Categorie: Fotografia Mostre

Biennale Donna: i temi e le artiste della mostra fotografica di quest’anno

di - 29 Settembre 2020

Nella cornice suggestiva della Palazzina Marfisa d’Este di Ferrara, qualche giorno fa ha aperto le porte la XVIII edizione della Biennale Donna. Si tratta di una rassegna ormai storica, organizzata dall’UDI (Unione Donne in Italia) dal 1984, fregiata della medaglia della Presidenza della Repubblica. Non un ghetto al femminile, ma un’occasione per valorizzare il lavoro delle donne, in tutte le sue forme. Quest’anno la rassegna presenta una straordinaria mostra a cura di Angela Madesani, che esplora il linguaggio fotografico delle donne tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta.

Lori Sammartino. Roma, c. 1960 (Courtesy Daniele Petiziol e Biennale Donna)

La mostra fotografica della Biennale Donna

Attraversare l’immagine. Donne e fotografia tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta è la mostra di questa edizione della Biennale Donna, in corso fino al 22 novembre 2020. L’organizzazione è del Comitato Biennale Donna dell’UDI con le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, e il sostegno della Regione Emilia-Romagna e il patrocinio del Ministero per i Beni Culturali, Arte e Turismo. Dopo lo stop ai lavori dettato dal lockdown, finalmente la mostra ha potuto aprire le sue porte al pubblico.

Il focus di quest’anno è la fotografia, esplorando le molteplici declinazioni della ricerca delle donne dietro l’obiettivo. «L’immagine stereotipata del fotoreporter, è l’uomo con la macchina fotografica a tracolla, che corre a caccia di notizie», suggerisce la curatrice. «La mostra sconfessa questo cliché, riportando alla luce la dimensione contemplativa della ricerca reportagistica femminile. Emerge così tutto l’impegno politico, sociale e di costume delle donne, documentando i grandi mutamenti storici del secolo breve».

Giovanna Borgese, Manifestazione operaia, Milano, 1972

Temi e protagoniste della mostra

I trent’anni presi in analisi sono stati decenni di grandi cambiamenti, fondamentali per l’affermazione dell’identità delle donne. Le fotografe in mostra hanno saputo registrare tali mutamenti, concentrando il proprio sguardo su temi connessi al sociale, al patrimonio antropologico, alla sfera psicologica. Tredici fotografe e altrettanti filoni di ricerca, in un percorso denso di contenuti che tratteggia il profilo culturale dell’epoca, in Italia e all’estero.

Si inizia con Diane Arbus, la celebre “fotografa dei freak“, degli emarginati, di cui ha saputo restituire immagini lucide, divenute iconiche. Dopo di lei si susseguono i lavori di Letizia Battaglia, Giovanna Borgese, Lisetta Carmi, Carla Cerati, Françoise Demulder, Mari Mahr, Lori Sammartino, Chiara Samugheo, Leena Saraste, Francesca Woodman e Petra Wunderlich.

Angela Madesani ci racconta la sua mostra

L’obiettivo di Madesani è quello di dare luce ai lavori di queste donne, «anche negli aspetti meno noti al pubblico», rivela. È il caso di Chiara Samugheo, di cui conosciamo l’aspetto cinematografico, mentre ignoriamo in gran parte il suo lavoro con la macchina fotografica. In mostra ci sono i suoi bellissimi scatti delle donne tarantate del Sud: un mondo sospeso tra il magico e il religioso.

Altro caso emblematico è quello di Lori Sanmartino, fotografa nostrana morta molto giovane, che pure ha prodotto molti lavori di costume in Italia. In mostra vediamo le fotografie tratte da La domenica degli italiani, volume del ’61 con i testi di Ennio Flaiano, dove si presenta l’Italia degli anni che precedono il boom economico.

Nella sua varietà, la mostra tratteggia una storia del Novecento, vista da un’altra prospettiva, quella delle donne. «Non uno sguardo inferiore a quello dell’uomo, né superiore. Semplicemente diverso», sottolinea Angela Madesani. «Aldilà di tutte le differenze, è innegabile notare in questi lavori la stessa forza, un linguaggio proprio delle donne, una connotazione unica». Nella nostra gallery potete esplorare tutti i temi e le autrici in mostra.

Diane Arbus, Two friends at home, N.Y.C., 1965 (Courtesy Galleria Massimo Minini).more
Chiara Samugheo, Le invasate, Galatina, 1954. more
Il porto di Genova negli anni Sessanta, tra lavoratori e paesaggio, è il tema della ricerca di Lisetta Carmi presentata alla Biennale Donna (courtesy Martini & Ronchetti).more
Tra le fotografie della Biennale Donna, anche i lavori di Carla Cerati per Morire di classe, esplorando i manicomi italiani negli anni Sessanta. more
Mari Mahr dedica una serie di lavori a serie, di matrice letteraria e artistica, dedicata a Lili Brik, la scrittrice, artista, attrice russa, compagna e musa di Vladimir Majakovskij (Courtesy Mari Mahr).more
Lori Sammartino, Di fronte alla televisione, c. 1960 (Courtesy Daniele Petiziol). more
Alla Biennale Donna, il bellissimo reportage sudafricano di Paola Agosti. Qui Sud Africa, Cape Town, aprile 1983. more
Giovanna Borgese ci offre i primi esempi di fotografia industriale, legata al mondo del lavoro. Qui Fine della fabbrica Redaelli, Milano, 1985. more
Demulder racconta la guerra in Libano. Libano. Membri della Force Internationale d’Interposition: serata di danze orientali all’hotel Commodore, Beirut, 1983. more
Leena Saraste, La gamba di legno. Campo di Sabra, Beirut, Ospedale della Mezzaluna Rossa, 1980more
Allieva dei Becher, Petra Wunderlich esplora il paesaggio in scatti come Düsseldorf, Germania, 1984 (Courtesy Bernhard Knaus Fine Art). more
Unica ad aprire la porta al mondo dell'arte è Francesca Woodman, qui alla Biennale Donna con opere come P 142 Untitled, Providence, Rhode Island, 1978 (Courtesy Galleria Massimo Minini).more

Per tutte le informazioni potete visitare il sito ufficiale della Biennale Donna. Per la visita, nel rispetto delle normative vigenti per fronteggiare la pandemia, basta prenotarsi qui.

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Tag: Angela Madesani Biennale Donna Carla Cerati Chiara Samugheo Diane Arbus Francesca Woodman Françoise Demulder Giovanna Borgese Leena Saraste letizia battaglia Lisetta Carmi Lori Sammartino Mari Mahr Petra Wunderlich

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