Categorie: Fotografia

Le ceneri della speranza: l’incendio del Vesuvio nelle fotografie di Maurizio Esposito al MANN

di - 9 Febbraio 2024

Le fotografie di Maurizio Esposito occupano due sale del primo piano del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dove saranno visibili fino al 19 febbraio di quest’anno. La fotografia potrebbe essere considerata l’obiettiva registrazione pura e semplice della realtà. Ma non lo è. Neanche la fotografia riproduce precisamente un oggetto o un fatto, perché risente sempre della scelta dell’autore, del suo punto di vista ma anche di fattori quali l’illuminazione e di una congerie di elementi che la contraddistinguono. Anche il formato di un’immagine ha la sua importanza. La sua dimensione incide molto sulla sua fruibilità e il suo significato.

Maurizio Esposito, Vesuvio 11 luglio 2017, MANN

La belle fotografie in mostra in questi giorni al MANN, hanno una grandezza tale che ci permette di “tuffarci dentro” il paesaggio rappresentato. Che è quello del Vesuvio, ripreso, in diversi momenti, in sequenza, durante lo svolgersi di anni, in occasione di un evento drammatico: il devastante incendio che lo aveva colpito l’11 luglio 2017, producendo la distruzione del suo manto erboso e attaccandone in ogni modo la flora e la fauna. Il mezzo fotografico racconta di quando l’incendio era stato appiccato, si era sviluppato e di come, nel volgere del tempo, le ferite che erano state inferte al paesaggio naturale, a poco a poco, si erano andate rimarginando.

Maurizio Esposito, Vesuvio 11 luglio 2017, MANN

È un discorso drammatico, dai toni cupi, che via via si schiariscono: c’è il racconto di una distruzione e della sua lenta rinascita. Un discorso disperato ma non senza speranza, perché Maurizio Esposito, da un episodio specifico, trae l’affermazione della possibilità di una ricostruzione, passando a rappresentare una positiva visione del mondo. Il fatto è che lui aveva abitato proprio in quei luoghi distrutti dall’incendio ed era stato tra i primi ad accorrervi in soccorso. Ricorda tutto dell’evento. Quello che lui racconta è il suo vissuto: ha visto la sua casa, i luoghi a lui familiari distrutti, mangiati dalle fiamme, e il racconto fotografico ha la forza di una commozione autobiografica. Esposito oggi ci dice di essere impegnato a raccontare i paesaggi in via di sparizione e ci parla del suo desiderio di specializzarsi quale fotografo documentarista.

Maurizio Esposito, Vesuvio 11 luglio 2017, MANN

Interessante è notare come in questi anni si stiano diffondendo sempre più le mostre di fotografie, che sostituiscono, in certi casi, le mostre di pittura. È semplice osservare che la ripresa della realtà in filmati o in televisione è diffusa più della diretta osservazione del vero, spesso più impegnativa e faticosa.

Maurizio Esposito, Vesuvio 11 luglio 2017, MANN

D’altronde la professione di fotografo documentarista è relativamente recente e ha riguardato fatti eclatanti, come i reportage di guerra affollati da coloro che, a costo della vita, si mischiavano con i soldati. Forse è giusto ricordare almeno il nome di Robert Capa, Il fotografo ungherese naturalizzato statunitense, nato a Budapest più di un secolo fa, nel 1913, da una famiglia ebrea economicamente benestante. Il suo nome significa “squalo” ed è stata un persona con molta passione e molto coraggio. Partecipò a ben cinque eventi bellici con Gerda Taro, sua compagna di vita e di lavoro. Le sue fotografie ricordano lo sbarco in Normandia, la presa di Parigi, gli episodi della Guerra mondiale in Italia e in Sicilia, gli scontri in Spagna e anche le battaglie in Indocina, dove una mina, a Thai Bin (1954) in Vietnam, gli diede la morte facendolo saltare in aria.

Maurizio Esposito, Vesuvio 11 luglio 2017, MANN

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