattico ed evocativo, destinato non solo agli appassionati d’arte contemporanea ma soprattutto a studenti, studiosi e giovani curiosi che vogliano scoprire un capitolo che ancora può riservare molte sorprese: il linguaggio performativo e interdisciplinare del Fluxus, nato negli Stati Uniti sotto la spinta di George Maciunas e presto sviluppatosi in Europa e Asia attraverso una rete di artisti radicali.
In parallelo alla mostra, viene presentato il volume Antonio D’Agostino. Immagini Fluxus, edito da ArtonWorld nella prestigiosa collana Green Luxury Edition, che raccoglie testi critici di Gusella e un contributo personale dell’artista Emiliano Zucchini, amico e compagno di ricerca.
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Non conoscevo Dagostino. Bene