Brot Fabrik, Ph. Francesca Magnani
Continuiamo la nostra esplorazione degli spazi espositivi più insoliti di Berlino. Dalle sale di un’ex fabbrica del pane alle stanze di una cappella sconsacrata, dai cortili di una vecchia scuola a un pop-up store in un centro commerciale di quartiere, la capitale tedesca conferma la sua vocazione alla sperimentazione. Ecco alcune delle mostre più interessanti da scoprire, tra fotografia, street art e installazioni.
Le fotografie in bianco e nero di Alexander Chekmenev (Ucraina), Rimaldas Vikšraitis (Lituania) e Miron Zownir (Germania) esposte alla Brot Fabrik , per una mostra a cura di Darius Vaicekauskas, sono notevoli e inquietanti. Il realismo radicale di questi tre fotografi provenienti da mondi completamente diversi – urbano, industriale e rurale – minaccia la nostra illusione di sicurezza chiedendoci di confrontarci con le loro immagini. Quali sentimenti suscitano in noi? Repulsione? Curiosità? Compassione? Indifferenza?
Sembra che ciò che ci separa siano i limiti di ciò che la fotografia può mostrare e la domanda se guardarla in faccia o girarsi dall’altra parte. Se da un lato le immagini dei fotografi sono diventate documenti storici, dall’altro ci ricordano che la fotografia è collaborazione sostenibile tra fotografo, macchina fotografica, soggetto e spettatore. Noi abbiamo fotografato la mostra nel momento in cui Miron Zownir, che tra l’altro in Italia collabora con 89 Books, la stava illustrando a un amico venuto da Los Angeles per vederla. La mostra fa parte del circuito EMOP, il mese europeo della fotografia.
Con la fondazione del Regno d’Italia nel 1861, iniziò l’epoca della “grande migrazione”. Nel 1914, circa 14 milioni di persone lasciarono l’Italia e una delle destinazioni era Berlino. La mostra congiunta del Museo di Pankow e dello Stadtmuseum di Berlino racconta la storia dell’insediamento e della migrazione degli italiani a Prenzlauer Berg. Intorno al 1900, circa 1300 italiani vivevano già nella capitale tedesca. Con l’aumento della popolazione, la città si espanse, soprattutto a nord. Nella zona di Pappelallee e Schönhauser Allee si sviluppò una comunità italiana di circa 250 persone. Con mestieri e professioni tradizionali, hanno plasmato il quartiere di Berlino per decenni. La mostra è dedicata principalmente alla famiglia Bacigalupo, rinomati artigiani che producevano organetti e altri strumenti musicali.
Nella mostra di gruppo Believe al SANKT Studio, i fotografi del collettivo ebene – Karin Kutter, Dominik Maringer, Sabrina Michael, Sabrina Weniger – esplorano diverse pratiche religiose odierne, spaziando dalle tradizioni e dalle pratiche spirituali a dimensioni culturali. A noi è piaciuta, in particolare, la pratica di Sabrina Michael, che fotografa l’aura degli spettatori. La mostra fa parte del circuito EMOP, il mese europeo della fotografia.
Della “collina del diavolo” exibart parlò in modo dettagliato in relazione alla mostra di Adelita Husni-Bey. Ricordiamo qui che, a partire dal 1972, gli americani costruirono sulla collina artificiale alle porte di Berlino un complesso di edifici permanenti da cui svolgono attività di sorveglianza 24 ore su 24: la stazione radar di Teufelsberg. Per i successivi 20 anni, questo complesso di edifici con le sue antenne venne utilizzato dai servizi segreti americani e britannici per attività di ricognizione. Ora gli edifici che si ergono sul colle sono un tempio della street art.
Ad accompagnare queste opere c’è ora una nuova mostra, Declassified. Il segreto del Teufelsberg. Aree precedentemente inaccessibili dell’ex stazione d’ascolto, che ha avuto un ruolo centrale nella Guerra Fredda, sono riportate in vita attraverso fotografie di grande formato, stazioni audio, installazioni e proiezioni cinematografiche. La mostra è completata da interviste a testimoni contemporanei, tra cui un ex analista americano di intercettazioni e l’ex caporedattore di Der Spiegel, che parlano del significato di Teufelsberg nelle questioni di sicurezza internazionale.
Anche qui abbiamo trovato una presenza italiana accogliente, quella di Chiara de Martin Topranin, che dal 2024 gestisce il ristorante e pasticceria situato all’ingresso del cimitero Sophien II. In questo suo spazio e nella casetta del custode antistante, l’artista Katrin Hahner espone Variazioni sulla carta dei Tarocchi XXI: Il mondo, fino al 15 giugno. In un rituale di lutto per la zia defunta, Hahner la commemora in un video. Il filmato proiettato in una videoinstallazione nella casa di guardia è una manifestazione del rituale che serve a navigare la soglia tra l’essere e il non essere. Nominando le cose, le chiama in causa, disegnando una rete di esseri viventi e paesaggi, pensieri ed emozioni, e lasciando spazio alla meraviglia. Dentro al ristorante l’idea della “danza per sempre” è esplorata attraverso varie rappresentazioni della carta finale dell’Arcano Maggiore dei Tarocchi: “XXI: Il Mondo”.
All’inizio di marzo, Rebecca Agnes, Yvonne Andreini, Ilaria Biotti, Maruska Mazza e Stefania Migliorati hanno esposto le loro opere nel padiglione esterno del cortile di Milchof, a pochi metri dai loro studi in una ex scuola. La mostra Kinship: Becoming With Each Other ha voluto adottare il prisma concettuale di Donna Haraway di una visione completa e aperta della “parentela”. Con una danza tra diversi modi di creare relazioni profonde, il sostegno tra le persone viene celebrato e onorato come potente atto poetico di resistenza quotidiana.
La mostra è durata una settimana a inizio mese ma la citiamo ugualmente perché ci ha colpito, in quei giorni freddi, questo incontro attorno a un falò, bevendo una birra con una fetta di crostata fatta dalla pittrice Maruska Mazza.
Anche questa mostra è terminata ma ci ha colpito la personalità dell’artista italiano e l’utilizzo della sede espositiva, un luminoso ex negozio adattato a galleria al secondo piano di un centro commerciale di quartiere (in zona Pankow) da parte dell’architetto e disegnatore Gianmarco Ammirata.
Il lavoro dell’architetto italiano, con sede a Berlino, attraversa diversi campi, tra cui disegni astratti, saggi teorici e spazi concettuali. Ammirata è stato selezionato come partecipante ospite alla Fondazione Bauhaus Dessau (2019) e come docente all’Ordine degli architetti di Bergamo (2019). Ha collaborato come tutor accademico al Politecnico di Milano (2022) per il Master Design Studio e alla HafenCity Universität di Amburgo (2023) per il corso Basis of Design. Nella sua pratica, di cui notiamo il rigore e l’eleganza, l’astrazione svolge un ruolo espressivo, concentrandosi su un’attenta selezione degli elementi coinvolti.
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