George Hoyningen-Huene. Sonia Colmer, Vionnet Pyjamas 1 1931. © George Hoyningen-Huene Estate Archives
A 125 anni dalla sua nascita, Roma celebra George Hoyningen-Huene con un’esposizione visitabile fino al 19 ottobre 2025 presso il Museo di Roma a Palazzo Braschi. La mostra, già accolta con successo a Palazzo Reale di Milano, è curata da Susanna Brown, per oltre dodici anni curatrice del Victoria & Albert Museum di Londra. Le oltre 100 fotografie esposte sono distribuite in dieci sezioni e offrono un viaggio estremamente evocativo all’interno dell’universo estetico di un artista capace di cristallizzare nel suo obiettivo l’eleganza della moda del tempo, con uno sguardo influenzato dalle Avanguardie e allo stesso tempo dalla classicità antica, combinazione che rese il fotografo uno dei nomi più celebri del Novecento.
Nella vivace Parigi degli anni Venti, considerata all’epoca la capitale mondiale dello stile e della cultura, Huene ha diretto lo studio fotografico di Vogue dal 1926 al 1934. In quegli anni ha saputo raccontare, attraverso i suoi scatti, il fasto e la sofisticata eleganza dell’alta moda, affascinando i lettori di tutto il mondo e rivoluzionando completamente il modo di concepire la fotografia di quell’ambito. Ha ritratto celebri figure del teatro e del cinema per Vanity Fair e, in seguito, si è unito alla redazione di Harper’s Bazaar, dove ha accolto con slancio e arguzia le possibilità offerte dalla nascente fotografia a colori.
Figlio di una donna americana e di un barone baltico di origine tedesca, George Hoyningen-Huene visse la propria infanzia a metà fra le convenzioni del vecchio mondo e gli influssi del nuovo. Cresciuto in un ambiente sofisticato e privilegiato a San Pietroburgo, era solito trascorrere ore tra le sale espositive dell’Ermitage, le cui sculture rinascimentali e dipinti rococò lasciarono un’impronta indelebile nel suo immaginario. Una volta trasferitosi a Parigi, iniziò a studiare sotto la guida del pittore cubista André Lhote, e divenne un assiduo visitatore del Louvre, affascinato dalle magnifiche opere dell’antichità greca e romana. In quegli stessi anni, legò con artisti come Man Ray, Salvador Dalí, Jean Cocteau, Pablo Picasso, e intrecciò rapporti con case di alta moda quali Schiaparelli, Chanel, Balenciaga, entrando a far parte di quella vivace scena intellettuale che mescolava Surrealismo, moda, fotografia e sperimentazione. Forse più di qualunque altro movimento artistico, il Surrealismo ha incoraggiato straordinarie collaborazioni tra discipline, e anche nelle opere di Huene si percepisce chiaramente l’influenza di questo immaginario visionario: le sue fotografie sono spesso popolate da elementi come maschere, manichini e giustapposizioni oniriche.
Negli anni Trenta, Huene divenne un punto di riferimento e guida per una nuova generazione di fotografi, tra cui Lee Miller, François Tuefferd e Horst P. Horst, tutti destinati a brillare con carriere straordinarie. Incoraggiava i propri colleghi a realizzare immagini «con l’idea che un giorno saranno incluse in una collezione della grande arte fotografica del mondo».
Le dieci sezioni in cui si articola la mostra vedono esposte stampe vintage originali; Huene utilizzava la tecnica al platino-palladio, capace di esaltare l’eleganza e i tratti essenzialmente teatrali del suo inconfondibile stile. Per sei fotografie, inoltre, si può vedere anche il retro: «in un’epoca precedente all’introduzione della fotografia a colori, le descrizioni dettagliate degli abiti e dei toni dei tessuti erano fondamentali per permettere al lettore di immaginare con vividezza i colori e le trame catturate dalla fotografia ancora in bianco e nero», afferma la curatrice, Susanna Brown.
L’articolazione per ambienti tematici della mostra, fa sì che ogni sala racconti un capitolo specifico della vita e della produzione di Huene, restituendo al pubblico la complessità del suo linguaggio visivo. Dalla Parigi degli anni Venti fino alla Hollywood del dopoguerra, il percorso consente di seguire l’evoluzione dello sguardo dell’artista attraverso generi e contesti diversi: dalla moda all’arte classica, dai ritratti surrealisti ai viaggi fotografici, fino al lavoro nel cinema. Ogni sezione si configura come un mondo a sé, in cui lo spettatore può cogliere l’armonia compositiva, la cura maniacale per la luce e il senso profondo di minuziosa ricerca del dettaglio che attraversano tutta la sua opera.
L’allestimento della mostra riesce a tradurre una ricerca artistica molto sfaccettata in un percorso fruibile, dando al visitatore gli strumenti per comprendere la fotografia di Huene: il contesto. L’esposizione riesce infatti a tracciare delle pennellate chiare su tutto ciò che stava “attorno” agli scatti del fotografo, il che ne rende più immediata la lettura anche per chi è avulso dalla conoscenza dei circoli e dei contesti culturali della Parigi di quegli anni. Rimane negli occhi del visitatore solo la ricerca del chiaro, del colore immacolato. Emerge la rilettura della moda attraverso uno sguardo rigoroso e scultoreo, capace di esaltare il corpo umano in pose che evocano l’armonia dell’antichità greca, ma con un taglio assolutamente moderno. Si stagliano le copertine delle riviste e si percepisce la totale innovazione nel taglio delle foto. E si apprezzano le raffinate scelte cromatiche adottate dal fotografo nella sua carriera cinematografica, così pregne di riferimenti al modo dell’arte.
Il legame immaginifico fra Huene e la città di Roma sottolinea implicitamente i motivi dietro la scelta di organizzare questa mostra. Come ha dichiarato Giulia Fortunato, la titolare di CMS.Cultura, «la mostra si apre con un sottotitolo che rimanda simbolicamente alle tre anime storiche di Roma: arte e archeologia, alta moda e cinema – elementi che trovano piena espressione nella produzione fotografica di Huene, elegante interprete di una modernità classica e visionaria».
L’amico di Huene Oreste Pucciani, professore di filosofia e promotore dei diritti LGBT, rimase colpito dalla «devozione di Huene per tutto ciò che è bello», commentando: «George è stato, in realtà, uno degli ultimi uomini del Novecento a parlare di bellezza come se fosse una realtà palpabile, un fatto della vita che si offre alla percezione naturale come qualsiasi fenomeno naturale». Questa costante tendenza al bello, emerge con delicatezza attraverso l’esposizione, costituendo il vero e proprio fil rouge della ricerca artistica del fotografo.
Accompagnata da un ampio catalogo edito da Moebius Edizioni e da audioguide gratuite in italiano e inglese, la retrospettiva offre al visitatore un percorso esaustivo e allo stesso tempo uno sguardo intimo e poetico sulla carriera di un artista che ha saputo tradurre la moda in linguaggio visivo di altissimo livello. Interprete del gusto e della bellezza, Huene ha lasciato un’eredità duratura che continua a ispirare generazioni di artisti e creativi. Come dichiarò Richard Avedon: «Huene era un genio, il maestro di tutti noi».
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