Categorie: friuli v. g.

fino al 19.I.2003 | von Gloeden | Trieste, Scuderie del Castello di Miramare

di - 9 Ottobre 2002

La mostra che la Fratelli Alinari dedica all’opera del barone Wilhelm von Gloeden raccoglie oltre duecento stampe fotografiche, di cui molte d’epoca, tratte da negative realizzate in gran parte nel ventennio a cavallo tra ‘800 e ‘900.
Von Gloden nasce in Germania nel 1856 e, dopo aver frequentato corsi di storia dell’arte a Rostok e di pittura all’Accademia di Weimar, nel 1877, per motivi di salute, giunge a Taormina dove si stabilirà definitivamente a partire dall’anno successivo.
La produzione dell’autore tedesco è sempre stata al centro di accese discussioni da parte della critica e del pubblico. In più circostanze, infatti, i nudi maschili da lui ritratti, sono stati oggetto sia di censura che di apprezzamento.
Non a caso, nel 1933, ovvero due anni dopo la morte dell’artista, le autorità italiane distrussero mille negativi e duemila positivi del fotografo, ponendo poi sotto sequestro il resto del suo archivio.
Anche in occasione di quest’importante esposizione triestina non sono mancati alcuni episodi contrastanti. Se, infatti, il Ministero per i Beni e le attività culturali ha promosso l’iniziativa, prestando la prestigiosa sede delle scuderie del Castello di Miramare, e se la Regione Friuli Venezia Giulia e gli assessorati alla cultura della Provincia e del Comune di Trieste hanno finanziato l’evento, il soprintendente Giangiacomo Martines (come ci fa sapere Claudio Ernè con un suo articolo apparso su Il Piccolo del 3 ottobre), ha ritenuto opportuno vietare l’esposizione di una cinquantina di pezzi, prontamente sostituiti da altrettante immagini giunte dagli archivi Alinari. Le fotografie mancanti ritraevano dei nudi maschili ed alcune delle scene arcadiche che hanno reso famosa la ricerca formale di von Gloeden. Alcune delle stampe dove giovani efebi sono disposti in pose ed ambientazioni di chiara ispirazione neoclassica sono dunque scomparse dalle pareti della mostra pur rimanendo, opportunamente, visibili nel catalogo.
Certo è che la sensibilità di questo autore, in occasione della pubblicazione delle sue immagini più discusse, è tutt’oggi in grado di toccare qualche nervo scoperto.
L’esposizione propone un notevole numero di fotografie in cui è possibile indagare anche altri aspetti, non meno interessanti, dell’arte di von Gloeden. Il periodo pittorialista della Fotografia, qui appieno rappresentato, propone nelle opere di questo artista anche un’inedita sensibilità verista, molto diversa da quella evocativa di stampo neoclassico. In alcune fotografie le figure, composte nella luce e nel paesaggio siciliano, ricordano, infatti, simili atmosfere realiste.
In questa parte della sua opera von Gloeden, con un intento poetico che mai tradisce le sue origini nobili-aristocratiche, posa il suo sguardo su un’umanità semplice e povera. Un gruppo di pescatori, un frate indovino che predice i numeri del lotto, un bambino con un cane, un gregge all’ombra di una grande quercia sono solo alcuni dei soggetti allestiti e ripresi senza alcuna enfasi. Il senso della rappresentazione non viene mai a mancare e, comunque, von Gloeden riesce a trasferire alle sue figure una certa naturalezza. La cosa potrebbe apparire semplice se, proprio all’inizio dell’esposizione, non fosse esposto in bella mostra uno degli apparecchi con i quali sono state realizzate anche alcune delle riprese esposte. Una macchina a lastre (che il fotografo tedesco emulsionava da sé) di 40 x 30 cm, con diaframmi a paletta… Vedendola si direbbe che non pesi meno di 25 kg e che un’inquadratura non vi potrebbe essere composta in meno di mezz’ora. L’opera del barone von Gloeden va quindi letta anche in chiave tecnologica, non potendosi trascurare che la sensibilità fotografica delle sue lastre che costringeva i suoi modelli a mettersi ed a rimanere in posa davanti all’obiettivo, immobili per un tempo che immaginiamo di due-tre secondi. Non era possibile fare altrimenti.
L’esposizione raccoglie anche una notevole serie di ritratti, oltre ad alcuni scatti che documentano il disastroso terremoto di Messina del 1908. In alcuni espositori, inoltre, è possibile, azionando un pulsante, attivare la retroilluminazione di alcune lastre originali dell’epoca. Documenti che ci danno modo di conoscere il meticoloso lavoro di ritocco del barone, in alcuni casi labile confine tra Fotografia e Pittura, eredità forse dell’accademia di Weimar.
Una mostra completa di cartigli, lettere e altri documenti d’epoca ci avvicinano a questo autore, al suo laboratorio frequentato da nomi straordinari, o, più semplicemente, al suo assistente che, ultimo erede del suo patrimonio fotografico, in una lettera a Benito Mussolini ne chiede il dissequestro, difendendone ostinatamente ed appassionatamente l’opera che solo nel 1941 gli verrà restituita.

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giulio aricò
mostra vista il 4 ottobre 2002


Von Gloeden, fotografie
Trieste, Scuderie del Castello di Miramare
5 ottobre – 19 gennaio 2003
orario: tutti i giorni dalle 9.00 alle 18.45
per informazioni e visite guidate: tel. 040 380414


[exibart]

Visualizza commenti

  • Graaazie per questo articolo esauriente!!! Mi sembra di vedere la mostra senza poterci essere. Ma, è sorprendente questo fatto della censura! Censura! Ne ho viste di fotografie di von Gloeden, ma mi sembra di vedere di peggio quasi tutti giorni, senza nemmeno averne tanta voglia. Inoltre mi scombussola che bisogna censurare il lavoro di un autore di cui lavoro era già stato censurato nel 1933...

  • Meno di due anni fa ho recensito la stessa mostra allestita nella Sala d'Arme a Palazzo Vecchio (http://www.exibart.com/notizia.asp?IDCAtegoria=58&IDNotizia=1836).

    Il mio articolo si concludeva così:
    "La morbosità dei censori ha sempre impedito che venisse colta la complessità dell'impulso creativo e l'emozionante bellezza dei risultati. Loro si sono arrestati davanti alla constatazione delle dimensioni degli attributi in primo piano. Un consiglio: non perdetevi questa mostra, non si sa mai, mala tempora currunt…"

    Beh, mai avrei pensato di essere un profeta così nefasto. Non credevo che cose del genere potessero accadere, non credevo che fossimo ancora a questo punto, o forse è più corretto dire "già" a questo punto!

    Grazie a Giulio per il suo articolo, grazie a Katharina per avermelo segnalato.

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