Un uomo fuma sul tetto e guarda a sud, Manhattan Bridge, 4 marzo 2023 Dalla serie “Il ponte blu” © Francesca Magnani
Scale, ponti, sottopassaggi ma anche strisce pedonali e più alto, verso l’orizzonte frastagliato del paesaggio urbano. E le persone, la loro presenza caratterizzata da una individualità inconfondibile, da un particolare dell’atteggiamento o dell’abbigliamento, ma anche testimoni di una precisa presa di posizione, condivisa tra dinamiche di gruppo. La fotografia di strada diventa atto di scoperta e connessione: con la mostra Die Blaue Brücke. Encounters above and below the Manhattan Bridge, visitabile fino al 28 marzo 2025 presso Artspring Gallery a Berlino, nell’ambito del programma di EMOP – European Month of Photography, Francesca Magnani restituisce frammenti di umanità catturati nell’attraversamento della metropoli. 12 immagini compongono questa esposizione, un tassello di un percorso lungo oltre 25 anni, in cui l’artista ha esplorato le dimensioni della città e le sue molteplici identità attraverso il linguaggio dell’immagine.
Nata a Padova e stabilitasi a Brooklyn dal 1997, Magnani ha sviluppato una pratica visiva in cui l’atto di camminare diventa una forma di indagine antropologica e personale. Il suo sguardo coglie le espressioni del corpo e del volto come tracce delle dinamiche sociali e politiche che plasmano l’esistenza urbana: migrazione, marginalizzazione, costruzione dell’identità e resistenza culturale. Ogni ritratto è una storia imprevista, un incontro casuale che fissa nel tempo un legame tra fotografa e soggetto.
Un esempio emblematico è la serie di scatti dedicata alle donne di ImillaSkate, collettivo boliviano che ha scelto di praticare lo skateboard indossando abiti tradizionali. La loro testimonianza, cristallizzata nell’immagine, diventa una icona di empowerment femminile, della potenzialità del dialogo tra culture, della capacità di adattamento delle proprie radici, in un’epoca in cui l’identità è sempre più mediata e disarticolata.
«Ho incontrato un gruppo di giovani ragazze mentre scoprivano uno dei luoghi più iconici di New York City: un parco completamente ricoperto di graffiti, che occupa lo spazio tra gli archi e i colonnati del Manhattan Bridge», racconta Magnani. «Mentre pattinavano, le donne indossavano la pollera, una gonna a strati tradizionalmente indossata dalle donne indigene e che rappresenta un complesso patrimonio culturale».
«La presenza di ImillaSkate in uno dei miei parchi giochi preferiti mi è sembrata un’apparizione. Ai miei occhi sembravano le korai, le ragazze adolescenti della mitologia greca. La loro sorpresa e il loro entusiasmo nell’esplorare la piazza mi hanno ricordato i miei vagabondaggi in città, iniziati quasi tre decenni fa. Le loro voci e le loro risate mi riportarono ai tempi della scuola, quando traducevo il libro VI dell’Odissea e leggevo di Nausicaa e delle sue compagne che giocavano sulle rive del fiume.
Quel giorno d’estate vicino all’East River, il mio cammino si è incrociato con il suo e i fili delle nostre esperienze, dei nostri ricordi e delle nostre storie personali si sono intrecciati nella luminosa luce del sole pomeridiano».
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